mercoledì, 1 Maggio 2024

Ordigno della Seconda Guerra Mondiale nel Viterbese, arriva l’Esercito per farlo brillare: esplosione nel bosco di Oriolo Romano

Nella mattina di oggi, 6 ottobre, il residuato bellico della Seconda Guerra Mondiale ritrovato il 17 settembre scorso nella Faggeta a Oriolo Romano, in provincia di Viterbo, è stato fatto brillare dalla squadra Specialisti Artificieri dell'Esercito Italiano, VI Reggimento di Roma Cecchignola.

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Nella mattina di oggi, 6 ottobre, il residuato bellico ritrovato il 17 settembre scorso nella Faggeta a Oriolo Romano, in provincia di Viterbo, è stato fatto brillare dalla squadra Specialisti Artificieri dell’Esercito Italiano, VI Reggimento di Roma Cecchignola. L’esplosione è stata gestita in loco e in massima sicurezza, grazie anche alla presenza dei Carabinieri della Stazione di Oriolo Romano, della Polizia Locale, della Protezione Civile comunale e della Croce Rossa Italiana.

Il brillamento

Il proietto di artiglieria, risalente alla Seconda Guerra Mondiale, conteneva circa 700 grammi di esplosivo al suo interno e risultava di piccole dimensioni. “Se l’esplosione fosse avvenuta autonomamente in superficie – ci dice uno degli artificieri presenti sul luogo -, le schegge avrebbero raggiunto i 400-500 metri di distanza, rischiando di recare danni. Si tratta di una munizione ad alto esplosivo. Molte persone pensano erroneamente che all’interno ci sia polvere da sparo e, risalendo a 70 anni fa ed essendo arrugginita, non possa più funzionare perché con l’umidità perde la propria efficacia; in realtà all’interno c’è il tritolo, che mantiene le caratteristiche inalterate nel tempo e non ha bisogno di ossigeno, perché anche sott’acqua può avvenire la detonazione”.

“Per il brillamento di questa mattina – continua l’artificiere -, abbiamo messo del tritolo sopra la munizione per farla esplodere e abbiamo innescato con il nostro detonatore elettrico attivato a distanza con un impulso, massimizzando così gli effetti di sicurezza della zona; trattandosi di un’area di folta vegetazione, il pericolo della presenza di persone era altissimo, quindi abbiamo dovuto utilizzare questo metodo per avere la certezza istantanea che la munizione esplodesse senza danneggiare nessuno. In questo caso, vista la dimensione del proietto e la buona qualità del terreno, è stato possibile sotterrarlo a circa un metro di profondità, e attutire con due sacchi di sabbia evitando la proiezione di frammenti: questo ci ha permesso di mantenere una distanza di sicurezza di 200 metri ed effettuare il brillamento sul posto“.

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