giovedì, 28 Marzo 2024

Gravidanze indesiderate, la pillola dei cinque giorni dopo a minorenni senza prescrizione: ok dal Consiglio di Stato

ElleOne, la pillola dei cinque giorni dopo continuerà ad essere venduta alle ragazze anche minori di 18 anni senza prescrizione medica. Da non confondere con quella abortiva, questa è considerata al pari di un metodo contraccettivo.

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EllaOne, la pillola dei cinque giorni dopo, senza obbligo di prescrizione medica, potrà essere ancora acquistata dalle ragazze con meno di 18 anni per evitare una gravidanza indesiderata”: il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso delle associazioni «pro vita» che identificavano il farmaco come abortivo invece che contraccettivo. EllaOne non deve essere confuso con “l’iter farmacologico” per l’interruzione volontaria della gravidanza, al contrario è un “meccanismo antiovulatorio”, cioè agisce prima dell’impatto dell’embrione. Grazie al via libera dell’Ema e dell’Aifa, EllaOne potrà essere acquistata a qualsiasi età. Il fatto che non serva la prescrizione non significa che viene meno una corretta informazione per il minore o il diritto dei genitori di sostituirsi a lui, bensì di rendere a tutti gli effetti più leggera la vita del minore, così come la sua salute psicofisica nel pieno rispetto della sua dignità.

Questo però non deve comunque intaccare un terreno già abbastanza fertile come quello del diritto alla vita. I diritti, una volta acquisiti, dovrebbero essere garantiti per sempre: tra i tanti, per le donne, c’è quello sull’aborto e sull’essere tutelate dallo Stato e dal sistema sanitario nel caso in cui venga fatta questa scelta, sicuramente il più delle volte sofferte. In Italia con la legge 194 del 1978 “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”. Ma in tanti troppo spesso fingono di non saperlo.

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