venerdì, 26 Aprile 2024

Pugno al cielo e stivali da lavoro, il simbolismo di Aboubakar Soumahoro e la politica dal basso

Smontare la retorica sciatta del bracciante che ce l'ha fatta, e che sposa il mito neoliberista della meritocrazia tanto cara anche a vasti settori del centrosinistra, è il primo passo da compiere per non incorrere nell'errore di trasformare un uomo di lotta attiva come Soumahoro in una figurina buona per ogni circostanza.

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Il pugno stretto verso il cielo e gli stivali da lavoro ben piantati per terra. Quella che vede il sindacalista e neoparlamentare Aboubakar Soumahoro in piedi davanti a Montecitorio è una delle immagini più potenti delle ultime 48 ore di politica italiana. In grado di far impallidire, a confronto, i pavidi selfie di quasi tutti gli altri deputati eletti, pari forse solo all’abbraccio tra Ignazio La Russa e Lilliana Segre, dirompente per altri motivi quando uno degli uomini-simbolo della destra è stato eletto presidente del Senato. Quella di Soumahoro è un’istantanea talmente pervasiva da aver suscitato enorme risonanza sulla stampa e nell’opinione pubblica di casa nostra. Al punto, come spesso avviene, da spaccare in due il dibattito in proposito.
All’anelito di speranza che ha suscitato nell’ala progressista della popolazione, fiaccata dai risultati dell’ultima tornata elettorale e dalla deriva che ha intrapreso la sinistra del nuovo millennio, infatti, ha fatto da contraltare il disappunto di chi ritiene l’elezione del sindacalista l’ennesima trovata commerciale di una fazione politica a cui rimane poco altro di qualche insulso espediente markettaro. Quella di Soumahoro, però, dimenticano gli scettici, è vicenda umana e politica. Ricalcarne l’esperienza sindacale e da attivista, tuttavia, sarebbe esercizio deprimente e mistificatorio. Basti tenere a mente, piuttosto, che il suo impegno nella lotta di classe, al netto delle strumentalizzazioni che ne sono state fatte, parte dal basso. E non certo dagli scranni istituzionali delle ridenti repubbliche continentali.
Smontare la retorica sciatta del bracciante che ce l’ha fatta, e che sposa il mito neoliberista della meritocrazia tanto cara anche a vasti settori del centrosinistra, è il primo passo da compiere per non incorrere nell’errore di trasformare un uomo di lotta attiva come Soumahoro in una figurina buona per ogni circostanza. Quanto la sua presenza nel nuovo Parlamento che ha appena eletto il nuovo presidente della Camera possa realmente incidere nelle condizioni sociali dei lavoratori sarà il tempo a chiarirlo. Nel frattempo, è giusto considerare la sua elezione e il suo gesto un importante monito di presenza attiva, per quanto embrionale, di un’opposizione che si discosti dalle politiche cerchiobottiste dell’ultima rappresentanza parlamentare impropriamente collocata a sinistra, e che riaffiori come reale opposizione ad una classe dirigente che, dati alla mano, si presenta estremamente reazionaria.

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