“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari”. Un uomo dell’Ottocento, un uomo vissuto fino a quando il fascismo l’ha ucciso, un uomo morto, ma con ancora un insegnamento non recepito da tutti. Antonio Gramsci – alle porte del 2022 – ha ragione. O quanto meno ha ragione, dopo aver letto quelle sue parole del marzo 1921. Ma soprattutto dopo aver assistito – inermi – alla morte di un bimbo siriano di un anno, per freddo, “alle porte d’Europa“. E allora torna alla memoria – se avessimo il coraggio di usarla – un’altra morte. Il cadavere di Aylan Curdi sulla battigia di Obrum, in Turchia, nel 2015. Un’altra vittima siriana, un’altra persona – ci siamo dimenticati che sono persone i migranti? – di tre anni. Cosa è cambiato da allora a oggi? Vi risparmiamo la risposta.
Dal continente antico al nuovo. A Julius Jones, condannato a morte negli Stati Uniti per l’omicidio nel 1999 di Paul Howell, sarà risparmiata la vita ed espierà la sua pena in carcere, senza libertà condizionata. E la notizia qual è? La notizia è che abbiamo assistito alle manifestazioni di giubilo, per esempio di Kim Kardashian e di alcuni cestisti dell’NBA, dopo la comunicazione del governatore dell’Oklahoma John Kevin Stitt, circa il destino dell’afroamericano. Pure qui, cosa è cambiato dal 1791, anno di nascita della Costituzione americana, ad oggi? La pena capitale vige ancora.
Europa e America: distanza tanta, differenza poca. Proprio così: non è questo l’Occidente di cui andar fieri. Non sono quelle le stelle polari della civiltà. Certo: non bisogna porre tutto nel medesimo paniere, non tutta la cultura occidentale va spazzata via, abbiamo esempi di vaglia in Italia e negli Stati Uniti. Ma – purtroppo tocca aggiungere un “ma” – sicuramente non possiamo ergerci a paladini del giusto, sicuramente non possiamo alzare il sopracciglio davanti ad Arabia Saudita, Cina e Russia, sicuramente – come avrebbe suggerito un nostro connazionale – nel 2021 non riusciamo ancora a “restare umani”. E lo scriveva “dall’inferno di Gaza”. Il medesimo inferno dal quale fuggono migliaia di disperati palestinesi. Ma intanto noi, nelle nostre “tiepide case”, ce ne siamo dimenticati.