La Credit Suisse, una delle principali banche svizzere, è stata colpita da una fuga di dati arrivati nella redazione della testata tedesca Süddeutsche Zeitung. La testata ha poi girato questi fascicoli ad altre 47 testate sparse in tutto il mondo e sono stati resi noti domenica, 20 febbraio. “Suisse Secrets”, questo il nome dell’inchiesta giornalistica internazionale pronta ad analizzare all’incirca 30mila conti correnti dal 1940 al 2010. Secondo l’inchiesta, tra i clienti della Credit Suisse ci sarebbero politici corrotti, sospetti criminali di guerra, uomini vicini alla ‘ndrangheta. Un numero di conti che porterebbe con sé oltre 100 miliardi di franchi svizzeri detenuti in uno degli istituti finanziari più noti del paese elvetico.
Die @sz hat das Visual Design der Investigativ-Recherche #SuisseSecrets des @occrp gestaltet. Logoentwicklung und grafisches Konzept: @felix_hunger Collagen: @felix_hunger @katblitz und @SandraHartung12 – große Freude, großartiges Team! pic.twitter.com/A7TkL2ZYeW
— Christian Toensmann 🇪🇺 (@ctoens) February 21, 2022
I clienti sospetti
Tra i clienti “sospetti” ci sarebbero un trafficante di esseri umani nelle Filippine, un boss della borsa di Hong Kong incarcerato per corruzione, un miliardario che ha ordinato l’omicidio della sua fidanzata pop star libanese e dirigenti che hanno saccheggiato la compagnia petrolifera statale venezuelana, nonché politici corrotti dall’Egitto all’Ucraina. Inoltre, si è scoperto che un conto di proprietà del Vaticano è stato utilizzato per spendere 350 milioni di euro in un presunto investimento fraudolento in una proprietà londinese, al centro di un processo penale in corso con diversi imputati, tra cui il cardinale Becciu.
La risposta di Credit Suisse
“Il Credit Suisse respinge fermamente le accuse e le deduzioni sulle presunte pratiche commerciali della banca”, ha affermato l’istituto di credito in una nota, sostenendo che le questioni scoperte dai giornalisti si basano su “informazioni selettive estrapolate dal contesto, che danno luogo a interpretazioni tendenziose dell’attività della banca”. Credit Suisse ha affermato che le rigide leggi sul segreto bancario della Svizzera le hanno impedito di commentare le affermazioni relative a singoli clienti. La banca ha anche affermato che le accuse sono in gran parte storiche, in alcuni casi risalenti a un’epoca in cui “le leggi, le pratiche e le aspettative degli istituti finanziari erano molto diverse da dove si trovano ora”. Mentre alcuni conti nei dati erano aperti già negli anni ’40, più di due terzi sono stati aperti dal 2000. Molti di questi sono aperti ancora oggi.