Attraverso progetti di co-creazione che coinvolgono reti di associazioni e volontariato, Viva Vittoria lavora per condividere con il maggior numero possibile di donne l’idea che la violenza si può fermare cominciando da loro stesse, dalla consapevolezza che sono loro a decidere della loro vita. Partendo da una coperta fatta a mano.
La ricorrenza del 25 novembre deve essere solo l'inizio di un percorso di consapevolezza e cambiamento. Il Quotidiano Italiano ha deciso di lanciare un questionario anonimo per tutte le donne che hanno subito e continuano a subire violenza, che sia verbale, fisica, sessuale, psicologica.
Femminicidi e violenza di genere sono temi così delicati, vasti e complessi da implicare la necessità di andare oltre i semplici numeri e la superficie dei fenomeni. Spesso però sono solamente gli addetti ai lavori ad avere ben chiare realtà e dinamiche che restano sconosciute al grande pubblico. Per analizzarle abbiamo quindi parlato con chi quotidianamente supporta le donne vittime di violenza.
A quasi vent'anni dalla morte di Monica Ravizza, la mamma ci ha raccontato dello sguardo profondo di sua figlia e della ferita non rimarginabile di chi resta, una voragine da cui ha trovato la forza e il coraggio di far sgorgare "Difesa Donne: Noi ci siamo", acqua limpida per tutte quelle madri e figlie imprigionate in relazioni tossiche.
Tre donne con storie di violenza intrise di terrore e senso di colpa, accomunate dall'incontro di esseri infimi incapaci di amare, accecati dal possesso e dalla più marcia virilità. Tre madri che hanno trovato la forza di denunciare guardando negli occhi i loro figli.
Federica Mangiapelo aveva 16 anni quando la notte di Halloween del 2012 è stata annegata dal suo fidanzato nel lago di Bracciano, ritrovata senza vita sulle sponde di Vigna di Valle all'alba del primo novembre. Sono passati 10 anni dalla sua morte e il papà Luigi, con la voce strozzata dal dolore, ci ha raccontato di lei, della sua bambina che amava la libertà e correre di fianco al tempo.
Nel 2013 l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul in cui lo stupro è definito un "rapporto sessuale senza consenso", ma ad oggi il nostro Paese non ha ancora modificato la legislazione secondo le direttive del documento.
Violenza non è solo una moglie picchiata dal marito; la brutalità ha tante sfaccettature: una forma di violenza socialmente accettata come essere contrari all'aborto è forse anche peggio di una condannabile all'unanimità come un maltrattamento fisico.