Nel mirino delle Fiamme Galle di Messina almeno 7 soggetti accusati, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e per episodi contro la Pubblica Amministrazione. Tra questi, il Sindaco del Comune di Moio, un Vice Sindaco in carica e un ex Assessore ai Lavori Pubblici.
Parallelamente al provvedimento restrittivo nei confronti di 10 soggetti, le Fiamme Gialle hanno provveduto al sequestro di beni per 2 milioni di euro. Tra questi, 4 ditte, 19 conti correnti e 6 autovetture.
I 3 fratelli, ragazzina di 13 anni, bimbo di 1 anno e l’altro di 2 anni, costretti a subire frustate e minacce. La ragazzina veniva costretta a prostituirsi con una clientela anziana.
Il sistema criminale sarebbe stato finalizzato alla gestione delle scommesse sportive. Gli indagati avevano ideato su internet una piattaforma di gioco non autorizzata in Italia, i ricavi venivano raccolti da agenzie per confluire sul conto di una società maltese. per poi essere riciclati.
Due violenze sessuali eseguite con l'utilizzo di GHB, la così chiamata droga dello stupro, nonché una rapina in abitazione, scoperto giro di prostituzione maschile.
Le indiziati colpiti dai provvedimenti avrebbero fornito un servizio di 'delivery' ai clienti: l’ordine si effettuava telefonicamente e poi si riceveva la droga (principalmente crack e cocaina) direttamente a casa.
"Alle prossime elezioni dobbiamo arrivarci con la voglia di vincere, e non con l'istinto di sopravvivere", ha detto il segretario democratico durante la Direzione del partito tenutasi ieri pomeriggio.
L'operazione della Digos è scattata alle prime ore di questa mattina, manette ai polsi per l'assalto alla sede nazionale della Cgil, dello scorso 9 ottobre.
I reati contestati sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al commercio di droga, spaccio di stupefacenti, estorsione, sequestro di persona e rapina.
Le indagini sono partite nel 2017 dopo l'arresto di Ignazio Bruno, boss del clan mafioso di San Giuseppe Jato, e del suo autista Vincenzo Simonetti. I due, anche dal carcere, avrebbero mantenuto i rapporti con altri affiliati.