mercoledì, 24 Aprile 2024

Cop27, Lula: “Lottiamo contro la deforestazione”. Global Justice Now: “Paesi ricchi esitano mentre perdiamo vite”

Accolto dalla folla al ritmo di "Ole, ole, ole, ola, Lula, Lula" sia nel suo intervento della mattina che nel discorso ufficiale pomeridiano, il neopresidente ha ribadito più volte che "il Brasile è tornato". L'Amazzonia e l'importanza della sua preservazione insieme alla proposta di organizzare la Cop30 in Brasile tra i punti principali del discorso.

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Lotteremo duramente contro la deforestazione illegale“. È la promessa del Presidente brasiliano Lula in visita alla Cop27 per il suo primo viaggio internazionale. Parole che richiamano la realtà del Governo del predecessore Bolsonaro, durante il quale la deforestazione è aumentata del 75% rispetto al decennio precedente. E per sottolineare il nuovo corso del suo governo, che inizierà ufficialmente il 1º gennaio 2023, ha aggiunto “Sono qui per dire che la nazione brasiliana è tornato sulla scena mondiale. Il Brasile non è nato per essere un Paese isolato“.

Al suo arrivo Lula è stato accolto da un boato della folla, che ha anche intonato “Ole, ole, ole, ola, Lula, Lula. Il Presidente ha parlato nella mattinata a un evento collaterale tenutosi in uno dei due padiglioni della Conferenza che ospitano la delegazione brasiliana. Ma mentre quello in cui si è tenuto il discorso è composto da membri della sua futura amministrazione, leader indigeni e attivisti del clima che discutono di Amazzonia, il secondo è la sede del Governo ancora in carica. In quel padiglione si discute invece di possibilità di sviluppo industriale.

Lula ha anche manifestato il desiderio che una prossima Conferenza sul cambiamento climatico si tenga in Amazzonia. È quanto ha espresso nel tweet pubblicato nella mattinata di oggi: “Parleremo con il Segretario Generale delle Nazioni Unite in modo che la prossima Cop si tenga in Brasile, in Amazzonia. Penso che sia importante che le persone che difendono l’Amazzonia conoscano la regione e la realtà concreta“. La prima opportunità che il Brasile avrebbe di ospitare la conferenza sarebbe però solamente nel 2025. La Cop28 si terrà infatti a Dubai, mentre il Governo Australiano spera di poter essere la sede della 29esima edizione nel 2024.

“Brazil is back”

Il Brasile è tornato“. È quanto il Presidente Lula ha ribadito anche nel discorso ufficiale tenuto nel pomeriggio di oggi. Accolto anche qui dai canti del pubblico, ha sottolineato il nuovo corso del suo Paese, garantito dalle elezioni appena terminate, che, come quelle di altri Paesi, hanno impedito “l’emergere di una destra autoritaria e negazionista del clima“. E anche il futuro dell’Amazzonia, secondo Lula, è e sarà determinato proprio dall’esito del voto brasiliano. “La civiltà e i valori sono tornati. Il rispetto e i diritti umani sono tornati“, è quanto ha pronunciato nel discorso. “Il Brasile è tornato per riallacciare i suoi legami col mondo e combattere ancora una volta la fame globale. Per cooperare di nuovo con le nazioni più povere, soprattutto il continente africano, con le tecnologie per costruire un futuro migliore per i popoli“.

Nel seguito del suo intervento ha ricordato come nessuno possa considerarsi al sicuro: ne sono un esempio le tempeste tropicali negli Usa, le alluvioni e la siccità in Brasile, le ondate di calore in Europa. Ha parlato poi di quello che il suo governo farà sul tema deforestazione: “Non c’è sicurezza mondiale senza una Amazzonia protetta. Faremo ciò che serve per arrivare all’obiettivo della deforestazione zero“. E proprio per dare voce alle necessità dell’Amazzonia, ha annunciato che verrà istituito un Ministero dei popoli nativi, che, essendo i più colpiti, devono poter far sentire le loro ragioni.

Le proposte avanzate

Come già fatto nella mattinata e sempre tra gli applausi del pubblico, anche nel discorso pomeridiano Lula ha proposto la candidatura del Brasile come Nazione ospitante della Cop30 nel 2025. Con l’obiettivo che tutti partecipanti possano conoscere l’importanza che questa parte del mondo possiede. L’altra proposta riguarda la programmazione di una riunione delle nazioni dell’Amazzonia per lavorare a uno sviluppo integrato della regione. Non sono mancate le critiche rivolte ai Paesi più sviluppati. “Vorrei ricordare che le nazioni più ricche, in occasione della Cop15 di Copenhagen, avevano detto di voler raccogliere 100 miliardi di dollari per aiutare quelle più povere a fronteggiare il cambiamento climatico“. Considerando che questo non è accaduto, fa poi riferimento a un altro importante tema della Cop27. “Abbiamo bisogno di un meccanismo finanziario per rimediare alle perdite e ai danni causati dal cambiamento climatico. Non possiamo posticipare questo dibattito. È ora di agire

Le parole di conclusione del discorso hanno suscitato gli ultimi applausi tra i partecipanti presenti. “Se c’è una cosa che dobbiamo cambiare nella Governance mondiale, è il cambiamento climatico. È con questo obiettivo che sono tornato per unirci. Non sono tornato per fare quello che ho già fatto. Sono tornato per fare di più. Voglio creare un mondo più giusto“.

Preoccupazioni per l’esito del Loss and Damage

Non solo canti e festa nella giornata di oggi, dedicata alla Biodiversità. La preoccupazione più grande in questi ultimi giorni di Conferenza continua a essere la debolezza dell’atteggiamento delle Nazioni più sviluppate verso il Loss and Damage. Il meccanismo stabilisce un grado di responsabilità con cui ogni Paese ha contribuito al riscaldamento globale, quantificabile in tonnellate di CO2. Vengono di conseguenza determinati i necessari risarcimenti dovuti, nei confronti di quelle Nazioni che più hanno subito le conseguenze devastanti dei fenomeni estremi. Loss and Damage è stata la motivazione trainante di molte manifestazioni avvenute durante la Conferenza.

L’associazione inglese Global Justice Now ha dichiarato che i ritardi delle nazioni più ricche sul finanziamento dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico è “riprovevole“. Un portavoce dell’organizzazione, che si impegna per la giustizia climatica, ha dichiarato: “Con solo pochi giorni rimasti è riprovevole che i Paesi ricchi stiano esitando e ritardando per cercare di frenare la giustizia climatica, quando le vite vengono perse e il futuro eroso“. Global Justice Now intravede nella massiccia presenza di lobbisti dei combustibili fossili un possibile motivo di questa titubanza. “C‘è un chiaro motivo per aumentare notevolmente la tassazione sulle società di combustibili fossili, con le 5 grandi società che hanno registrato profitti per 170 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi. Oltre 600 dei loro lobbisti sono qui alla Cop, anche nelle delegazioni negoziali di alcuni Paesi, quindi non è difficile immaginare da dove potrebbe provenire il blocco“.

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