mercoledì, 8 Maggio 2024

Caro energia, intervista al re del tonno Filippo Callipo: “Aumenti del 400% ho ridotto produzione e dipendenti”

In 110 anni di attività l'azienda Callipo non aveva mai fermato la produzione. Fino a ora. Trentasei contratti a tempo determinato non sono stati rinnovati. Il caro energia sta mettendo a dura prova le aziende italiane. A rischio 120mila imprese e 370mila posti di lavoro.

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Dopo il biennio di chiusure e rallentamenti produttivi dovuti alla pandemia, nel 2022 le imprese si sono ritrovate nuovamente in difficoltà a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e delle bollette. Gli esercizi commerciali in Italia pagano a parità di consumi una bolletta più salata rispetto a quella di altri Paesi dell’Unione Europea; a rivelarlo un’analisi di Confcommercio, secondo la quale alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari hanno una spesa elettrica mediamente superiore del 27% rispetto alle imprese spagnole e del 70% rispetto a quelle francesi. Dall’analisi effettuata, il caro energia sta mettendo a rischio 120mila imprese e 370mila posti di lavoro. Dell’attuale situazione di crisi ne abbiamo parlato con l’imprenditore Filippo Callipo, presidente dell’omonima azienda calabrese nota sin dall’antichità per il pregiato tonno del Mediterraneo. L’impresa Callipo, sorta nel 1913 a Pizzo in provincia di Vibo Valentia, vanta una storia di quasi 110 anni di attività e in più di un secolo di vita non ha mai fermato la produzione delle conserve alimentari; nel mese di settembre del 2022, a causa del rincaro delle bollette, il presidente Callipo, si è visto costretto a fermare per un giorno alla settimana la produzione per cercare di tamponare la situazione insostenibile della crisi energetica.

L’aumento dei costi energetici sta mettendo in ginocchio molte attività in tutta Italia, lei come presidente di un’azienda del Sud quali problemi sta riscontrando? Di quanto sono aumentati i costi rispetto allo scorso anno?
Stiamo attraversando una crisi globale che ha ripercussioni in tutta Italia, ma certamente al Sud le difficoltà aumentano in modo esponenziale. La Calabria era già afflitta da problemi seri di disoccupazione ed emigrazione giovanile, ora il rischio per molte famiglie è di perdere il lavoro perché sono tantissime le aziende e le piccole realtà in grave difficoltà a causa degli aumenti dei costi. Noi stessi abbiamo registrato un aumento del 30%-40% nelle materie prime e nei materiali di produzione come il vetro e la carta, ma a crescere a dismisura sono stati i costi energetici, luce e gas, passati da circa 77mila euro a luglio 2021 a oltre 348mila euro a luglio 2022 e le prossime bollette saranno ancora più elevate.

Per far fronte a questa crisi ha dovuto licenziare personale?
Non abbiamo potuto rinnovare 36 contratti a tempo determinato, un gran dispiacere perché in circostanze diverse li avremmo sicuramente riconfermati. Purtroppo la situazione in cui ci troviamo oramai da mesi ci ha portato a fare delle scelte dolorose ma necessarie. Abbiamo preferito agire subito per limitare i costi riducendo la produzione e fermandola un giorno a settimana, il mercoledì.

A distanza di due mesi questo provvedimento sta portando i suoi frutti, sta riscontrando qualche beneficio per l’economia dell’azienda?
Ho sempre considerato l’azienda come una grande famiglia con cui condividere i risultati positivi che abbiamo sempre registrato in oltre un secolo di attività. Negli ultimi 8 anni abbiamo riconosciuto a tutti i lavoratori un premio di produzione, un grande orgoglio poter dare loro delle opportunità in più. A settembre però mi sono trovato a fare delle scelte dolorose, sono stato costretto per la prima volta a penalizzarli. Come faccio sempre mi sono recato in mensa per parlare con loro e spiegare la situazione attuale e che, per la salvaguardia del lavoro, era necessario in questa fase un sacrificio di tutti. Con gli aumenti registrati ci troviamo a realizzare un prodotto con costi altissimi che, in queste circostanze, non trova uno sbocco sul mercato. Meglio lavorare meno ma lavorare tutti, così avremo la possibilità di ripartire tutti insieme. Non ci sarà nessun taglio di posti di lavoro. Il fermo di un giorno della produzione ci permette di alleggerire i costi ma certamente serve un intervento immediato del Governo per bloccare questi continui rincari, altrimenti non sarà solo una crisi economica ma un grave problema sociale.

Ha già deciso se questa strategia andrà avanti fino a dicembre o continuerà per altri mesi?
Andremo avanti fino a dicembre, abbiamo concordato con i sindacati 13 giornate di cassa integrazione e l’auspicio è che siano sufficienti per uscire da questa situazione e riprendere i ritmi regolari della nostra produzione per iniziare il nuovo anno con ritrovata fiducia e ottimismo.

Secondo lei come si potrebbe risolvere il problema, lo Stato cosa potrebbe fare?
Il nuovo Governo deve capire che siamo al punto in cui per centinaia di migliaia di aziende il costo attuale dell’energia è questione di vita o di morte. Lo Stato deve aiutare le imprese a sostenere questi costi prima che succeda una catastrofe nazionale a causa dello shock energetico. Ci sono tanti modi per intervenire: restituzione di risorse sotto forma di credito di imposta, defiscalizzare gli stipendi degli operai, farsi carico degli aumenti dell’energia. Serve però un intervento immediato.

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