venerdì, 26 Aprile 2024

Contraccezione, Pompili: “Dilaga la disinformazione. Molti medici ostacolano le donne nell’accesso alla pillola ormonale” – VIDEO

Quali sono i metodi contraccettivi più efficaci e sicuri? Quando e come usare la pillola del giorno dopo? Come mai nel 2023 non godiamo su tutto il territorio nazionale dell'accesso gratuito alla contraccezione? Ce lo ha spiegato la dottoressa ginecologa Anna Pompili, responsabile del servizio Ivg dell'Ospedale Sant'Anna di Roma, membro della Consulta di Bioetica e Consigliera Generale dell'Associazione Luca Coscioni.

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Secondo l’ultimo rapporto ISTAT del 2017, il 62% della popolazione italiana tra i 18 e i 54 anni fa uso di contraccettivi, il 18,7% ha dichiarato di adottare il coito interrotto per evitare una gravidanza. Sono dati che raccontano la realtà dei fatti? A che punto siamo in Italia in merito alla contraccezione?
Credo si tratti di stime ottimistiche in realtà. I dati vendita dei contraccettivi ormonali nel 2016 dicono che sono stati utilizzati nel 13% della popolazione italiana in età fertile. La situazione non è certo migliore se guardiamo alle vendite dei preservativi, sia quelli maschili, ma ancor più quelli femminili che sono praticamente sconosciuti. Senza dubbio il costo della contraccezione in Italia è un problema e lo è soprattutto per gli adolescenti, ma non è l’unico. Vi è anche un ostacolo culturale con un peso rilevante legato all’idea che i contraccettivi alterino la naturalità: quelli ormonali si pensa possano mutare la spontaneità dei cicli, privando la femminilità della sua essenza più profonda, più intima. Poi vi è purtroppo la stragrande maggioranza dei sanitari che contribuisce a rendere ancora più insormontabili gli ostacoli all’accesso della contraccezione, descrivendoli come un pericolo per le persone e non come uno strumento per la loro salute. Molti colleghi costringono le donne che vorrebbero poter assumere un contraccettivo ormonale, a innumerevoli analisi, costosissime, dannose e sconsigliate dal 1998 dalle linee guida nazionali e internazionali. Per esempio, tutte sanno che la pillola contraccettiva aumenta lievemente il rischio di sviluppare un tumore della mammella, ma in pochissime che riduce del 30-40% il tumore dell’ovaio, del 20-30% il tumore del colon e il tumore dell’endometrio. La diffidenza non riguarda solamente i contraccettivi a base di ormoni; ricordo un’indagine del Censis di pochi anni fa in cui è emerso come molti giovani adulti preferiscano il coito interrotto perché ritengono che l’utilizzo dei contraccettivi in generale, compreso il preservativo, toglierebbe spontaneità al rapporto.

Quali sono i metodi contraccettivi più sicuri ed efficaci?
Quelli che hanno margini di fallimento estremamente bassi sono i contraccettivi a breve durata che devono essere utilizzati giornalmente o settimanalmente, e i contraccettivi ormonali come la pillola anticoncezionale, l’anello vaginale, il cerotto. Poi abbiamo i contraccettivi a lunga durata che generalmente non richiedono una gestione da parte della persona che li utilizza, come le spirali, l’impianto sottocutaneo a rilascio di progestinico. E infine abbiamo i contraccettivi irreversibili come la sterilizzazione, ignorata nel nostro Paese. Pensate che almeno 8 donne su 10 che richiedono in Italia la sterilizzazione volontaria ricevono spesso questa risposta dal personale sanitario: “Non possiamo, commetteremmo una lesione personale grave, si tratta di una pratica illegale”. Falsissimo, così come sono confondenti tutti i tentativi di rilanciare i metodi detti impropriamente naturali, di cui si racconta che avrebbero la stessa efficacia degli altri metodi se utilizzati correttamente. L’informazione sui contraccettivi è estremamente superficiale, spesso grossolanamente imprecisa, contraddittoria, e di solito si limita a quelli ormonali. Per altro anche in questo campo ci si riferisce quasi esclusivamente alla pillola estroprogestinica, dimenticando che esistono anche pillole o contraccettivi a base di soli progestinici che possono essere assunti dalle donne che presentano controindicazioni all’assunzione degli estrogeni. Si ignora molto spesso che gli stessi progestinici possono essere somministrati con impianti sottocutanei (con durata di 3-4 anni) o con spirali che assicurano un’ottima azione contraccettiva per almeno 5 anni.

Che cos’è la contraccezione d’emergenza e quando può essere usata?
Il contraccettivo di emergenza è l’extrema ratio, cioè è il metodo a cui si fa ricorso quando si siano avuti rapporti non protetti, oppure quando abbia fallito il contraccettivo che si sta utilizzando, per esempio se si è rotto il preservativo. Purtroppo anche qui manca l’informazione. Quando parliamo di contraccezione di emergenza, pensiamo alla pillola del giorno dopo o alla pillola dei 5 giorni dopo, ma pochi sanno che il contraccettivo più efficace in questo ambito consiste nell’inserimento di una spirale medicata a rame nei 5 giorni successivi al rapporto non protetto. Si tratta di un metodo che peraltro assicura una contraccezione sicura per i 5 anni successivi. Per quanto riguarda la contraccezione di emergenza ormonale c’è da dire che, nonostante vi sia ancora chi si ostina a dire che queste pillole possono impedire l’impianto in utero del pre-embrione o addirittura possono indurre un aborto, l’evidenza scientifica dimostra che questi metodi agiscono spostando in avanti il momento dell’ovulazione, quindi impedendo che vi possa essere una fecondazione. Dunque sono metodi contraccettivi non abortivi e non intercettivi, non sono un bombardamento ormonale e non sono pericolosi per la salute, difatti anche in Italia finalmente sono venduti come prodotti da banco. Dal 2020 è stato eliminato l’obbligo di prescrizione medica per la pillola dei 5 giorni dopo per le ragazze minorenni, sulla base di dati scientifici incontestabili che ne confermano il meccanismo d’azione e il profilo di sicurezza.

In Italia ci sono al momento solo 6 regioni (Emilia Romagna, Puglia, Lazio, Piemonte, Toscana e provincia autonoma di Trento) che prevedono una qualche forma di gratuità della contraccezione distribuita nei consultori. Come mai nel 2023 non godiamo su tutto il territorio nazionale dell’accesso gratuito alla contraccezione?
La contraccezione gratuita è un diritto di tutte e di tutti e ritengo che per essere tale non possa essere garantito solo in alcune regioni, né solo per alcune fasce di popolazione considerate fragili. Si tratta di una violazione del principio di universalità e uguaglianza sul quale dovrebbe basarsi il nostro sistema sanitario nazionale. Oltre alle donne con difficoltà economiche, che hanno l’esenzione dal ticket, sono considerati fragili i giovani, notoriamente meno propensi a controllarsi, ecco che torna questa idea del controllo che emanciperebbe dalla bestialità. Vengono considerate fragili anche le donne che hanno abortito, perché la scelta di interrompere la gravidanza viene considerata l’espressione di una fragilità psicologica, in quanto “la norma” sarebbe quella di portare avanti le gravidanze e non di interromperle. La ragione di tutto ciò è ancora culturale: la contraccezione è parte della salute sessuale riproduttiva, ma nel nostro Paese è vista come una questione da risolvere tra le mura domestiche, un fatto privato.


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