venerdì, 26 Aprile 2024

G20 straordinario sull’Afghanistan, Mario Draghi: “È nostro dovere intervenire”

Si è concluso alle 16 il G20 straordinario sulla questione afghana. Di fondamentale importanza il lavoro delle Nazioni Unite sull'erogazione degli aiuti umanitari e nella prevenzione del terrorismo internazionale.

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Si è concluso poco prima delle 16 il Vertice straordinario dei leader del G20 sull’Afghanistan. In conferenza stampa, il premier Mario Draghi si è detto soddisfatto confermando una convergenza di vedute sull’esigenza di affrontare l’emergenza umanitaria. Il meeting “è stato un successo”, “la prima occasione in cui i leader hanno dato una risposta multilaterale alla crisi afghana”. Emerge dal meeting l’estrema importanza del mandato affidato alle Nazioni Unite in merito all’erogazione degli aiuti economici alla popolazione e il coinvolgimento dei Paesi di contorno all’Afghanistan, soprattutto per quanto riguarda l’emergenza immigrazione. Bisogna impedire il collasso economico del Paese per non rendere complicato provvedere con l’assistenza umanitaria. Il G20 di oggi ha dato alle Nazioni Unite un grande mandato, essenziale per la creazione di una road map per procedere rapidamente con gli aiuti. “L’ONU sarà il grande regista della risposta umanitaria”, ha detto Draghi. “È nostro dovere intervenire.”

Questione urgente riguarda i “programmi di sollievo per i migranti” e la conseguente necessità di mantenere aperto l’aeroporto di Kabul. Se lo scalo dovesse chiudere definitivamente, sarebbe impossibile coordinare l’assistenza internazionale nel Paese. A questo punto, diventa di fondamentale importanza il coinvolgimento dei Paesi limitrofi per dare ordine ai movimenti migratori. “Più di 600mila persone sono state displaced, altri migranti sono scomparsi”. Impellente è anche il lavoro per evitare che l’Afghanistan torni ad essere “rifugio per il terrorismo internazionale”.

Mario draghi ha confermato anche che sono diversi gli Stati che “parlano ai talebani, ma non ne riconoscono il governo”. “Dobbiamo rispondere prima alla crisi umanitaria”, ha spiegato il premier in conferenza stampa. Questo lavoro richiederà ovviamente contatti con l’Emirato islamico, “ma un riconoscimento dovrebbe prendere atto che i talebani verranno giudicati per quello che hanno fatto e non per quello che hanno detto”. Il nuovo governo non è inclusivo e attualmente non ha mantenuto alcuna promessa in merito ai diritti delle donne e delle minoranze, per questo “riconoscere significherebbe che sono stati fatti dei progressi”.

Al summit ha partecipato anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il quale ha sottolineato il ruolo centrale dell’ONU nel trattare con l’Afghanistan, dato l’alto numero di Paesi che si sono rifiutati di intraprendere rapporti diretti con i talebani. L’economia del Paese è stata fortemente colpita dal cambiamento climatico e dalla pandemia ben prima dell’instaurazione dell’Emirato islamico, e a tenerla a galla sono stati per 20 anni gli aiuti della comunità internazionale. La conquista dei talebani ha causato il congelamento di miliardi di attività da parte delle banche centrali e delle istituzioni finanziarie internazionali le quali hanno sospeso l’accesso ai fondi. Escludendo gli aiuti umanitari, il nuovo governo si è ritrovato senza riserve di denaro costringendo la popolazione a un inflessibile controllo dei capitali. L’Afghanistan, infatti, dipendeva per il 75% dagli aiuti e i fondi detenuti all’estero sono stati congelati dagli Stati Uniti. “La crisi sta colpendo almeno 18 milioni di persone, metà della popolazione del Paese”, ha detto ieri Guterres che ha chiesto un’importante iniezione di liquidità per evitare il collasso. Denaro che arriverà attraverso un pacchetto di circa un miliardo di euro a sostegno della popolazione afghana e dei Paesi vicini stanziato dalla Commissione Europea. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha inoltre proposto che le agenzie ONU e i gruppi umanitari effettuino pagamenti in contanti direttamente alle persone, scavalcando in questo modo il governo talebano, aggiungendo che la Banca mondiale potrebbe creare uno speciale fondo fiduciario da cui poter prelevare denaro.

Guterres si è anche soffermato sulla grave emergenza che riguarda le donne afghane. “Sono particolarmente allarmato nel vedere le promesse fatte alle donne e alle ragazze afghane dai talebani che vengono tradite. Faccio un forte appello ai talebani a mantenere le loro promesse alle donne e alle ragazze e a rispettare i loro obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale”, ha dichiarato il segretario generale.

La Turchia ha riacceso i riflettori sull’immigrazione, dichiarando di non potersi permettere “un nuovo flusso di migranti dall’Afghanistan”. “La pressione dell’immigrazione dal sud e dall’est che la Turchia dovrà affrontare significherà che anche i paesi europei saranno interessati da questa tendenza”, ha affermato Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco ha poi proposto la creazione di un gruppo di lavoro in merito alla questione presieduto da Ankara nell’ambito della prossima presidenza indonesiana del G20. Il premier Draghi ha reputato interessante la proposta di Erdogan. “Ne parleremo nei prossimi giorni con gli altri membri” del G20. “Siamo favorevoli al coordinamento di una risposta per quanto riguarda la migrazione internazionale, ma bisogna vedere se gli altri Paesi membri sono disposti a partecipare”, ha detto in conferenza stampa.

Al G20 è intervenuto anche il presidente americano Joe Biden. Secondo quanto riferito da una nota della Casa Bianca “i leader hanno discusso della necessità fondamentale di mantenere un focus sulla lotta al terrorismo, anche contro le minacce dell’Isis-Khorasan, e di garantire un passaggio sicuro per quei cittadini stranieri e partner afghani autorizzati che cercano di lasciare l’Afghanistan”. Inoltre, è stata ribadita la necessità di un impegno collettivo per “fornire assistenza umanitaria direttamente al popolo afghano attraverso organizzazioni internazionali indipendenti” e la promozione dei “diritti umani fondamentali per tutti gli afghani, comprese donne, ragazze e membri di gruppi minoritari”. Gli Stati Uniti confermano il loro impegno a lavorare a stretto contatto con la comunità internazionale “e ad utilizzare mezzi diplomatici, umanitari ed economici per affrontare la situazione in Afghanistan e sostenere il popolo afghano”.

Secondo il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, presente come delegato al summit, il G20 dovrebbe agire “sulla base del rispetto della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Afghanistan”, sottolineando quali potrebbero essere le conseguenze negative di un’imposizione di un’ideologia occidentale nel Paese e di un ulteriore intervento militare.

 

 

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