sabato, 20 Aprile 2024

I giorni che fanno la storia dello sport, luglio 1980: si chiude il processo sullo scandalo Totonero

25 luglio 1980, l'epilogo giudiziario del “Totonero”. Il primo grande caso di illeciti e partite truccate in Serie A, che vide una numerosa partecipazione attiva di Club e calciatori.

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La maggior parte delle giornate che ognuno di noi trascorre, nell’arco della propria esistenza, vengono scandite da routine e abitudini ripetute ciclicamente fino alla noia. In giorni apparentemente normali, in cui si sta affrontando il solito tran tran, in un angolo del mondo sta invece accadendo un qualcosa di unico, straordinario, irripetibile.
Così segnante da finire per sempre nei libri di storia.

Non sfugge alla regola lo sport, dall’alba dei tempi teatro di grandi imprese, clamorose disfatte, storie di campionissimi e tristi tragedie. È per questo che nasce la rubrica “I giorni che fanno la storia dello sport”, nella quale verranno raccontanti proprio date ed eventi, capaci di rimanere impressi in maniera indelebile nella memoria collettiva di ognuno di noi.

La prima giornata che merita di essere raccontata è quella del 25 luglio 1980, quando si chiuse definitivamente con il “Totonero”, il primo terremoto fortissimo che scosse e sconvolse la Penisola del pallone. Passato alle cronache come “Lo scandalo italiano del calcioscommesse del 1980”, fu il primo grande caso di illeciti e partite truccate, che vide un numeroso coinvolgimento attivo di Club e calciatori.

Correva l’anno – 1980

Il 1980 in Italia fu un anno turbolento, nel quale risuonarono gli echi degli “Anni di piombo” e della strategia della tensione. Ne sono un triste ricordo le morti del giornalista Walter Tobagi e del docente universitario Vittorio Bechelet, ma anche la Strage di Ustica e l’attentato alla stazione di Bologna.

Fu l’anno del Terremoto dell’Irpinia, della marcia dei 40mila a Torino contro la cassa integrazione della FIAT e dell’arresto di Sindona a New York. Umberto Eco pubblicò Il nome della Rosa, Toto Cotugno vinse Sanremo con “Solo noi”, mentre l’Inter si aggiudicava il Tricolore per la dodicesima volta.

Nel mondo si consumava l’omicidio di John Lennon e l’inizio della guerra tra Iraq e Iran, così come l’Esodo di Mariel, accadimento che tre anni più tardi ispirò il film “Scarface”. Il Giappone lanciava il celebre videogioco arcade “Pac Man”, mentre al cinema si proiettavano “Toro Scatenato”, “Shining” e “L’aereo più pazzo del mondo”.

Nello sport, celebre il boicottaggio dell’America alle Olimpiadi estive di Mosca per l’invasione sovietica dell’Afghanistan, la seconda Coppa dei Campioni di Brian Clough alla guida del Nottigham Forrest e l’Europeo conquistato dalla Germania di Rummenigge. Bernard Hinault, con la squadra ciclistica Renault, trionfa al Giro d’Italia, l’australiano Alan Jones a bordo della sua Williams FW07 vince il mondiale di F1.

Il Calcioscommesse

Il 25 luglio del 1980 segna l’ultima sentenza, in cui venne assolto il Pescara e Giancarlo Antognoni, mentre venne dato un anno a Piergiorgio Negrisolo. Il difensore dei Delfini quel giorno fu assente al processo, motivando la scelta con queste affermazioni: “Inutile restare, intanto le sentenze le avete già decise voi”. 

Il malcontento non fu neanche smorzato dall’accettazione della tesi da parte dei giudici, che reputarono l’incontro con Cruciani un semplice appuntamento tra amici, e non un qualcosa di losco. Ma per capire bene il complesso puzzle bisogna partire dall’inizio della storia, quando una stravagante pensata divenne in poco tempo realtà.

L’alba del Totonero ha come protagonisti due figure agli antipodi col calcio: Massimo Cruciani, commerciante ortofrutticolo all’ingrosso, e Alvaro Trinca, ristoratore. Quest’ultimo, attraverso la sua attività nella Capitale, aveva avuto modo di conoscere personalmente alcuni calciatori di Roma e Lazio, arrivando al punto di trattare per poter truccare alcune partite di Serie A.

La prima partita incriminata risale al 1° novembre 1979: Palermo-Lazio che terminò, come stabilito loscamente, in pareggio. Seguì Milan-Lazio, che vide la partecipazione attiva addirittura del Presidente del Milan Colombo e di sei giocatori: Albertosi e Morini dei rossoneri, Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson dei biancocelesti.

Dopo pochi mesi però, qualcosa andò in maniera diversa. Risultati finali differenti, rispetto a quelli concordati, fecero perdere alla coppia Cruciani-Trinca centinaia di milioni di Lire.
Queste gare “della discordia” diedero vita ad un clamoroso ed inarrestabile effetto domino. I due arrivarono addirittura a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, in cui tiravano in ballo 27 calciatori e 12 squadre di Serie A e Serie B.
La miccia era innescata.

Il 1° marzo venne presentata la denuncia, ma tre settimane più tardi, il 23 marzo 1980, successe un qualcosa di unico, e forse, anche di irripetibile. La magistratura, infatti, al triplice fischio su diversi campi di Serie A, formalizzò numerosi arresti, ripresi in diretta dalle telecamere di “90esimo Minuto”.

Uno dei momenti che ricorrono maggiormente nel ricordo degli italiani è senza dubbio l’apertura del TG1 di quel pomeriggio, condotto da un attonito Emilio Fede: “Apriamo il telegiornale con una notizia che è destinata indubbiamente a suscitare clamore, non soltanto, ma anche tanta amarezza, non solo tra gli sportivi. Undici giocatori, nove di Serie A, due di Serie B, e il Presidente di una società calcistica, cioè Colombo, Presidente del Milan, sono stati arrestati oggi. […] La notizia era comunque nell’aria, già da qualche giorno, dopo che la vicenda del calcioscommese, cioè delle partite truccate, era entrata nella fase più calda. Subito dopo che su diversi campi di Serie A e Serie B, gli arbitri avevano dato il segnale di chiusura, a Roma, dove si giocava Roma-Perugia, due giocatori sono stati avvicinati dagli uomini della Guardia di Finanza e subito condotti a Regina Coeli.[…] L’atmosfera, che vedete in queste immagini allo Stadio Olimpico, si è tinta di giallo. Immagini, queste, che riassumono un po’ l’atmosfera anche nelle altre città dove è scattata l’operazione arresti. I giornalisti venivano tenuti lontani, voci che qualcosa di clamoroso stava avvenendo, poi smentite, poi conferme, infine Della Martira e Zecchini (calciatori del Perugia), vengono portati via a bordo di un’auto. È la prima novità clamorosa.”

I protagonisti

Al triplice fischio di quella folle domenica, arrivarono le manette per: Cacciatori, Giordano, Lionello, Manfredonia e Wilson – Lazio; Casarsa, Della Martira e Zecchini – Perugia; Albertosi e Morini – Milan; Pellegrini – Avellino; Girardi – Genoa; Merlo – Lecce; Magherini – Palermo. A questi si sommano, con solo ordini di comparizione: Dossena e Savoldi – Bologna; Damiani – Napoli; Rossi – Perugia.

Tuttavia, il fatto culminò con gli indagati che vennero prosciolti, in quanto il fatto non sussisteva. A pagare furono la Lazio e il Milan con la retrocessione in Serie B, mentre Avellino, Bologna, Perugia, Palermo e Taranto vennero penalizzate di cinque punti. Venne radiato il Presidente del Milan Colombo, mentre i calciatori maggiormente puniti furono: Pellegrini, 6 anni; Cacciatori e Della Martira, 5 anni; Albertosi, 4 anni. In seguito al trionfo dell’Italia al Mundial dell’82, la FIGC condonò due anni di sospensione ai calciatori squalificati, mentre la decisione della radiazione ricadde sul Presidente federale e non più sui giudici sportivi.

In questo folto intreccio di figure variegate, spiccano due calciatori in particolare: Paolo Rossi e Giuseppe Wilson. “Pablito”, eroe del Mondiale in Spagna, fu costretto a saltare gli Europei del 1980 per via della squalifica, ritornando in campo soltanto il 29 aprile 1982. Le sole tre partite disputate dopo una così lunga assenza non scoraggiarono Enzo Bearzot, che decise comunque di portarlo al Mondiale. Riavvolgendo il nastro dell’estate 1982 è ancora forte l’emozione della tripletta al Brasile, che di fatto valse un pezzo di quella tanto agognata Coppa del Mondo, attesa per 44 anni.

Del tutto differente è invece il percorso di Giuseppe Wilson, ex difensore biancoceleste degli anni ‘70, tra i migliori della sua generazione. Classe 1945, trascorse dieci anni nella Lazio, collezionando 6 gol e 392 presenze, di cui 58 nelle coppe nazionali. Ancora oggi nessuno è riuscito ad eguagliare questo record. Lo storico capitano dello scudetto del 1974, nonostante lo sconto della pena grazie al trionfo italiano al Mondiale, decise di chiudere definitivamente col calcio. Un’amarezza troppo forte e un’onta, forse, mai del tutto metabolizzata, a tal punto da arrivare a rifiutare addirittura un ruolo dirigenziale nella sua Lazio.

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