Siamo nel 2022 e il mondo è tornato a mettere in discussione il diritto all’aborto. Negli Stati Uniti, quel Paese che fin dalla sua fondazione vende sogni e sventola libertà, la Corte suprema ha abolito la storica sentenza Roe v. Wade, sentenza che nel 1973 ha reso legale l’interruzione di gravidanza in America. Da oggi la palla passa nelle mani dei singoli Stati che saranno liberi di decidere se proibire o meno la pratica medica nel loro territorio. “L’aborto presenta una profonda questione morale. La Costituzione non garantisce un diritto all’aborto, l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti”, si legge nella sentenza appoggiata dalla maggioranza conservatrice, passata con 6 voti a favore e 3 contrari.
Solo qualche settimana fa era trapelata una bozza redatta dal giudice Samuel Alito che dichiarava l’intenzione da parte dei “saggi” di eliminare la Roe v. Wade, rovesciando il Paese e portandolo indietro di 50 anni, se non proprio al Medioevo. Al momento tra i 50 Stati americani 26 prevedono leggi più restrittive in materia, 9 hanno dei limiti sull’aborto che precedono la sentenza Roe v.Wade, mentre 13 pare abbiano sul tema una sorta di “divieti dormienti” che a questo punto si prevede entrino immediatamente in vigore. Al momento lo Stato che ha colto la sentenza al balzo è il Missouri, ufficialmente il primo a proibire l’aborto. Anche il Texas impone il divieto della pratica, dichiarando che sarà illegale tra 30 giorni a partire da oggi e per i medici disertori sarà previsto l’ergastolo. La decisione della Corte Suprema è stata presa a seguito del caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, in cui i giudici hanno confermato la legge del Mississippi che vieta l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane; il ricorso era arrivato dall’unica clinica rimasta nello Stato a dare la possibilità e la libertà di abortire. Intanto a Washington fuori dal Palazzo di Giustizia sono esplose le proteste, fiumi di manifestanti provenienti da ogni angolo del Paese arrivano sul posto, pare ci sia anche un fitto gruppo di anti-abortisti che ha, invece, festeggiato la sentenza.
Cosa sta succedendo in Germania
Se l’America ha deciso di privare le donne della propria libertà di scelta nel portare avanti o meno una gravidanza, il Parlamento federale tedesco ha deciso, con ampia maggioranza, di eliminare il divieto per i medici di dare ai propri pazienti informazioni sull’aborto. Un passo avanti che ribalta gli articoli 218 e 219 del Codice penale tedesco; si tratta di una legge inserita nei “reati contro la vita” risalente all’epoca nazista e che per più di 80 anni ha letteralmente vietato alle donne di ricevere assistenza necessaria, violando uno dei loro diritti fondamentali. “Ogni condanna ai sensi del paragrafo 219a del Codice penale è una condanna di troppo”, ha detto il ministro della Giustizia Marco Buschmann nel corso del summit al Bundestag.
In Germania l’aborto non è punibile entro le 12 settimane dal concepimento e oltre le 12 settimane solo nel caso in cui una donna sia stata vittima di stupro, sia in pericolo di vita o ci sia una malformazione del feto. Nel 1933 è entrato in vigore il “divieto alla pubblicità” della pratica, facente parte della campagna politica nazista. La legge prevedeva una multa e fino a due anni di carcere per tutti i medici che spiegavano alle proprie pazienti quali fossero i metodi per porre fine a una gravidanza indesiderata.