sabato, 27 Aprile 2024

Senza consenso è stupro, no vuol dire no. Tranne in Italia

Nel 2013 l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul in cui lo stupro è definito un "rapporto sessuale senza consenso", ma ad oggi il nostro Paese non ha ancora modificato la legislazione secondo le direttive del documento.

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E anche quest’anno è arrivato il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quel 25 novembre in cui tutti i social si riempiono di frasi fatte e immagini di scarpe rosse. Quel 25 novembre scelto nel 1999 per ricordare le vittime della violenza di genere, ma che in realtà l’unica cosa che ci ricorda è che la violenza è tutt’altro che eliminata e ci continua a ferire ogni singolo giorno. I dati parlano chiaro e sono a dir poco agghiaccianti. Solo nella civile Europa, 1 donna su 20 di età pari o superiore a 15 anni è stata stuprata, mentre 1 su 10 ha subito qualche forma di violenza sessuale.

L’Italia, da sempre fanalino di coda dell’Europa in materia di diritti civili, di certo non si esime dal seguire il trend negativo. Secondo una ricerca Istat del 2019 su “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale” nel nostro Paese, infatti, persiste ancora il pregiudizio che attribuisce alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, mentre il 23,9 % pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire. Poi c’è un 15,1% che crede che una donna ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte corresponsabile della violenza subita. Infine troviamo una percentuale del 7,2% che contiene chi crede che a fronte di una proposta sessuale, quando le donne dicono no in realtà intendono sì. Numeri che se fossero parole si pronuncerebbero con l’inascoltabile frase “Se l’è cercata”.

Sappiamo chiaramente che non è così, ma i pareri degli intervistati non fanno altro che riflettere la situazione giuridica italiana. Il pregiudizio che mostrano i dati trova infatti riscontro nel codice penale italiano, dove all’articolo 609-bis, si prevede che lo stupro è un reato solo nel caso ci sia “violenza, minaccia, inganno e abuso di autorità”. Una definizione troppo riduttiva, poiché come molti movimenti femministi e organizzazioni internazionali fanno notare, all’appello manca la parola consenso.

Definire cosa sia il consenso, non è affatto semplice. Se per un attimo prendiamo in prestito il vocabolario dell’ingiustamente demonizzato mondo del BDSM, alla voce Wikipedia di Safe, Sane and Consensual, vedremo come per consensuale si intende che “lo scopo dell’attività o la forma di relazione deve essere concordata preventivamente fra i partecipanti, come i limiti entro cui queste devono svolgersi, e deve essere assicurato in ogni momento il diritto, per i partecipanti, di ritirare il proprio consenso anche senza fornire ulteriori spiegazioni”. Se i principi del mondo del BDSM venissero applicati nella vita di tutti i giorni forse avremmo un mondo migliore. Peccato che invece a riguardo c’è ancora un buco nero, soprattutto a livello giuridico, dato che nessuno strumento internazionale o regionale per i diritti umani ha ancora fornito una definizione esatta della consensualità.

Un punto di riferimento è però la Convenzione di Istanbul, secondo la quale lo stupro è un “rapporto sessuale senza consenso” e nella quale si specifica che il consenso “deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto”. In Italia abbiamo ratificato la Convenzione nel 2013, ma chi di dovere, non ha ancora modificato la legislazione secondo le direttive del documento. Per questo motivo Amnesty International ha lanciato la campagna con l’hashtag #iolochiedo, appellandosi al Ministro della Giustizia affinché la legislazione italiana si adegui alle norme internazionali.

Ad oggi in Europa sono diversi i Paesi che hanno riconosciuto come stupro il sesso senza consenso tra cui Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo, Germania, Cipro, Belgio, Portogallo, Islanda, Svezia, Grecia e Danimarca. Come sempre attendiamo ancora l’Italia, eterna ritardataria, che non è ancora diventato un paese per donne.

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