sabato, 20 Aprile 2024

Cambiamento climatico, è una questione di vita o di morte: la nostra

Secondo l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, è troppo tardi per rallentare lo scioglimento dei ghiacciai e l'innalzamento del livello dei mari. Migrazioni forzate, carestie, inondazioni, l'estinzione di specie animali e vegetali ne sono le conseguenze tangibili. La sopravvivenza dell'uomo è in pericolo.

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Gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla catastrofe della guerra in Ucraina. Nel frattempo, un’altra si consuma lentamente. La sua onda d’urto, come una bomba esplosa al rallentatore, sta mietendo le sue conseguenze distruttive. Il 28 febbraio è stato pubblicato il nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico – Ipcc. Quello precedente, del 2014, riportava un aumento delle probabilità di danni gravi e irreversibili provocati dalle emissioni di gas serra. L’ultimo, invece, sostiene che il cambiamento climatico abbia già causato danni irreversibili alla società umana e alla natura.

Ormai, si legge, è troppo tardi per impedire o rallentare lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari e l’infiltrazione del sale nelle falde acquifere. Le migrazioni forzate, le carestie, le tempeste, le inondazioni, l’estinzione di specie animali e vegetali sono le conseguenze tangibili di questi fenomeni. La sopravvivenza dell’uomo è in pericolo. Soprattutto nelle aree più a rischio, dove circa 3 miliardi di persone vivono di stenti. È un paradosso. Sì. Le popolazioni più povere, quelle che che hanno un peso minimo nel cambiamento climatico, sono quelle che ne subiscono maggiormente le conseguenze. Perché non hanno la possibilità, i mezzi, le risorse per mitigare gli effetti o per potervisi adattare.

La promessa dei paesi ricchi, l’impegno preso nel 2009 di stanziare 100 miliardi di dollari per aiutarli, sembra sempre più una chimera. La transizione ecologica fatica ad avviarsi. Le sanzioni contro la Russia limiteranno il trasporto del gas liquido in Europa. L’Italia dovrà, forse, riaprire le centrali a carbone. La Germania, che ha rinunciato al nucleare e bloccato il gasdotto Nord Stream 2, dovrà trovare soluzioni alternative.

Questa guerra, scoppiata in concomitanza con la pubblicazione del rapporto, non è un caso. Conflitti e cambiamento climatico sono intrinsechi gli uni all’altro. La corsa per accaparrarsi fonti energetiche, le carestie, la povertà, la fame, le migrazioni causeranno sempre più tensioni, sempre più scontri, sempre più guerre. Come ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, bisogna “Adottare misure urgenti contro il cambiamento climatico”. È una questione di sopravvivenza.

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