mercoledì, 1 Maggio 2024

Colpo di Stato in Niger, scontri di interesse e minacce per la democrazia: cosa sta accadendo nella capitale Niamey

Da quasi una settimana il Niger è stato teatro di un Colpo di Stato che ha deposto il Presidente Bazoum, democraticamente eletto, mettendo a rischio i rapporti del Paese con le potenze occidentali europee. Nei giorni scorsi l'ambasciata francese è stata circondata dai rivoltosi che inneggiavano a Putin. Forti timori che il gruppo russo di mercenari Wagner ora si diffonda anche in Niger.

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Nella giornata di mercoledì 26 luglio la capitale nigerina di Niamey è stata scenario del colpo di Stato che ha estromesso il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum, rappresentante del Partito nigerino per la Democrazia e il Socialismo. Il golpe va ad aggiungersi a quelli che negli anni scorsi avevano già interessato altre nazioni nella travagliata regione africana del Sahel, in particolare Mali, Burkina Faso e Ciad, dal 2020 ad oggi.

A portare avanti l’iniziativa è stato Abdourahmane Tchiani, 62enne generale delle Forze Armate, autoproclamatosi leader di un governo di transizione denominato “Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria”. Tchiani era stato già collaboratore stretto del presidente precedente, Mahamadou Issoufou, occupandosi persino di sventare un colpo di Stato che avrebbe dovuto attuarsi nel marzo 2021, poco prima dell’insediamento del presidente Bazoum. Quest’ultimo al momento si trova in ostaggio nella propria residenza insieme alla famiglia, mentre il capo dei golpisti ha annunciato la sospensione della costituzione del 2010 e lo scioglimento di tutte le istituzioni.

All’origine di quest’azione sovversiva sarebbe stata la volontà del presidente Bazoum di dimettere Tchiani dalla sua carica di Capo della Guardia Presidenziale, che egli ricopriva dal 2011 in virtù delle sue abilità operative e del suo potere sul territorio. Facendo leva sul forte malcontento popolare, causato dalla povertà dilagante e dal timore per la costante minaccia jihadista, Tchiani si è presentato in un discorso in diretta televisiva come leader del Paese. Anche il Capo dell’esercito del Niger, il generale Abdou Sidikou Issa, ha inaspettatamente annunciato il sostegno dell’esercito regolare al Colpo di Stato, motivando la scelta con la necessità di «evitare un bagno di sangue» tra le diverse forze armate del paese.

La situazione non accenna a miglioramenti. Tra sabato 29 e domenica 30 luglio, BBC e Associated Press hanno riportato che numerosi manifestanti rivoltosi hanno assediato l’ambasciata francese al grido di “Viva Putin” e “Abbasso la Francia”, mostrando un combattivo spirito anticolonialista- si ricordi che il Paese ha raggiunto l’indipendenza nel 1960. Questi fatti generano il concreto timore che il Niger, ultimo baluardo delle forze democratiche occidentali nel Sahel, si allei stabilmente a Mosca, come già avvenuto nei vicini Mali e Burkina Faso- ragione che aveva spinto la Francia a spostare il proprio centro operativo proprio in Niger, con il benestare del governo locale. Un ulteriore fattore di preoccupazione è il possibile, nonché probabile, avvicinamento del Niger al gruppo mercenario russo Wagner, che ad oggi conta circa 50mila soldati attivi dall’America latina al Medio Oriente. “Se Mohamed Bazoum si dimettesse dalla presidenza, il Niger si muoverebbe in cima alla lista dei Paesi in cui il gruppo Wagner cercherà di espandersi,” ha spiegato l’analista Flavien Baumgartner ad Al Jazeera English. Il Paese infatti è fonte di interessi multipolari, compresi quelli della Cina, a causa delle sue ingenti risorse sotterranee di uranio– di cui il 50% viene indirizzato verso le centrali nucleari francesi- oro e altri materiali preziosi.

Lo spazio per il dialogo appare sostanzialmente nullo. Da un lato l’appello di Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale) è stato nettamente respinto, negando la reintegrazione del presidente Bazoum entro sette giorni, dall’altro i golpisti nigerini hanno accusato la Francia di voler intervenire militarmente per reinsediarlo. La Ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha comunicato che i 500-600 cittadini francesi che si trovano in Niger sono stati tutti contattati e che al momento non è stata predisposta alcuna misura di evacuazione. Tra le ultimissime dichiarazioni arrivano le parole di Von der Leyen, che su Twitter ha riferito il completo appoggio all’Ecowas e alle azioni messe in atto per un rapido ritorno del presidente Bazoum, al fine di salvaguardare i legami profondi che uniscono UE e Niger.

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