venerdì, 26 Aprile 2024

Aborto, Consulta di Bioetica: “Sentenza della Corte Suprema Usa contro la storia. Bisogna abolire l’obiezione di coscienza”

La Corte Suprema Usa ha abolito la sentenza che nel 1973 legalizzava l'aborto in America. Questo tragico ribaltamento trasmette al resto del mondo l'idea che "si può tornare indietro", ostacolando i diritti riproduttivi delle donne. Lo spiegano Mori e Neri, direttore e codirettore della Rivista interdisciplinare di Bioetica.

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Nel settembre 1979, a solo un anno dalla legge 194 che introduceva il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, mia madre aspettava il suo secondo figlio. Era ricoverata al nono mese nel reparto ostetricia di un ospedale pugliese e accanto alla sua stanza c’era un camerone con decine di letti riservato unicamente alle donne che sceglievano di abortire. Ogni giorno le suore facevano visita alle puerpere per ringraziarle di star mettendo al mondo la prole, tanto cara ai disegni divini; le sorelle, una volta uscite dalle stanze infiocchettate, saltavano a piè pari la porta oltre la quale vi erano coloro che avevano abortito, come fosse il più deplorevole girone infernale. Mia madre ricorda ancora il disprezzo con cui le spose di Cristo guardavano quelle ragazze senza il pancione o con solo un abbozzo, donne colpevoli di aver esercitato liberamente il proprio sacro santo diritto di non portare avanti la gestazione, di aver deciso cosa fare del proprio corpo e che per un qualsiasi motivo non fosse quello il momento per avere un figlio. Ora non so se quello stanzone buio fosse un luogo abbandonato da Dio, ma sicuramente lo era dagli uomini.

Dopo più di 40 anni dalla nascita di mio fratello e dalla legge 194, il 24 giugno 2022, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza Roe v Wade, che nel 1973 rendeva legale il diritto all’interruzione di gravidanza in America. Da ieri la possibilità di proibire o meno l’aborto è passata nelle mani dei singoli Stati che potranno decidere come e se regolamentare la pratica nel proprio territorio. Non siamo solo tornati indietro di mezzo secolo, siamo piombati in un baratro che non ha nulla a che vedere con il naturale procedere della storia. Lo spiega alla perfezione il documento firmato da Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica Onlus, direttore della Rivista interdisciplinare di Bioetica e membro del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB), e Demetrio Neri, codirettore della Rivista interdisciplinare di Bioetica e anch’egli membro del CNB. Con il professor Mori abbiamo già sviscerato ampiamente il suo punto di vista in merito al controllo della riproduzione, alla procreazione medicalmente assistita e alle possibilità offerte dalla gestazione per altri.

«La storia ahinoi! non procede sempre e solo su un unico binario! Ci sono oscillazioni e ritorni: pensavamo che la prospettiva della “Nuova Frontiera della scienza e dei diritti” lanciata agli inizi degli anni ’60 da John Kennedy avesse impresso una direzione irreversibile alla civiltà umana ormai aperta all’universalismo dei diritti, e invece oggi la sentenza della Corte Suprema americana Dobbs v Jackson (2022) sull’aborto ribalta un punto cruciale della storica Roe v Wade (1973) rimandando ai singoli Stati la decisione di legiferare sul tema. Sia chiaro: non è che l’aborto venga di principio vietato e già questo è un passo importante. Non ci sono ragioni di principio per un simile divieto! Si afferma invece che il diritto di “privacy”, che consentiva in tutti gli Stati Uniti d’America, non è contenuto nella Costituzione e quindi non vale in tutti gli Stati della Confederazione: ciascuno Stato deciderà come crede.

È la ripresa del “localismo” e della precedenza degli interessi “particolari” rispetto a quelli universali e di tutti. Dagli Stati Uniti arriva un brutto messaggio, che non deve essere preso a esempio. Sul piano simbolico, si trasmette l’idea che “si può tornare indietro”, cioè proprio quello che si prefiggeva la Restaurazione imposta dal Congresso di Vienna (1815). In realtà la storia non va bloccata e quei tentativi finiranno miseramente. I diritti riproduttivi valgono universalmente, per cui tutte le donne devono avere il controllo riproduttivo. Purtroppo si pensava che, una volta acquisiti, tali diritti fossero stabili e permanenti. Abbiamo imparato che così non è! Bisogna rimboccarsi le maniche per rielaborare una prospettiva più ampia tesa a riaffermare i nuovi diritti riproduttivi. In questo senso, in Italia bisogna riprendere la 194/78 per allargare la libertà di accesso alla pratica e abolire la cosiddetta “obiezione di coscienza” che ostacola l’esercizio dei diritti riproduttivi delle donne. La pessima e tragica Sentenza Dobbs ci impegna a un rinnovato lavoro a favore dei diritti riproduttivi. Rimbocchiamoci le maniche per favorire una nuova fioritura dei diritti civili, a partire da quelli riproduttivi assicurando in primis l’aborto libero e garantito! La neo-restaurazione bioetica voluta dal populismo reazionario è contro la storia e non ha futuro! Anche se approfitta della “distrazione” progressista».

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