mercoledì, 24 Aprile 2024

Politiche 2022, il centrodestra si divide i collegi e resta unito. Letta: “Renzi? Non mettiamo veti a nessuno”

Il centrodestra è uscito da Montecitorio più unito che mai. La divisione dei collegi elettorali e la regola per la nomina del futuro premier hanno unito Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Intanto Letta "non pone veti su nessuno", neanche su Renzi.

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A conclusione dell’incontro previsto ieri, mercoledì 27 luglio, il centrodestra sembra esserne uscito più unito che mai. Infatti, tramite una nota stampa congiunta Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia fanno sapere che “i leader del centrodestra hanno raggiunto pieno accordo e avviato il lavoro con l’obiettivo di vincere le prossime elezioni e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo. La coalizione proporrà quale premier l’esponente indicato da chi avrà preso più voti“. Un accordo che ovviamente verte sulla divisione dei collegi elettorali: “È stata trovata intesa per correre insieme nei 221 collegi uninominali selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Si presenterà una lista unica nelle circoscrizioni estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore“. La spartizione dei collegi elettorali definita nel vertice di centrodestra prevede dunque 98 seggi a FdI, 70 alla Lega, 42 a FI, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia.

Chi ha più voti indicherà il premier

Nell’incontro si è anche deciso su come procedere per la nomina del futuro premier. La regola del 2018 è salva: il partito che prenderà più voti nel centrodestra il 25 settembre, avrà la “prelazione” sul nome del prossimo premier. Una regola che dunque spiana la strada a Giorgia Meloni e al suo partito, a giudicare da cosa ci dicono i sondaggi. “Decidono gli italiani: chi prende un voto in più, indica chi governerà l’Italia nei prossimi cinque anni“, sottolinea convinto Matteo Salvini al Tg5. E rivendica convintamente: “La squadra è compatta“. Così a due mesi dal voto, vissuto come l’occasione d’oro per tornare a Palazzo Chigi, il centrodestra apparentemente si ricompatta proprio sul nodo della leadership. O almeno nessuno alza le barricate contro la rivale più temuta. Anzi, è proprio Salvini che annuncia l’accordo a riunione ancora in corso.

Letta: “Renzi? Non mettiamo veti a nessuno”

L’ho già detto, noi non mettiamo veti nei confronti di nessuno“. Risponde così il segretario del Partito Democratico Enrico Letta a margine della festa dell’Unità a San Miniato (Pisa), rispondendo a chi chiedeva se ci siano veti nei confronti di Matteo Renzi. La discussione sulle alleanze è basata su “tre criteri fondamentali. Costruiremo alleanze con chi porta valore aggiunto, chi arriva con spirito costruttivo e chi si approccia senza porre venti“, ha aggiunto il segretario dem. L’ex Presidente del Consiglio ieri ha ribadito che “la sinistra è il Pd, a tutti quelli che discutono su dov’è la sinistra dico: la nostra ambizione è di essere il più grande partito ambientalista in Europa e in grado di dare delle risposte forti a chi vuole un futuro di progresso“.

Italia 2027

Il nostro programma sarà Italia 2027, per raccontare quale sarà l’Italia tra 5 anni con progetti su società, diritti, ambiente“, ha detto il numero 1 del Pd. “Abbiamo dovuto anticipare i tempi ma la partita la giochiamo e la giochiamo fino in fondo“. A fare eco alle parole di Enrico Letta ci ha pensato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: “Niente veti, senza campo largo si perde“. Nessun veto tranne che sul Movimento 5 Stelle a quanto lascerebbero pensare le parole di Sala su un’alleanza Pd-5s in Lombardia: “Quando sento dire da Pizzul che in Lombardia dovremmo andare con i 5stelle la mia risposta è ‘not in my name’ io non ci sto. Lo dico in buona fede e sono stato uno di quelli che per primo anni fa diceva di guardare ai 5 stelle, al loro elettorato e alle loro idee“, ha concluso il primo cittadino di Milano.

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