martedì, 30 Aprile 2024

“Prima di abortire è obbligatorio ascoltare il battito”: passo indietro dell’Ungheria, cambiano le norme per interrompere la gravidanza

Dal 15 settembre, in Ungheria sarà obbligatorio per i medici fornire alla donna in procinto di abortire la prova della vita del feto, con l'ascolto del battito cardiaco prima della procedura. Mentre la destra esulta per questa decisione, Amnesty International si mostra preoccupata.

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Dopo tutte le questioni sollevate dal passo indietro dell’America sulla questione dell’aborto, l’Ungheria muove i primi passi verso una strada simile con norme restrittive in vigore dal 15 settembre, volute dal premier Viktor Orban e contenute in un decreto del ministero dell’Interno. Queste nuove regole non tolgono il diritto alla scelta, ma fanno leva sui sensi colpa delle donne, o ripensamenti, o cambi di idea, rendendo obbligatorio per i medici presentare alle gestanti la prova “chiaramente identificabile delle funzioni vitali del feto”, oltre ai requisiti già previsti. Si tratta del battito del cuore, il segno principale della vita, che le donne ungheresi dovranno ascoltare prima di procedere con l’aborto, in pratica un’ecografia del cuore.

Il decreto e la posizione della destra

Il decreto, firmato dal ministro dell’Interno Sandor Pinter, entrerà in vigore da giovedì 15 settembre e, a tal proposito, il partito di estrema destra Mi Hazank ha affermato di essere lieto che “le mamme ora ascolteranno il battito cardiaco del feto”. Su Facebook, la deputata Dora Duro ha scritto: “Almeno per alcuni secondi, il bambino in età fetale potrà essere ascoltato dalla madre prima che venga eseguito l’aborto”. È dagli anni ’50 che in Ungheria l’aborto è legale fino alla 12esima settimana di gravidanza, ma la Duro ha aggiunto che la legge, modificata nel 1992, “non è scolpita nella pietra in un Paese cristiano degno di questo nome. Scriviamo la storia!”.

La preoccupazione di Amnesty International

A prendere una posizione a riguardo è anche Amnesty International, che mostra una certa preoccupazione per questo “declino”, almeno secondo quanto riferito dal portavoce Aron Demeter. Tale decisione, presa “senza alcuna consultazione”, dice Demeter, renderà “più difficile l’accesso all’aborto” e “traumatizzerà più donne già in situazioni difficili. La legge ungherese prevede che si possa abortire in quattro casi: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile della donna”.

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