sabato, 27 Aprile 2024

Nove luglio 2006, il mondo era bello e non lo sapevamo

L'estate del 2006 conserva inevitabilmente ricordi felici. Le notti magiche e il cielo azzurro sopra Berlino. Ma dietro quel momento di festa si celavano tensioni, crisi ed eventi che hanno contribuito alle difficoltà di un presente dal cielo grigio.

Da non perdere

Nove luglio duemilasei. La consapevolezza dello stare al mondo era nulla, le sole sette primavere alle spalle facevano si che la concezione del tempo fosse ampia, quasi smisurata. La scuola chiusa, il mare la mattina, le corse in bici fino al tramonto perché poi ci si ricomponeva per uscire. Si andava fuori, si iniziavano a rifiutare le attenzioni di mamma e papà. La piazza era stracolma di colori, di suoni. Era un tempo felice almeno per gli occhi e l’anima di un fanciullo di 7 anni.

Parallelismi

Cosa ne poteva sapere un ragazzino e come potevano anticipare le generazioni più mature una delle più grandi crisi finanziarie globali. I subprime erano oggetti della conoscenza di accademici e di lavoratori del settore, niente più. Intanto ad est tra Russia e Ucraina saltava l’accordo sulle forniture di gas, con la pressione dei gasdotti già ridotta in direzione Kiev. L’Europa vigilava preoccupata. Tema attuale. Il Medio Oriente era già caldo. Saddam Hussein dichiarava di preferire la fucilazione alla pena di morte, mentre l’Iraq diventava teatro di attentati che causarono decine di morti. La situazione in Palestina critica. Bin Laden minacciava nuovamente gli States. In generale, gli umori mediorientali erano in netto contrasto con le azioni di Washington. Nulla di nuovo anche qui.

Nove luglio 2006

Napolitano fa appena in tempo ad essere eletto Presidente della Repubblica e subito si ritrova ad accogliere i campioni del mondo. Nove luglio duemilasei. Il compleanno di nonna passa in secondo piano, stiamo festeggiando ma con il cuore, gli occhi e la testa a quella finale. Di testa come Materazzi, come Zidane. Questione di teste scosse per l’incredulità dopo il rigore di Grosso. In ogni angolo di Italia si scende per strada. Si corre per inseguire le macchine dai clacson squillanti. Sette primavere alle spalle e la felicità di quella sera frutto del semplice riflesso della gioia negli occhi di papà, di mamma, degli zii, del nonno pronto a sottolineare come il compleanno dell’amata moglie avesse portato fortuna.

L’azzurro tramonta

Il cielo azzurro sopra Berlino, sopra Roma. Ovunque. Una bolla di felicità capace di cancellare la linea dell’orizzonte per rendere una cosa sola cielo e mare. Da lì tutto cambia. Schumacher annuncia il ritiro dalla Formula1, così come Ian Thorpe a soli 24 anni appende gli occhialini al chiodo. Mostri sacri che salutano. Il calcio italiano inizia il suo declino. Gli effetti di calciopoli, con la Juventus in B. A fine anno si inizierà a parlare di mutui subprime.

Nove luglio duemilaventidue. La consapevolezza dello stare al mondo si è materializzata, le primavere alle spalle sono 23 e il tempo fugge. Resta il mare ma ci si va in macchina. La bici intanto prende polvere in garage. La piazza è vuota, c’è il divieto di giocare a pallone. Il mondo osserva pandemie, tensioni tra Oriente e Occidente. La Russia, l’Ucraina, il gas. La natura inizia a ribellarsi in maniera tangibile all’uomo. Forse anche il nove luglio duemilasei si viveva tutto questo. Di sicuro, però, il cielo era più azzurro.

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