La legge 194 del 1978 regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza in Italia, ma sancisce il diritto all'aborto? Si può ridurre il ricorso all'aborto? Quanto pesa l'obiezione di coscienza sulla scelta delle donne? Ce lo ha spiegato la ginecologa Anna Pompili, responsabile del servizio Ivg dell'Ospedale Sant'Anna di Roma, membro della Consulta di Bioetica e Consigliera Generale dell'Associazione Luca Coscioni.
La violenza contro le donne è un pozzo pesto senza fondo. Quel "buco nero" è tappezzato di libertà monche come il diritto all'aborto, sancito in Italia dalla legge 194 del 1978, ma minato dall'obiezione di coscienza. Ne abbiamo discusso con Caterina Botti, docente di Filosofia morale all'Università La Sapienza di Roma.
Sono previste per il pomeriggio di oggi, 28 settembre - giornata mondiale per l'aborto libero e sicuro, manifestazioni in tutta Italia per tutelare la legge 194 e il diritto delle donne all'interruzione di gravidanza, organizzate dall'associazione "Non una di meno".
Al contrario dell'Italia in cui dilaga il fenomeno dell'obiezione di coscienza, ledendo il diritto di scelta della donna, nella legge 21 di San Marino saranno "attivati contratti a convenzione con professionisti non obiettori". La Consulta di Bioetica: "Anche qui giunto il tempo di migliorare l'esercizio dei diritti riproduttivi".
La Corte Suprema Usa ha abolito la sentenza che nel 1973 legalizzava l'aborto in America. Questo tragico ribaltamento trasmette al resto del mondo l'idea che "si può tornare indietro", ostacolando i diritti riproduttivi delle donne. Lo spiegano Mori e Neri, direttore e codirettore della Rivista interdisciplinare di Bioetica.