sabato, 4 Maggio 2024

Hamas-Israele, mentre le vittime aumentano il valico di Rafah non apre: disperata necessità di aiuti umanitari. Discorso di Biden alla nazione: “il successo di Israele e Ucraina è vitale”

Dallo Studio Ovale Biden annuncia la richiesta di 100 miliardi di dollari al Congresso durante il prossimo anno. Massimo sostegno a tutti i cittadini, israeliane e palestinesi. Decine di camion attendono al valico di Rafah per trasportare beni di prima necessità, ma nemmeno oggi il passaggio sarà aperto. Il bilancio dei morti sfiora le 4000 persone.

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Durante la notte di oggi, venerdì 20 ottobre, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto un discorso alla nazione, dopo essere rientrato nella mattinata dalla sua visita in Israele- uno dei primi Presidenti a viaggiare durante la guerra. “Questo è uno dei momenti che determinerà il futuro dei prossimi decenni”: così Biden ha aperto la sua riflessione. “In Israele ho visto persone forti, determinate, resilienti, ma anche adirati, scioccati, in profondo dolore– ha detto il Presidente- ci sono state perdite anche tra i palestinesi, come nell’esplosione dell’ospedale di Gaza, che non è stato colpa degli israeliani”. Sottolineando come Hamas non rappresenti il popolo palestinese, ma stia sfruttando i cittadini come scudi umani, Biden ha messo in parallelo il nuovo conflitto con quello che da più di un anno e mezzo imperversa in Ucraina. “Hamas e Putin rappresentano minacce diverse. Ma hanno questo in comune: entrambi vogliono annientare la democrazia vicina“, ragione per cui il leader statunitense farà richiesta di un piano di sostegno senza precedenti per la sicurezza degli alleati, compreso Israele. In particolare, si tratterebbe dello stanziamento di 70 miliardi di dollari in ambito ucraino e 14 per Tel Aviv. “Dobbiamo costruire un mondo pacifico, più prospero, per i nostri figli e nipoti”: per farlo, ha affermato il Presidente, è necessario che Israele risulti “più forte che mai”, di modo da scoraggiare l’ampliamento della guerra.

Dichiarazioni sono arrivate anche da sei esperti delle Nazioni Unite, relatori nell’ambito di acqua e igiene (Pedro Arrojo), dei diritti umani in Palestina (Francesca Albanese), della violenza contro le donne (Reem Alsalem), dei diritti degli sfollati (Paula Gaviria), del cibo (Michael Fakhri) e dell’alloggio (Balakrishnan Rajagopal). Questi hanno unitamente denunciato i crimini di guerra commessi da Israele, che già da decenni ha illegalmente occupato il territorio di milioni di palestinesi. “Gli atti terroristici, per quanto orribili, non giustificano crimini di guerra o crimini contro l’umanità” hanno aggiunto i relatori per la lotta al terrorismo e contro le esecuzioni extragiudiziali (rispettivamente Fionnuala Ni’ Aola’in e Morris Tidball-Binz). Da ambedue le parti, in conclusione, vengono messi in rilievo gravi violazioni dei diritti dell’uomo, senza nulla scontare ai soldati di Hamas, dalle cui armi sono stati sparati i primi colpi dell’offensiva. Il portavoce delle Brigate al-Qassam del gruppo terroristico, Abu Obaida, ha dichiarato che Hamas “é preparata per un conflitto a lungo termine con Israele”, poiché “controlla la situazione sul terreno e sa quando colpire”.

Mentre le voci internazionali e militari si alternano in continue comunicazioni, un numero incalcolabile di cittadini si trova allo stremo, senza risorse e senza aiuti. Cruciale in tal senso è l’apertura del valico di Rafah, frontiera internazionale tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, che avrebbe dovuto permettere il passaggio degli aiuti umanitari nella giornata di oggi, ma i recenti aggiornamenti hanno riportato il rinvio– forse per problemi tecnico-strutturali. Davanti ai cancelli stanno attendendo decine di camion, contenenti tonnellate di cibo, acqua e medicinali, insieme a volontari pronti a offrire supporto agli sfollati. Il Ministero della Sanità di Gaza al momento ha confermato il bilancio di 3785 morti– di cui più di 1500 bambini– e 12.493 feriti– di cui quasi 4000 minori e 3300 donne. Mentre sirene ed esplosioni continuano senza tregua, il primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incitato i soldati a combattere come leoni, fino alla nostra vittoria”. Vittoria che potrebbe essere perseguita tramite combattimenti frontali, come sembra emergere dalle parole del Ministero della Difesa Yoav Gallant. Quest’ultimo infatti, rivolgendosi alle truppe della Brigata Givati, ha preannunciato un attacco su terra: “ora vedete Gaza da lontano, presto la vedrete dall’interno. L’ordine arriverà“.

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