“Siamo costretti a togliere da mangiare a chi ha fame per nutrire chi di fame sta morendo”. Lo ha detto David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale. Yemen, Kenya, Etiopia, Somalia Ruanda, Sudan, mondi così distanti dalla Russia e dall’Ucraina, tanto da poter sembrare fuori dal conflitto che sta travolgendo l’Europa. Ma non è così. Le fragili economie africane dipendono molto dal mercato mondiale delle materie prime. “Guerra in Ucraina significa fame in Africa”, ha chiosato Kristalina Georgirva, direttrice del Fondo monetario internazionale. Il grano prodotto dall’Ucraina e dalla Russia rappresenta circa il 90% delle importazioni di questi paesi africani.
Tra quattro mesi inizierà il prossimo raccolto del grano, ma l’Ucraina non potrà soddisfare nemmeno una parte della domanda. Il costo del carburante è già più che raddoppiato. I prezzi con cui i titoli sono scambiati nel mercato variano in continuazione e con i tassi di interesse in rialzo. Quindi, i debiti dei governi africani aumentano e aumentano i soldi destinati a ripararli, sottratti alla spesa per l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Buona parte degli aiuti internazionali, che erano già in calo, vengono impiegati per chi fugge dalla guerra scatenata da Putin. Mentre i grandi conflitti dimenticati, verranno dimenticati ancora di più. Aumenterà la fame, insieme all’instabilità politica. L’effetto domino iniziato a febbraio con l’invasione Russa dell’Ucraina ha già dato inizio alla terza guerra mondiale.