giovedì, 25 Aprile 2024

Cara Barbara Palombelli, la colpa non è delle vittime ma di tutti noi

Cara Barbara, la rabbia non è la giustificazione di una società che si fonda prevalentemente sul patriarcato e che non rispetta le donne.

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Articolo a cura di Francesca Iervasi e Pietro Milella

“A volte però è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte?”. Così ha detto Barbara Palombelli a Lo Sportello di Forum, nella puntata andata in onda il 16 settembre su Rete 4. Nell’arco di 13 giorni sono morte 8 donne, uccise dal proprio compagno, una dal suo stesso padre.

No, non è lecito chiedersi se una donna abbia meritato di morire per mano di un uomo.” Risponde così Laura Boldrini su Twitter alla domanda che si pone la conduttrice in diretta TV. “La causa dei femminicidi è una sola: l’idea di possesso verso le donne che spinge gli uomini alla violenza. Punto e basta. Gravissime le parole di Barbara Palombelli, pronunciate per giunta in tv.” Come non essere d’accordo con le parole della Boldrini dopo l’uscita infelice della Palombelli in un momento storico così delicato soprattutto per le donne.

Cara Barbara Palombelli la rabbia non è certamente l’escamotage per giustificare un femminicidio. In diretta TV. Se il problema fosse la rabbia dovremmo ucciderci tutti, dal vicino di casa a quello che ci strimpella al semaforo, passando anche a chi mette la candeggina nelle piante del cortile; o a chi vuole ammazzare l’animale del vicino con un pasto avvelenato o con una polpetta di chiodi e punes. Il problema è una rabbia che giorno dopo giorno si fa strada nella nostra società.

Cara Barbara Palombelli, giorno dopo giorno stiamo andando incontro ad una civiltà rabbiosa, è vero, ma questo non vuol dire che non esiste, nelle tue parole, un disegno femminicida. Basta guardare i fatti di cronaca degli ultimi giorni. Nessun padre, come accaduto oggi, si sarebbe tolto la vita dopo aver ucciso il figlio maschio; se la vittima fosse stata sua figlia, le cose non sarebbero andate certamente in questo modo. L’uomo è il padre della famiglia, la donna è un semplice angelo del focolare domestico. “Le parole sono importanti” e il movente (volutamente al singolare) del femminicidio va chiamato con il suo vero nome: patriarcato. L’eccesso di rabbia con il quale si giustifica l’assassinio o l’aggressione nei confronti di una donna è la diretta conseguenza di un’impossibilità di imporre il proprio potere. Se non puoi essere mia non puoi essere di nessuno, nemmeno di te stessa. Questo è il patriarcato.

Cara Barbara, nonostante siamo nel 2021 in una società che lotta per la parità di diritti in tutti i campi, siamo ancora figli di una cultura maschilista, da quando nasciamo fino a quando mettiamo su famiglia. Un ciclo che si ripete in maniera continua e porta le donne in una spirale di violenza senza fine. Ancora oggi la donna non può ignorare l’uomo, non può essere libera di fare ciò che vuole perché deve sottostare ad una società maschilista. Se il matrimonio si dovesse sfasciare per un dissapore la donna dovrebbe solo ingoiare e andare avanti, all’uomo sarebbe permesso ripetere il suo errore.

Cara Barbara Palombelli, il problema sono la società e i media, non la rabbia

Cara Barbara, solo in Italia, ogni 72 ore viene uccisa una donna e altre sono vittima di violenza quotidianamente. Ogni giorno le pagine di giornali o i social sono pieni di denunce per violenze; nel 2019 è stata varata con procedura d’urgenza la legge Codice Rosso per combattere i reati legati alla violenza di genere e a quella familiare. Solo nell’ultima settimana, ad oggi, ci sono stati quasi sei casi tra maltrattamenti e femminicidi, donne picchiate dai mariti o uccise dal vicino.

Cara Palombelli, stiamo veramente giustificando Michael Douglas in “Un giorno di Ordinaria Follia” che imbraccia un fucile e uccide chi gli fa un torto. Rabbia sì, ma il problema è la sua gestione in tutti gli ambiti umani. Parliamo di donne che mettono al mondo uomini che non le rispettano, una cultura prettamente maschilista che sobbarca l’uomo di tutte le responsabilità mentre le donne devono solo tenere unita la famiglia e sottostare.

Cara Barbara Palombelli, hai mai pensato che il problema della nostra società e della nostra forma mentis sia dovuto ad una informazione poco corretta che gira sui social e sui giornali, come dichiarato da Michela Murgia? Il messaggio che passa sempre è il perché la donna sia stata violentata e non la violenza in primis. I giornali titolano tutti: “Uccisa dal marito a colpi di pistola, dopo averlo lasciato”. Il “dopo averlo lasciato” fa notizia ma arriva prima della donna uccisa, sempre a voler giustificare, involontariamente, l’intento dell’aggressore.

Cara Barbara Palombelli, questa volta a scrivere è una vittima, una donna maltrattata che non ha mai avuto comportamenti esasperanti con il marito ma si è ritrovata “con la canna di un’arma premuta alla testa o in bocca, segregata in camera con i suoi figli per giorni. Lo ha scritto oggi in un post la consigliera comunale di Oristano Patrizia Cadau, che lo scorso anno aveva deciso di pubblicare una sua foto, dopo avere subito maltrattamenti in famiglia. Ma è patriarcato anche pensare che una donna debba stare al suo posto, che non debba avere un “comportamento esasperante”. Perché alle donne si insegna sempre ad essere mansuete, accomodanti, di non esagerare. Dobbiamo portare rispetto ai nostri padri, ai nostri fratelli, ai nostri mariti. Gli stessi che poi, in virtù di una cultura millenaria cui non facciamo quasi più caso, ci tolgono la vita.

Cara Palombelli, la vita è nascosta alle telecamere e sa essere crudele e ingiusta. E quelle donne spezzate dai femminicidi non vorrebbero mai essere sacrificate anche dinanzi allo sportello-show di Forum.

 

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