sabato, 27 Aprile 2024

Caro benzina, truffa da 45milioni di euro: 172 denunce. Governo al lavoro per tagliare 15 centesimi -VIDEO

Dal Governo si attende il nuovo decreto per dare tregua ai cittadini affossati dai rincari e che potrebbe essere emanato già domani. Intanto c'è chi aggira le imposte a danno degli automobilisti.

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Rivendevano sottobanco carburante importato a prezzi fuori mercato senza pagare l’IVA. Il business nazionale del gasolio a tariffe calmierate, nell’epoca del boom dei rincari e delle indagini delle Procure, sa di maxi-truffa, come quella accertata dai finanzieri del Comando Provinciale di Pescara con l’operazione “Oro nero”, che ha scandagliato l’architettura di un sistema fraudolento in essere lungo tutta la penisola e per il quale sono partite 172 denunce per i reati tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, oltre che per riciclaggio, auto riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

Lo scenario trapelato dalle indagini è a dir poco tortuoso quanto sconcertante. Lo schema truffaldino era piramidale: ai vertici, fornitori nazionali e comunitari di petrolio dai quali società “cartiere” del tutto tarocche e per niente operative, rappresentate da prestanome appositamente reclutati, nullatenenti, e che non avevano mai operato nel settore carburanti, acquistavano l’oro nero senza applicazione dell’IVA, per poi rivenderlo ai distributori a prezzi stracciati, di nuovo senza versare l’IVA.
I guadagni? Infiniti, in barba allo Stato e ai cittadini.

La maxi-truffa

Gli indagati viaggiavano con un’autocisterna strapiena di carburante procacciato a prezzo agevolato e venduto ai distributori stradali su quello che era diventato un vero e proprio mercato nero. A quanto? A meno della metà del costo medio del gasolio. Regalato in pratica, tenuto anche conto del fatto che, trasportato a migliaia di chilometri di distanza, non risente di alcun incremento di valore, salvo poi finire nelle vetture dei consumatori finali a prezzi stellari. L’arguto meccanismo fraudolento, dietro il quale si nascondevano le organizzazioni sbaragliate dalle Fiamme Gialle pescaresi, si basava sull’utilizzo di fatture false, con cui simulare un allineamento dei prezzi di vendita a quelli di mercato. E la differenza pagata in più? È finta, poi di fatto restituita in contanti: così si aggira la normativa fiscale, a danno dell’Erario.

Risultato? Un bottino immenso, equamente spartito tra i protagonisti di una storia che, però, finisce male, perché fortunatamente scoperti e individuati dai finanzieri del capoluogo adriatico. Con una complessa attività investigativa, basata su dati incrociati tra i risultati delle intercettazioni e quelli delle indagini finanziarie che consolidano il ricco quadro probatorio a carico delle società indagate, le Fiamme Gialle pescaresi hanno scovato una materia imponibile pari a più di 207 milioni di euro, per un’IVA evasa di oltre 45 milioni di euro, e proceduto al sequestro preventivo finalizzato alla confisca anche per equivalente, come disposto dalle Procure della Repubblica di Lanciano e Velletri, di quasi 8 milioni di euro.

“Meccanismo perverso a discapito di operatori e cittadini”

“Il fenomeno fraudolento rilevato ha un fortissimo disvalore economico e sociale” afferma il Colonnello Antonio Caputo, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Pescara. “La beffa è duplice: si danneggia gravemente il bilancio dello Stato e dell’Unione europea per via della rilevante evasione IVA e si arreca al mercato una forte turbativa, mediante la concorrenza sleale operata dai distributori locali e indipendenti che si approvvigionano consapevolmente dalle organizzazioni criminose, a prezzi inferiori ai valori medi praticati alla pompa” continua Caputo, che sottolinea come si tratti di “un meccanismo perverso, che va totalmente a discapito sia degli operatori onesti i quali, non riuscendo ad essere competitivi, perdono larghe fette di mercato, sia dei cittadini, i cui risparmi vengono erosi ogni giorno dall’aumento vertiginoso dei prezzi ‘alla pompa’ a causa del caro-energia e delle frodi che alterano il regolare funzionamento del settore, ora quanto mai strategico. All’attività penale, sta facendo seguito quella fiscale, per contestare l’IVA evasa, al fine di recuperare il gettito illecitamente sottratto alle casse dello Stato e restituirlo ai cittadini” conclude il Colonnello.

Dal Governo atteso il nuovo decreto

Intanto dal Governo si attende il nuovo decreto per dare tregua ai cittadini affossati dal caro carburante e che potrebbe essere emanato già domani, 17 marzo. Bisogna fare in fretta e lo sa bene il premier Mario Draghi, che continua a ripeterlo ai suoi ministri per dare sollievo a lavoratori e consumatori che tra caro carburante e caro bollette, oltre all’incerto scenario internazionale che si trapela con la guerra in Ucraina, sono sconcertati e impauriti. Non a caso, infatti, in questi giorni sono stati svaligiati gli scaffali dei supermercati di tutta Italia e si assiste ad un vero e proprio assalto ai distributori per fare il pieno di benzina. Quello che preoccupa di più il governo Draghi è, senza dubbio, il prezzo dei carburanti che continua a crescere. Da qui l’idea di un decreto urgente, che dovrebbe prevedere un primo taglio ai prezzi. Con la riduzione dell’Iva o delle accise si punta ad abbassare di almeno 10-15 centesimi al litro il costo della benzina e del gasolio. Il prezzo del carburante, intanto, verrebbe monitorato dalla struttura ‘Monopoli e Dogane’, alla quale sono collegate 20 mila pompe di benzina. In questo modo nessuno potrà fare il furbetto e si spera, non ci siano nuove truffe all’orizzonte, come quella sventrata dai finanzieri di Pescara.

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