lunedì, 29 Aprile 2024

Israele, Governo Netanyahu davanti all’Alta Corte dei Giudici: le 13 ore più importanti della recente storia ebraica

Al termine dell'udienza, intorno alle 22:30 locali, tutte le parti hanno giudicato la seduta di ieri come un evento senza precedenti, sicuramente tra le pagine più delicate della recente storia democratica dello Stato ebraico. Giudici e ministri, avvocati e funzionari israeliani non se le sono mandate a dire.

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Nel gennaio 2023, poco dopo l’insediamento come 37º Governo d’Israele, la coalizione guidata da Benjamin Netanyahu ha introdotto un disegno di legge per riformare la Giustizia, poi definitivamente approvato democraticamente a luglio. La Riforma limita i poteri dei giudici e si basa sull’eliminazione del principio di ragionevolezza. Questo principio consentiva ai giudici di annullare le manovre dei governi, anche in materia di Leggi Fondamentali di Israele (o costituzionali). Da Tel Aviv a Gerusalemme, il dissenso delle opposizioni ha suscitato malcontento in una certa parte del popolo ebraico che non ha esitato a scendere nelle piazze. Le proteste, però, sono spesso degenerate in violenza e la Polizia Locale è dovuta intervenire con i reparti speciali in più di un’occasione. A causa delle petizioni contro la Riforma giudiziaria, il Governo Netanyahu è stato chiamato in tribunale nella giornata di ieri, 12 settembre, davanti ad un Collegio straordinario di tutti e 15 i giudici dell’Alta Corte per un’udienza storica durata 13 ore: le più importanti della vita recente di Israele. Ecco com’è andata.

La strategia dei giudici contro la Riforma Netanyahu: “La democrazia può morire”

Al termine dell’udienza, intorno alle 22:30 locali, tutte le parti hanno giudicato la seduta di ieri come un evento senza precedenti, sicuramente tra le pagine più delicate della recente storia democratica dello Stato ebraico. Giudici e ministri, avvocati e funzionari israeliani non se le sono mandate a dire. Diversi giudici, principale bersaglio della Riforma, hanno contestato l’affermazione del Governo secondo cui la Corte suprema non ha il privilegio e l’autorità di abrogare leggi fondamentali o le manovre della maggioranza. Uno di essi ha dichiarato che “La democrazia muore in una serie di piccoli passi“. Uno degli avvocati della coalizione ha invece sostenuto che la Costituzione israeliana (la quale permette ai giudici di mantenere i loro privilegi) è un documento scritto frettolosamente e da firmatari non eletti.

Esther Hayut, presidente dell’Alta Corte, gioca ugualmente la carta della paura e sottolinea che le derive di questa Riforma potrebbero portare a un “colpo mortale alla democrazia e contro la separazione dei poteri“. Uno dei più importanti firmatari della petizione contro il Governo, l’avvocato Nadav Weissman, ha giustificato anch’egli la propria posizione sulla base di ciò che potrebbe succedere in virtù della nuova revisione. “Preferiremo credere che non sia così grave, ma le democrazie possono morire“. I giudici si sono poi ripetutamente opposti all’affermazione secondo cui non possiedono l’autorità per intervenire sulla questione. Anat Baron, ad esempio, ha detto che sulla linea della Riforma, si potrebbe approvare una legge fondamentale per limitare le elezioni a una sola volta ogni 10 anni, o per vietare agli arabi di votare. “Chi determinerà se questo è estremista o no?“, ha domandato Baron.

Rothman (coalizione): “Giudici élite oligarchica che si preoccupa dei propri privilegi”

Ilan Bombach, uno dei legali in difesa della coalizione, ha sostenuto che i giudici hanno semplicemente il potere di interpretare le parole del legislatore e che non esiste alcuna base legale o costituzionale che consenta loro di rivedere le leggi. “Pensavo che tutto questo non sarebbe mai accaduto, ovvero la possibilità che l’onorevole Corte intervenisse per la prima volta in una Legge fondamentale, senza un briciolo di autorità“, ha detto con sicurezza Bombach. Le argomentazioni del legale hanno generato alcuni momenti di tensione in aula, poiché i giudici hanno alzato la voce richiamandosi alla Costituzione del 1948. “Poiché 37 persone sono state autorizzate a firmare la frettolosa Dichiarazione d’Indipendenza, che era ancora in fase di stesura fino all’ultimo momento, questo dovrebbe obbligare le persone che sono arrivate dopo?“. Questo è stato il commento di Bombach, che ha trovato consenso anche in un giudice, David Mintz, considerato tra i più conservatori.

Uno dei fautori della Riforma giudiziaria è il parlamentare capo del sionismo religioso Simcha Rothman. In uno scambio di battute alquanto teso, diversi giudici hanno accusato Rothman di portare in tribunale dichiarazioni politiche piuttosto che argomenti legali. Il parlamentare ha risposto: “Nel corso della storia, coloro che contano sulle élite oligarchiche per preservare i propri diritti hanno scoperto che in gran parte preservano i propri diritti“, provocando brusio di sottofondo. Rothman ha anche rimarcato, dal suo punto di vista, come sia inammissibile che su una questione riguardante un privilegio dei giudici, debbano essere proprio loro a decidere in merito.

Il Likud: “La Corte mina la democrazia”. E Netanyahu pensa al compromesso

In una dichiarazione diffusa in tarda serata il Partito Likud, il cui capo è Benjamin Netanyahu, ha riferito: “Se la Corte riesce ad annullare le Leggi Fondamentali, diventa essa stessa e non il popolo. Questo passo estremo minerà le basi della democrazia. Questa è una linea rossa che non deve essere oltrepassata“. Come riportato da The Times of Israel, l’udienza si è tenuta mentre il Primo ministro valutava un compromesso con l’opposizione sulla Riforma giudiziaria, che potrebbe portare ad una stretta più leggera della legislazione esistente nei confronti dei giudici. I leader dell’opposizione, tuttavia, sono molto diffidenti nei confronti del capo del Partito Likud; molti guardano al compromesso come ad uno stratagemma volto a placare le tensioni e gli osservatori occidentali. Secondo i media israeliani, un mancato rispetto della futura sentenza del tribunale potrebbe far piombare il Paese in una crisi istituzionale e costituzionale di portata enorme.

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