Indagini sulla vendita della bambola "Chiara Ferragni" le cui vendite sarebbero dovute andare in beneficenza all'associazione americana "Stomp Out Bullying", ma la CEO dell'organizzazione non ha mai ricevuto denaro dall'influencer italiana e ha dichiarato di non sapere chi sia.
L'uomo avrebbe effettuato un bonifico da 11mila euro per pagare la ditta di ristrutturazione, ma ottenuta la ricevuta avrebbe annullato l'operazione ma è stato denunciato per truffa aggravata. In un altra occasione il 57enne avrebbe eseguito un bonifico da 6 euro presentando una ricevuta da 600 per riottenere la macchina sequestrata
Il ragazzo ha letto l'annuncio su internet per una smart tv a 300 euro e voleva comprarla. Mai si sarebbe aspettato che fosse una truffa architettata per rapinarlo. In quattro lo hanno legato e pestato a sangue per rubargli i soldi.
Non riuscendo a recuperare i soldi inviati, la donna si è accorta che qualcosa non andava e ha denunciato tutto. Presentandosi come un ingegnere dai modi galanti e gentili, erano riusciti a ottenere fiducia della malcapitata ed ad avanzare richieste di danaro per i più svariati motivi.
Tra gli indagati figurano proprietari, amministratori e dirigenti medici di una società cui è riconducibile un noto centro diagnostico convenzionato attivo in diverse realtà regionali, accreditato presso il Servizio Sanitario.
Le assunzioni, formalmente a cura delle società svizzere, venivano effettuate dalla società italiana. L'operazione ha consentito al datore di lavoro di beneficiare indebitamente di una minore imposizione fiscale e contributiva e di erogare ai dipendenti stipendi complessivamente più bassi.
Si è intromesso nella corrispondenza della società e spacciandosi per un'azienda con cui era in corso una trattativa si è fatto accreditare sul proprio iban oltre 1 milione di euro.
L'informazione è il primo passo per combattere i reati come raggiri, furti e truffe online. A tale scopo, i Carabinieri del Viterbese hanno organizzato un incontro giovedì 17 novembre alle 15:30 presso lo Spazio Supporto Donna a Oriolo Romano.
Individuati sugli scaffali e negli espositori scarpe e accessori prodotti in Albania, Cina ed in Romania. Sul mercato avrebbero procurato un ingiusto profitto per oltre 20 milioni di euro.