sabato, 5 Ottobre 2024

Caserta, violenza e tortura sui carcerati durante il lockdown: 52 misure cautelari per polizia penitenziaria

I fatti risalgono agli scontri del 6 aprile 2020 in pieno lockdown, 52 le misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

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Sono 52 le misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, a carico di figure appartenenti al corpo della Polizia Penitenziaria, coinvolti negli scontri del 6 aprile 2020, durante il lockdown, con i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere.

La protesta, partita da un centinaio di carcerati a seguito della notizia di un caso positivo al Covid-19 all’interno della struttura, dove vennero mandati da Napoli i reparti speciali della Penitenziaria.

Grazie all’indagine, sono emersi episodi di violenza avvenuti nell’istituto penitenziario casertano il 6 aprile 2020, a seguito della rivolta e delle successive perquisizioni su 292 detenuti del reparto Nilo. Alla luce di quanto successo, sono stati notificati 8 arresti in carcere, 18 arresti ai domiciliari, 3 obblighi di dimora e 23 interdizioni dall’esercizio del pubblico ufficio.

I reati contestati sono molteplici e a vario titolo vanno da concorso in torture pluriaggravate ai danni di numerosi detenuti (per 41 agenti), maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio.

Li abbattiamo come vitelli“; “domate il bestiame” prima dell’inizio della perquisizione e, dopo, quando la perquisizione era stata completata, “quattro ore di inferno per loro”, “non si è salvato nessuno”, “il sistema Poggioreale”: quanto letto dagli inquirenti della Procura di Santa Maria Capua Vetere e i carabinieri nelle conversazioni sui telefoni degli agenti della Polizia Penitenziaria coinvolti nell’indagine sulle presunte violenze.

Detenuti costretti a passare in un corridoio di agenti, con caschi e manganelli, fatti inginocchiare e colpiti di spalle per conservare l’anonimato degli aggressori; alcuni sono stati denudati e 15 anche portati in isolamento con modalità irregolari e senza legittimazione.

Tra i detenuti in isolamento, uno morì il 4 maggio, quasi un mese dopo la perquisizione, per aver assunto un mix di oppiacei, gesto ritenuto conseguenza delle torture, e la Procura ha contestato il reato di morte come conseguenza di un altro reato. Scelta non condivisa dal Gip che invece ha ritenuto l’evento un suicidio. L’ufficio inquirente guidato da Maria Antonietta Troncone aveva chiesto misure cautelari per 99 indagati ma il Giudice ha emesso soltanto 52 misure cautelari sulla base della pericolosità di reiterazione del reato.

Nell’inchiesta, in totale, sono oltre 110 le persone indagate. Gli arresti riguardano quasi esclusivamente agenti, quella sera intervennero 283 poliziotti, un centinaio provenienti da Napoli Secondigliano, altri da un carcere dell’Avellinese. Di quelli provenienti da strutture penitenziarie diverse da quella di Caserta, solo due sono stati riconosciuti dai detenuti.

La notifica degli avvisi di garanzia agli agenti della Polizia Penitenziaria indagati, avvenuta l’11 giugno 2020, da parte dei Carabinieri, provocò diverse polemiche per le tecniche d’esecuzione: alcuni poliziotti, per protesta, salirono sui tetti dell’istituto penitenziario. Il Ministero della Giustizia segue con “preoccupazione” gli sviluppi dell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, che ha portato a numerose misure cautelari.

Una nota di via Arenula ha sottolineato che “La Ministra Marta Cartabia, e i vertici del Dap rinnovano la fiducia nel corpo della Polizia Penitenziaria, restando in attesa di un pronto accertamento dei gravi fatti contestati”.