sabato, 27 Aprile 2024

Iran, audio segreto dalla Casa Bianca mette in discussione l’Accordo sul nucleare: “Divergenze con Israele”

Un alto funzionario statunitense ammette in un audio (registrato presumibilmente in segreto) che la Casa Bianca non avrebbe intenzione di entrare negli accordi sul nucleare con l'Iran a causa di alcune divergenze con Israele. Raisi vola a New York, a Teheran tornano cinque prigionieri detenuti negli USA.

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Il 17 novembre 2022 l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) pubblicò un comunicato nel quale veniva richiesto all’Iran di giustificare il rinvenimento (tra il 2019 e il 2020) di particelle di uranio di origine antropogenica in tre localitĂ  non dichiarate: Turquzabad, Varamin, Marivan. L’Agenzia ha poi rinvenuto particelle di uranio arricchite fino all’84% da parte di Teheran: sarebbe una quantitĂ  tale da consentire alla Repubblica islamica la produzione della bomba atomica. Le autoritĂ  iraniane giustificarono le particelle scoperte in Medio Oriente come un sottoprodotto generatosi durante un periodo di transizione al momento della messa in servizio (novembre 2022).

Gli Stati Uniti decisero di ritirarsi dal JCPOA (Accordo sul nucleare iraniano) nel 2018, sotto l’amministrazione Donald Trump. Il Governo Biden, nel 2023, ha riaperto una strada verso un possibile accordo con la Repubblica islamica. Un quotidiano iraniano ha divulgato una notizia in esclusiva che metterebbe seriamente a rischio i negoziati tra Washington e Teheran: un alto funzionario statunitense ammette in un audio (registrato presumibilmente in segreto) che la Casa Bianca non avrebbe intenzione di entrare negli accordi sul nucleare con l’Iran a causa di alcune divergenze con Israele.

Tutto questo accade mentre le due parti hanno deciso di rilasciare rispettivi prigionieri. Come riportato da The New York Times, l’Iran lascerĂ  partire cinque detenuti americani mentre Washington s’impegnerĂ  a sbloccare entrate petrolifere a Teheran per un valore di miliardi di dollari. Dal Partito Repubblicano piovono accuse all’amministrazione Biden. Gli Elefantini puntano il dito contro il Partito Democratico, sostenendo che in questo modo gli Stati Uniti starebbero favorendo le attivitĂ  terroristiche delle cellule iraniane.

Le rivelazioni di McGurk: “Disaccordo con Israele. Sanzioni e sabotaggio a Teheran”

Il Governo presieduto dal Democratico Joe Biden nei mesi scorsi ha cercato di focalizzare il suo impegno in Medio Oriente concentrandosi sulla questione nucleare in Iran. In numerose conferenze stampa i funzionari della Casa Bianca hanno menzionato il Piano d’Azione globale in merito al nucleare, lasciando intendere un certo interesse sull’Accordo con Teheran. Il Tehran Times, quotidiano iraniano, ha ottenuto e divulgato un audio in cui è possibile ascoltare Brett McGurk, attualmente a capo della diplomazia americana con l’Iran, mentre chiarisce la linea contraria di Israele all’Accordo come un impedimento alla riuscita dei negoziati con la Repubblica islamica. “Abbiamo avuto un disaccordo con gli israeliani sulla possibilitĂ  di rientrare nel JCPOA così com’è o di ottenere in anticipo un accordo piĂą lungo e piĂą forte. Abbiamo semplicemente una divergenza di opinioni in termini di ciò che è possibile – ha detto il funzionario nell’audio -. Penso che sia sempre meno probabile che rientreremo nel JCPOA“.

McGurk ha chiarito, sempre nell’audio, le linee del Piano B di Washigton nei confronti dell’Iran: sanzioni, isolamento diplomatico, forza militare e sabotaggio. “Quindi, in ogni caso, saremo in una sorta di piano B che significa isolamento diplomatico, sanzioni, forza militare, il sabotaggio“, ha affermato McGurk. Il funzionario ha recentemente sostituito l’ex inviato americano per l’Iran Rob Malley. In un recente ciclo di negoziati, avvenuti in un Paese del Golfo Persico secondo Tehran Times, McGurk ha cercato di convincere la controparte che il licenziamento di Malley era nell’interesse dei negoziati con l’Iran, dichiarandosi volenteroso a raggiungere l’Accordo sul nucleare.

Rafael Grossi (AIEA): “L’Iran condiziona le attivitĂ  di verifiche dell’Agenzia”. E Raisi vola a New York

Nasser Kanaani, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, ha annunciato la decisione della Repubblica islamica di revocare la designazione di alcuni ispettori dell’AIEA. Rafael Grossi, direttore generale dell’AIEA, ha criticato la misura da parte di Teheran definendola “unilaterale, sproporzionata e senza precedenti, contraddice apertamente la collaborazione“. Stando a quanto sostenuto da Kanaani l’Iran ha intrapreso l’azione in conformitĂ  con i diritti di governo concessi alla nazione nell’articolo 9 del testo contenente i termini di un accordo tra l’Iran e l’AIEA.

Intanto il presidente iraniano Ebrahim Raisi è salito a bordo dell’aereo di Stato che lo ha portato da Teheran a New York. Il leader iraniano ha partecipato ier, 18 settembre, alla riunione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Raisi si tratterrĂ  negli Stati Uniti per tre giorni, ed è accompagnato da una delegazione politica. Il presidente illustrerĂ  inoltre, come riportato dai media iraniani, le posizioni della Repubblica islamica e risponderĂ  alle domande delle Ă©lite politiche, sociali, religiose e dei giornalisti occidentali.

Reciproche accuse di sabotaggio tra Gerusalemme e Teheran

La Repubblica islamica negli scorsi mesi ha dovuto affrontare l’indignazione di gran parte del mondo occidentale in seguito alla morte di Mahsa Amini, ragazza morta durante la detenzione in carcere con l’accusa di non indossare correttamente l’hijab. Il decesso della ragazza ha suscitato un’onda di proteste che non si vedeva nel Paese dalla rivoluzione del 1979. Le autoritĂ  sono intervenute duramente e diverse condanne hanno portato all’impiccagione degli imputati. In piĂą di un’occasione, i media iraniani hanno accusato gli Stati Uniti e Israele di fomentare dall’interno le proteste per destabilizzare Teheran. Allo stesso modo Gerusalemme ha puntato il dito contro l’Iran sulla questione delle proteste di massa in seguito all’approvazione della Riforma giudiziaria voluta dal Governo Netanyahu. Il Primo ministro dello Stato ebraico ha affermato che gli ebrei contro il suo programma di riforma giudiziaria sarebbero allineati con l’Iran e l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).

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