venerdì, 26 Aprile 2024

Gli ultimi sempre più soli. “Cara” sinistra l’inclusione non è soltanto il ddl Zan

Il silenzio di tutta la sinistra sulla povertà è intollerabile. Secondo l'Istituto nazionale di Statistica stiamo parlando di oltre 5,6 milioni di individui, il livello più elevato in Italia dal 2005.

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Francia magistra vitae. Non devono aver insegnato nulla Voltaire prima e Bernard-Henri Lévy dopo a questi sciamannati della politica di una certa sinistra. E sì, perché se nel Settecento Voltaire sosteneva che “il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, l’Italia è una Nazione incivile: 61 suicidi, 16,5% di persone in attesa di giudizio, 53.661 in cella con una capienza di 47.445. Questo recita l’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”.

Nel frattempo sappiamo cosa è successo a Piacenza prima e a Santa Maria Capua Vetere poi. In una parola, tortura. “Mentre Piacenza stava combattendo il covid e contando i propri morti – ha detto il procuratore capo Pradella – un’intera caserma dell’Arma dei Carabinieri durante il lockdown, nel più totale disprezzo e spregio delle regole, si è macchiata di reati gravissimi”. Come quello di tortura, introdotto dal governo Renzi. E di tortura si tratterebbe nel caso del carcere di Santa Maria Capua Vetere, secondo la procuratrice Maria Antonietta Troncone.

Per tornare ai numeri, il carcere costa 3 miliardi, secondo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP). Perché la sinistra, dopo Renzi, non è riuscita a intervenire su questo tema? Perché sulla Giustizia, malgrado gli appelli della ministra Cartabia e del capo dello Stato Mattarella, il PD traccheggia? Davvero i Radicali hanno bisogno di Salvini per i referendum sulla Giustizia? Forse il maggior partito della sinistra italiana non vuole scontentare i 5 Stelle, vicini a una parte delle toghe?

Un altro punto sul quale il silenzio di tutta la sinistra è intollerabile verte sulla povertà. A tal proposito stiamo parlando, secondo l’Istituto nazionale di Statistica, di oltre 5,6 milioni di individui in Italia, il livello più elevato dal 2005. Eppure il governo Renzi nel 2016 era intervenuto con il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e aveva introdotto finanziamenti in materia di lotta alla povertà; con risorse inizialmente da un miliardo all’anno, poi incrementate a 1,2 miliardi per il 2017 e 1,7 miliardi per il 2018. Successivamente, con il governo Gentiloni nacque il Reddito d’inclusione, sostituito dal Reddito di cittadinanza.

Conosciamo l’obiezione, la sinistra non è tornata a Palazzo Chigi. Vero in parte. Nell’esecutivo Conte bis il Partito Democratico manovra le stanze dei bottoni, ora sostiene Draghi. Con la differenza che per usare le sagge parole del professor Canfora “questa specie di formazione politica che si chiama PD, che teoricamente dovrebbe occupare un’area di sinistra, a parte il DDL Zan di altro non si occupa”.

Secondo il Presidente del Consiglio dei Ministri, non per Enrico Letta, “il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori. La maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto e una condizione diversa da quella di operaio o disoccupato”.

“Anche se non esistono a tutt’oggi dati specifici a riguardo – aggiunge -, è presumibile che siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal cashback e dai bonus e super-bonus collegati. Quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte. È invece improbabile che chi è privo di carte o attualmente le usa per un ammontare inferiore al plafond possa effettivamente raggiungerlo, perché la maggior parte di loro non può spendere quelle cifre”. Draghi mette la freccia. A sinistra.

E nell’eterogeneo Esecutivo attuale, la sinistra agisce proprio da destra, stando a certa retorica spiccia. Perché è per opera della ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti (Italia Viva), che dal primo luglio scorso le dimenticate partite IVA e i nuclei a basso reddito possono contare sull’assegno unico. E però vuoi mettere col farsi belli, “occupandosi del DDL Zan”? Si vede che, a proposito della Francia evocata in apertura, quella sinistra ha smesso pure di leggere.

Non inducono alla riflessione le parole del saggista Bernard-Henri Lévy? “L’inganno di questi social che, lungi dal farci socializzare come starebbe a indicare il loro nome, in verità non fanno altro che desocializzarci, con la conseguente illusione di presunti amici che ci amano con un click, che smettono di amarci con un altro click e il cui incremento è segno, come per i non-cittadini di Saint-Just, del fatto che non abbiamo davvero più amici. Falsa ricchezza di autentiche parole a vanvera che si misura in like e follower che dovrebbero apportare maggior valore alle nostre esistenze e, al contrario, ci confinano in una solitudine senza precedenti”.

Auspicando che diventi tale, nessuna legge Zan farà sentire i soli, gli emarginati, gli esclusi, i reietti, meno ultimi.

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