sabato, 27 Aprile 2024

“Ho scelto di abortire: mi sono data una possibilità e un futuro”

Abortire o non abortire può cambiare un'intera esistenza. Le donne statunitensi sono state private di questo diritto di scelta, ma non sarà una legge a fermare l'interruzione volontaria di gravidanza.

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Abolire il diritto ad abortire è «un colpo terribile ai diritti umani delle donne» ha dichiarato l’Onu. I diritti riproduttivi sono imprescindibili per garantire il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo, ma anche per ottenere una reale parità di genere. L’impossibilità di interrompere una gravidanza vincola inevitabilmente le donne a quanto avviene all’interno del proprio utero, trasformando la fertilità in una limitazione alla realizzazione sociale e professionale della donna. 

La scelta di non abortire

Mia madre è una grande donna che ha scelto di non abortire. Mia madre è stata coraggiosa. Ha rinunciato a se stessa, ai suoi sogni e alle sue ambizioni. Ha rinunciato alla possibilità di una vita semplice per crescere da sola una figlia, fra mille difficoltà. Ho visto mia madre arrancare, sommersa da mutui, bollette da pagare e libri scolastici da acquistare. Ho visto mia madre soffrire le conseguenze fisiche di un lavoro estenuante, sottopagato e al limite della schiavitù. Ho visto mia madre essere forte, più forte di ogni uomo che abbia conosciuto, nell’affrontare da sola un mondo da cui già in coppia si rischia di restare schiacciati. Ho visto mia madre essere madre e lavoratrice e non avere tempo per essere donna, per essere umana. Ho visto mia madre restare a fatica a galla in questa vita e per anni mi sono sentita colpevole di esistere, di averle tolto tutto. E mia madre non era un caso isolato, era la prassi. Secondo l’ US Census Bureau, in America il tasso di povertà per le famiglie con madre single nel 2020 era del 23,4%, mentre è solo al 4,7%  delle famiglie di coppie sposate. Inoltre il 60% dei nuclei familiari senzatetto erano guidati da donne single con figli.

La scelta di abortire

È grazie a mia madre, a quella grande donna dalle spalle d’acciaio, se sono diventata una grande donna e ho scelto di abortire. Quando ho guardato le due linee su quel test ho pianto. Non di gioia, di dolore. Ho visto gli anni di sacrifici, di studio e lavoro polverizzarsi in un istante. Ho visto le mie ambizioni ed i miei sogni e le speranze di un futuro dignitoso, senza il cappio della povertà pronto a stringersi intorno al collo, svanire di colpo. Non mi sarebbe restato altro che una vita di incertezza, di dolore e di sacrificio. Non sarei stata che l’ennesimo agnello sacrificato sull’altare della maternità a tutti i costi. Ma mia madre ha fatto di me una donna forte, libera, capace di scegliere. Ed io ho scelto di abortire. Ho scelto me stessa. Ho scelto di darmi una possibilità. Ho scelto e sono felice di aver potuto scegliere

La privazione della scelta

Ora il mio pensiero va a tutte le donne che, oltreoceano, non saranno più libere di scegliere. Che saranno incatenate alla propria fertilità e non avranno la possibilità di autodeterminarsi, di raggiungere la propria realizzazione sociale e professionale. Penso alla giovane me dall’altro lato dell’Atlantico, al dolore che le sarà imposto, alla vita difficile che la attende e piango. E le lacrime diventano ancora più amare pensando che no, una legge non può decidere per i corpi e le vite delle donne. Lo so già che le mie sorelle statunitensi non si faranno fermare da un legislatore inetto e, disperate, lotteranno con le unghie e con i denti per poter scegliere della propria vita. Lo so io e lo sanno anche i giudici della Corte suprema che in molte metteranno a rischio la propria sopravvivenza pur di esercitare il diritto di scelta sul proprio corpo.

L’aborto illegale uccide

Ferri da maglia, stecche di ombrelli, stampelle, grucce, veleno per topi, bagni bollenti. Sono solo alcuni dei metodi con cui le donne, nel corso della storia ed ancora oggi, hanno esercitato il diritto di scelta quando questo non era (e non è) consentito dallo Stato. Non si può impedire ad una donna di abortire perché il nostro corpo non è un bene comune, il nostro corpo ci appartiene. Quello che si può impedire è di abortire in modo sicuro. Ce ne ha già dato esperienza la Romania del 1966, quando il dittatore Ceaușescu vietò l’aborto e ogni forma di contraccezione per aumentare la natalità del Paese e ne ottenne presto il più alto tasso di mortalità materna in Europa (159 decessi ogni 100mila parti), causato nell’87% dei casi da complicanze dovute agli aborti clandestini. Nel 1989 erano circa 10.000 le donne morte a seguito di procedure non sicure. Secondo l’Oms, il 4,7–13,2% delle morti materne ogni anno è causato dall’aborto clandestino. Da questi dati emerge una sola certezza: negli Stati Uniti non ha vinto la vita, ma è morto il diritto all’autodeterminazione della donna e con la sua sentenza la Corte Suprema si è macchiata del sangue di migliaia di donne, di migliaia di nostre sorelle.

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