“Soffro di ansia e di attacchi di panico da quando ne ho memoria, cerco di mantenere la calma, di respirare, ma non è sempre facile. Gli esami sono da sempre fonte di stress e ansia, spesso finisco per balbettare, andare in iperventilazione e rischio di svenire, con la mascherina durante un attacco di panico rischio davvero tanto”. Incontriamo Barbara sui gradini dell’Ateneo, la faccia è serena, ma lo sguardo è quello di chi si è ormai rassegnato. La sessione invernale è iniziata, per altre facoltà è già terminata. Le Università, essendo enti singoli e autonomi, scelgono le regole da adattare, così succede che alcuni studenti non vengono tutelati; questo è quello che succede a Barbara. Studentessa fuori sede, deve fare circa otto ore di viaggio in treno, pullman o con altri mezzi per arrivare alla sua facoltà, attendere, sostenere un esame e tornare a casa. Questo susseguirsi di azioni in apparenza semplici, meccaniche e tutto sommato a volte piacevoli, quando non costellate di imprevisti, ritardi e cancellazioni all’ultimo momento, nasconde un lato buio, ansiogeno e per niente sano.
Barbara ha alcuni problemi di gestione dell’ansia e del panico, problemi che l’hanno sempre accompagnata e che in questi anni si sono accentuati notevolmente. Se un tempo erano attacchi d’ansia poco prima di sedersi davanti al docente, ora è uno stato continuo di timore. L’uso delle mascherine non agevola questa condizione, un attacco di panico, in aula, con una mascherina a togliere l’aria non è una bella sensazione. Durante l’ultimo esame, infatti, Barbara ha rischiato diverse volte di svenire e perdere i sensi. “Ho rischiato di sentirmi male diverse volte, ho usato tutto il mio autocontrollo per non crollare, era un esame scritto, alzarmi e uscire fuori dall’aula a prendere aria equivaleva alla mia immediata bocciatura. Ho dovuto preferire rimanere in uno stato d’ansia e di mancanza di fiato per non perdere l’esame, avevo fatto ore di viaggio per arrivare, preferire un voto alla mia salute mi fa venire da piangere“.
Barbara è a detta di tutti un soggetto fragile, ma l’università non è dello stesso parere. Avendo tutte e tre le dosi di vaccino, può recarsi in facoltà, la distanza dall’Ateneo non ne preclude l’arrivo. Tra le motivazioni valide per la richiesta di esami a distanza vi è la coincidenza dell’esame con la data del vaccino, ma non quella di creare uno stato di ansia e paura in uno degli studenti. Quello che accade a Barbara accade a molti altri studenti di diverse facoltà. Non è di certo un caso isolato, ma che continua a non avere alcuna tutela. Le crisi di panico, l’ansia, la paura, non sono contemplate nell’ampio quadro del termine “persone fragili“, perché questo è sempre accostato solo ed esclusivamente allo stato fisico delle persone e mai a quello mentale che ne risente tanto quanto il corpo.