Secondo i dati raccolti lunedì 9 gennaio da Staffetta Quotidiana, testata che si occupa di fonti di energia, il prezzo medio della benzina in modalità servito in autostrada è salito a 2,171 euro, mentre per il gasolio si spendono 1,963 euro al litro. Per la benzina le accise pesano per 0,728 euro al litro mentre per il diesel pesano per 0,617 euro. Da questi dati si può intuire, in maniera abbastanza chiara, che la mazzata per gli automobilisti arriva dall’Erario. Per questo motivo, l’eliminazione del taglio sulle accise deciso dal Governo Meloni è tra le cause principali del rincaro. Ma, dopo una prima settimana di silenzio, con i listini che salivano in alcuni casi fino ai 2,5 euro al litro, il governo sembra intenzionato a correre ai ripari.
Meloni e Giorgetti incontrano il Comandante della Guardia di Finanza
Oggi, martedì 10 gennaio, a Palazzo Chigi la presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti incontreranno il Comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana. Un meeting “per fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti“, ha fatto sapere il governo. “Gli aumenti sono ingiustificati, miglioreremo i controlli“, ha dichiarato al Corriere della Sera Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.
Matteo Salvini invece alza il tiro: “Come governo c’è martedì un consiglio dei ministri e ragioneremo se, fra guerra, caro materiali e caro materie prime, sia il caso di intervenire e ci siano denari per intervenire“. Il ministro dei Trasporti poi prosegue: “Sono contento che ci siano dei controlli a tappeto, perché anche in questo caso, come nel caso del gas e della luce, qualcuno ne sta approfittando, perché per lo stesso prodotto non puoi pagare 1,70 euro in una città e 2,30 euro in un’altra. È giusto controllare e verificare“.
Una crisi che colpisce tutto il mondo
Quella dei prezzi alti e delle forniture ridotte di diesel e benzina è una evidente crisi che ha colpito tutto il mondo. Già da qualche mese il diesel ha sorpassato la benzina senza piombo, detta “verde”. Una dinamica internazionale e che non ha nulla a che fare con la situazione italiana. Inoltre, da novembre 2022 il prezzo del petrolio, da cui si derivano sia benzina che gasolio, è diminuito di circa il 20% scendendo da 100 a 80 dollari al barile. Calo che incide sulla componente industriale dei prezzi dei carburanti. Due mesi fa il prezzo della benzina era di 1,688 euro al litro, quello del gasolio di 1,836 euro.
Pesa anche l’inflazione
Se pensiamo al peso dello sconto fiscale, il costo è all’incirca poco meno di un miliardo di euro al mese. Dalle accise sui carburanti, infatti, il governo ricava una ventina di miliardi di euro e l’intervento del governo Draghi aveva dimezzato questo gettito. L’incidenza del prelievo fiscale italiano era così scesa (al 39% per il gasolio) al di sotto della media dell’area euro (42%). Si potrebbe pensare, giustamente, che far pagare tanto diesel e benzina possa avere motivazioni di carattere ambientale. Purtroppo questo tipo di scelte hanno bisogno di essere appoggiate dalla realtà e in questo periodo storico non possiamo permetterci di vedere ancora il prezzo del carburante salire. L’inflazione in Italia, a differenza di quanto sta accadendo in molti paesi dell’area euro, non vuole scendere e rimane al di sopra dell’11%. Il costo dei carburanti, strettamente legato al trasporto di qualsiasi merce, è uno dei fattori che più contribuisce alla diffusione degli aumenti dei prezzi a tutti i tipi di prodotti.