giovedì, 25 Aprile 2024

“Stringiamoci a coorte l’Italia chiamò”: quando la squadra compie l’impresa

Quando il gruppo è compatto, l'Italia è in grado di raggiungere grandi risultati. Lo dimostrano alcune imprese storiche entrate nel cuore di tutti gli sportivi.

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Se provassimo ad aprire un ideale manuale di storia dello sport mondiale, arrivando alla lettera I come Italia, potremmo imbatterci in questa definizione: nazione che quando nelle difficoltà diventa gruppo, è capace di imprese memorabili. I recenti successi nella pallavolo e nella scherma, uniti alla situazione di disgregazione politica nella quale versa il Belpaese, ci hanno spinto a ricordare quei momenti nei quali le squadre azzurre sono state motivo di orgoglio e riscatto per un’intera nazione. Una vocazione quella degli italiani, emergere dopo essere stati all’inferno. Scandali, intrecci con la politica, situazioni climatiche e ambientali assurde. Dal calcio alla scherma, dallo sci di fondo al tennis passando per la pallanuoto. Questo il corollario delle imprese italiane negli sport di squadra.

Scommesse e scandali: i trionfi mondiali 1982 e 2006

L’Italia dei primi anni Ottanta è una nazione trafitta al cuore dalla strage di Bologna e dalla crisi occupazionale. In questo contesto la nazionale di Enzo Bearzot si presenta al mondiale spagnolo tra mille polemiche: la convocazione di Paolo Rossi dopo la squalifica per calcioscommesse e le prestazioni deludenti nel girone eliminatorio chiuso con tre pareggi scatenano i giornalisti. La squadra di Zoff si chiude in un clamoroso (all’epoca) silenzio stampa: è la svolta. Battiamo in serie Argentina, Brasile, Polonia e Germania e diventiamo Campioni del mondo per la terza volta. Un intero popolo si stringe intorno ai suoi eroi.

Germania 2006, scoppia il caos qualche mese prima della partenza: è la stagione di Calciopoli e stavolta nel ciclone finiscono il Ct Marcello Lippi e alcuni giocatori della Nazionale, compreso il capitano Cannavaro. C’è chi chiede le dimissioni del tecnico di Viareggio e chi addirittura caldeggia l’esclusione degli azzurri dalla competizione. Finisce con il tripudio del Circo Massimo con milioni di italiani che accolgono il ritorno dei vincitori. Battiamo la Francia in finale, dopo un’epica battaglia in semifinale contro i tedeschi in quel di Dortmund.

Calcio e Covid: Campioni d’Europa a Euro 2020

Il 30 gennaio 2020 due turisti italiani rientrati dalla Cina risultano positivi al virus SARS COV-2. Il 21 febbraio a Codogno, in provincia di Lodi, viene rilevato il primo focolaio sul territorio nazionale dello stesso virus che nel giro di poche settimane si diffonde in tutto lo Stivale. L’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte firma l’11 marzo il Dpcm ‘Io resto a casa’. Vengono sospese tutte le attività non necessarie e vietati gli spostamenti se non per motivi urgenti. Tutte le manifestazioni sportive, tra le quali l’Europeo di calcio, vengono rinviate. Si arriva all’11 giugno 2021, data del debutto azzurro contro la Turchia a Roma. La squadra di Mancini si rende protagonista di una cavalcata emozionante e vince a Wembley ai rigori contro i padroni di casa. Da Nord a Sud gli italiani si riversano nelle strade sventolando il tricolore fino a qualche mese prima esposto sui balconi di casa in un moto di orgoglio nazionale.

Barcellona e Lillehammer, imprese olimpiche ‘reali’

Alcune tra le più celebri imprese azzurre sono arrivate in casa del ‘nemico’. In particolare sono due i luoghi nei quali la nostra bandiera è stata issata in condizioni avverse dal punto di vista del pubblico. Nel 1992 alle Olimpiadi di Barcellona, quella che si può definire la partita del secolo per la pallanuoto: è l’11 agosto, giornata conclusiva dei giochi e la piscina Bernat Picornell ribolle di passione per la Spagna a caccia dell’oro contro la nazionale di Ratko Rudic. C’è anche il Re Juan Carlos. La gara è di un’intensità pazzesca, in piscina volano colpi proibiti. A 32″ dalla fine del terzo tempo supplementare Gandolfi fa centro regalandoci il tripudio olimpico. Due anni dopo ad altre latitudini e ad altre temperature la storia si ripete. A Lillehammer va di scena la staffetta 4×10 di sci di fondo delle Olimpiadi invernali. Circa duecentomila spettatori, tra i quali i reali di Norvegia, spingono i propri beniamini lungo il percorso pronti a festeggiare un oro già considerato in cassaforte. Non hanno fatto i conti con De Zolt, Albarello, Vanzetta e Fauner. L’ultimo staffettista italiano brucia in volata il campione di casa Daehlie e ammutolisce il Birkebeineren Skistadion.

Tennis e politica: la maglia rossa di Panatta

Il 1976 è l’anno dell’unica Coppa Davis vinta dall’Italia. Gli alfieri azzurri portano il trofeo a casa nostra battendo il Cile 4-1 in un clima davvero pesante. E pensare che quella finale non si sarebbe dovuta nemmeno giocare. Furono tantissime le pressioni nei confronti della Federazione da parte di alcuni politici, indignati dalla possibilità di far scendere in campo i nostri portacolori nello stesso impianto divenuto emblema dell’oppressione del regime Pinochet. Nel corso del doppio, Adriano Panatta costringe il compagno di squadra Bertolucci ad indossare una maglia rossa, in omaggio alle vittime del dittatore cileno.

Pallavolo e scherma: miniera d’oro dello sport italiano

I successi delle squadre di pallavolo e scherma sono arrivati in contesti più tranquilli. Da sempre le due discipline sono state fonte di soddisfazione per gli sportivi italiani. Dal cannibale Julio Velasco con la sua generazione di fenomeni arrivando ai recenti trofei alzati da Egonu & c. in campo femminile, l’inno di Mameli è risuonato più volte nei palazzetti di tutto il mondo soprattutto a partire dai primi anni Novanta. Lo stesso vale per gli uomini e le donne in pedana. Che sia fioretto, spada o sciabola, l’ormai secolare scuola degli schermitori ha raramente tradito le aspettative negli appuntamenti che contano.

Occhio a non sottovalutarci

Non sono state rare le occasioni nelle quali le squadre italiane hanno fatto saltare il banco partendo da underdog. Nell’Europeo di pallacanestro del 1999 in Francia, il ct della nazionale, quel Bogdan Tanjevic che aveva sostituito Ettore Messina arrivato secondo nel 1997, viene sommerso dalle critiche prima dell’inizio del torneo. Boscia sarebbe colpevole di aver fatto fuori il miglior giocatore del campionato, Gianmarco Pozzecco, e di aver rinunciato ad alcuni senatori, primo tra tutti Riccardo Pittis. Dopo due sconfitte nella prima fase i fatti sembrano dar ragione ai detrattori del ct montenegrino. Nelle fasi ad eliminazione diretta cambiamo pagina disintegrando la Russia vicecampione del mondo e la Jugoslavia della stella Nba Divac. In finale battiamo la Spagna e torniamo padroni del continente sedici anni dopo Nantes 1983. Il resto è storia recente.

A Tokyo 2020 l’Italia della staffetta 4×100 si presenta sulle ali dell’entusiasmo dopo l’oro di Jacobs, ma ben consapevole di avere davanti almeno tre squadre più forti. Il 6 agosto del 2021 si realizza l’inimmaginabile: il quartetto formato da Patta, Jacobs, Desalu e Tortu batte di un centesimo la Gran Bretagna e scrive il suo nome nel libro della scuola della velocità.

Lungi da noi la retorica e il populismo facile, ma se è vero che quello che insegniamo ai nostri figli è che lo sport è scuola di vita, forse nei palazzi che contano e in tutti gli altri contesti nei quali come Paese abbiamo bisogno di una sterzata, si potrebbe dare un’occhiata a questi esempi di coesione e unità per provare a risollevarci mettendo da parte pericolosi protagonismi.

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