Nel 2020 l’Italia ha raggiunto il “livello più alto mai osservato della quota dei poveri“. L’affermazione è di Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istituto nazionale di Statistica (IStat).
Nel Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (BES), esposto all’Università di Milano-Bicocca, l’accademico si sofferma anche sullo stato della Sanità in Italia. “Abbiamo pagato un prezzo così alto anche perché, per qualche anno, l’investimento nella Sanità era stato fortemente ridimensionato“. Tra i medici, inoltre, ci sono “minor forza lavoro in alcune specialità e quindi anche decisamente meno risorse“. Blangiardo ammonisce: “Un altro segnale di criticità è il numero di assistiti per medico, che è crescente e rende molto più difficile la possibilità di poter intervenire quando si presentano condizioni di emergenza“.
Dalla Sanità all’aspettativa di vita: “Abbiamo visto che nel passato la speranza di vita si era progressivamente accresciuta, cioè ogni anno andava sempre meglio tranne qualche raro momento; il 2020 è stato invece un disastro. Ha segnato una forte riduzione della speranza di vita: circa un anno a livello nazionale e due anni e mezzo a livello lombardo. Vuol dire che siamo tornati indietro di 20 anni in certi posti, in provincia di Bergamo, per esempio, ma in generale in Lombardia di almeno 10 anni. Mi auguro che 2021, 2022 e 2023 siano ben diversi dal 2020“.
Il presidente dell’Istituto nazionale di Statistica conclude il suo intervento così: “Noi abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, la terza guerra mondiale. I 120mila morti che ci sono stati da febbraio dell’anno scorso in più sono l’equivalente di ciò che è successo dal 10 giugno del 1940 all’8 settembre del 1943 (conteggiando civili, i militari e dispersi). In termini di vite umane è successa una catastrofe e i dati statistici ce lo dimostrano in maniera chiara“. Il 2020 “ci dà una dimensione della portata di ciò che ha accaduto“.