sabato, 27 Aprile 2024

Russia, Lukashenko racconta il negoziato con Prigozhin: ecco com’è andata secondo il presidente bielorusso

Il presidente bielorusso ha fornito questo pomeriggio la sua versione riguardo le modalità e i contenuti dello scambio di telefonate avute con Prigozhin, prima di convincerlo a terminare la marcia sul Cremlino. Ecco come sarebbe andata la giornata.

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Il presidente della Bielorussia, Alexandar Lukashenko, ha raccontato poco fa, in occasione di una cerimonia, come si è svolto il negoziato con Evgenij Prigozhin. Sabato 24 giugno il leader del Gruppo Wagner ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero mentre marciava con i suoi uomini, diretti a Mosca, prima di fare retromarcia a seguito di un colloquio improvviso con Lukashenko. Il presidente bielorusso ha fornito questo pomeriggio, 27 giugno, la sua versione riguardo le modalità i contenuti dello scambio di telefonate avute con Prigozhin, prima di convincerlo a terminare la marcia sul Cremlino. Le sue parole sono state riportate dall’Agenzia di Stato bielorussa Belta. Ecco come sarebbe andata la giornata.

Prigozhin raggiunge Rostov e si rende irreperibile

La cosa più pericolosa, per come la vedo io, non era la situazione in sé (il golpe in atto), ma le sue possibili ramificazioni. Era stata presa una decisione difficile, eliminare le persone coinvolte. Ho suggerito a Putin di non affrettarsi, di parlare con Prighozin e i suoi comandanti“, ha detto Lukashenko, spiegando che il presidente della Federazione russa gli ha ribadito più volte che il capo Wagner non rispondeva al telefono ed era irreperibile. Quando il leader bielorusso ha saputo che Prigozhin si trovasse a Rostov ha detto a Putin: “Una cattiva pace è meglio di qualsiasi guerra. Proverò a contattarlo, senza fretta“.

Prigozhin risponde: ammette di aver preso Rostov

Alle 11 (ora locale) Prigozhin ha risposto per la prima volta al telefono, al generale Yevkurov, il quale ha passato la comunicazione a Lukashenko. Il capo Wagner ha accettato di parlare con il presidente bielorusso. “Era euforico, completamente euforico. Abbiamo parlato usando soltanto parolacce per circa 30 minuti. Nel mentre pensavo a cosa dirgli per avviare le trattative“, ha spiegato Lukashenko, secondo il quale, i media di tutto il mondo avrebbero iniziato a inventare notizie di saccheggi, catture e arresti. A quel punto il leader di Minsk ha domandato a Prigozhin se lui o i suoi uomini avessero ucciso o fatto del male a qualcuno. Il capo dei mercenari ha giurato di non aver intrapreso alcuna azione di tal genere, prima di ammettere che il Quartier generale di Rostov era però caduto sotto il suo controllo.

Richieste della Wagner: Shoigu e Gerasimov

Non voglio niente, voglio solo Shoigu e Gerasimov. Ho bisogno di incontrare Putin“, avrebbe spiegato Prigozhin a Lukashenko. “Nessuno ti darà Shoigu e Gerasimov, conosci Putin tanto quanto me. In secondo luogo, non t’incontrerà e non parlerà al telefono con te“, ha suggerito il presidente bielorusso a Prighozin. “Sarai semplicemente schiacciato come un insetto sulla tua strada anche se le truppe sono in prima linea, pensaci“, ha poi intimato Lukashenko. “Marcerò su Mosca, non solo per la Patria, ma perché questo ammutinamento potrebbe estendersi a tutta la Russia“, ha ringhiato Prigozhin in uno stato di euforia. Lukashenko ha poi placato le intenzioni di Putin il quale sarebbe stato pronto a ordinare l’eliminazione della Wagner.

Risoluzione finale

Alla terza telefonata il presidente bielorusso ha ammonito Prigozhin: “Evgenij, niente spargimento di sangue. Non appena uccidi, soprattutto civili, il gioco è fatto. Non ci saranno trattative“. Il negoziato è andato avanti per tutta la giornata, tra una telefonata e l’altra. “Non l’ho più chiamato, ha valutato le offerte e mi ha detto che non avrebbe chiesto Shoigu né Gerasimov, tanto meno un incontro con Putin“, ha raccontato Lukashenko. Il leader di Minsk ha poi chiesto a Prigozhin come si sarebbe comportato se qualcuno avesse chiesto la testa di due suoi generali. “Non accetterei mai, morirei anch’io“, avrebbe affermato il capo Wagner. A quel punto il leader dei mercenari avrebbe avuto un consulto con i suoi comandanti, prima di decidere che il convoglio avrebbe dovuto terminare la sua corsa verso il Cremlino.

Ritirata verso Minsk

Accetto le tue condizioni, ma cosa faccio? Inizieranno ad eliminarci“, avrebbe detto Prigozhin a Lukashenko. “Non lo faranno, te lo garantisco. Me ne occupo io. Ti porterò in Bielorussia e garantirò assoluta sicurezza a te e i tuoi ragazzi”, ha assicurato il leader di Minsk al capo Wagner. “In serata le trattative volgevano al termine. Avevo poco tempo, tutto era pronto per la guerra. Temevo uno spargimento di sangue. Ho parlato con Putin quella sera, e gli ho chiesto di attenersi all’accordo. Mi ha promesso che avrebbe mantenuto la parola“, ha terminato Lukashenko.

Il risolutore dei fatti che hanno sconvolto la Russia sabato scorso ha anche spiegato quando è perché ha deciso di rendere noto il racconto degli eventi: “Ho deciso ieri mattina che fosse giunto il momento di dire qualcosa sulla faccenda, senza nascondere nulla. Mentre l’ammutinamento stava andando avanti, tutti tacevano. Dopo le 8, ho iniziato a ricevere notizie allarmanti sulla situazione in Russia. Mi è stato detto di cosa scrivevano sui canali Telegram. Mi hanno detto attraverso l’FSB e il nostro Comitato per la Sicurezza che Putin aveva intenzione di parlare“.

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