venerdì, 29 Marzo 2024

Sciopero globale per il clima, agire ora per salvare il futuro: codice rosso per l’ambiente

Fridays for Future ha organizzato un sciopero globale per il clima il 24 settembre: bisogna agire altrimenti pagheremo un conto salatissimo. "Il mondo è su un percorso catastrofico" è l'allarme del Segretario generale dell'Onu.

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“Salvare il futuro non ha prezzo”. È questo lo slogan con cui Fridays for Future, movimento ambientalista e internazionale di protesta composto da alunni e studenti, ha annunciato lo sciopero globale per il clima il prossimo 24 settembre.

Un’occasione per fare la storia e sensibilizzare la popolazione mondiale ad un tema tanto delicato quanto spesso sottovalutato perché non tutti ne hanno conosciuto gli effetti disastrosi e sono in grado di vedere quella clessidra che inesorabilmente ci scorre davanti e che indica la pazienza del clima nei nostri confronti.

Si tratta di un’iniziativa che rappresenterà una sorta di preludio a quello che poi avverrà in autunno: la Cop 26, la conferenza mondiale in cui ogni Stato è chiamato ad assumersi la propria responsabilità e a proporre impegni per la riduzione delle emissioni e la risoluzione della crisi climatica. Quest’anno la conferenza si terrà a Glasgow e vedrà la partecipazione di quasi 200 nazioni. L’obiettivo è anche quello di sostenere i Mapa (Most Affected People and Areas), ovvero i Paesi e le persone più colpite e che stanno subendo le maggiori conseguenze della crisi climatica.

Ma quali sono questi Paesi? Haiti è uno degli Stati più poveri del mondo e che più sta subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici. Il degrado ecologico, la continua deforestazione e la sua posizione geografica rendono il luogo incline ai disastri ambientali. Dopo il violento terremoto del 2010, Haiti si è trovata ad affrontare anche tempeste e cicloni; la tempesta tropicale Grace, infatti, ha devastato la regione meridionale dell’isola e ha provocato la morte di oltre 1900 persone.

Anche il Madagascar è spesso soggetto a cicloni, siccità e inondazioni. Le precipitazioni scarseggiano e questo aggrava la carenza di acqua. Oltre un milione di persone è in condizione di grave insicurezza alimentare mentre sono 27mila i bambini al di sotto dei 5 anni che soffrono di malnutrizione. Inoltre l’effetto del Covid ha peggiorato la situazione perché ha causato l’aumento dei prezzi degli alimenti riducendo le possibilità di lavorare.

Frane e alluvioni continuano a colpire anche il Bangladesh dove, secondo le stime, tra 20 o 30 anni, l’innalzamento del livello del mare potrebbe inghiottire il 20% del Paese. Negli ultimi anni, inoltre, è aumentata la frequenza con cui si scatenano tempeste e cicloni.

L’ultimo rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel for Climate Change) del 9 agosto 2021 ha messo in evidenza che le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica sono le più alte degli ultimi due milioni di anni e quelle dei principali gas serra sono le più elevate degli ultimi 800mila anni. In 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta ad una velocità elevata così come il livello del mare. Il riscaldamento globale potrebbe superare gli 1,5 gradi e questo comporterebbe un aumento delle ondate di calore con stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi.

Si tratta di un codice rosso per l’umanità. Le emissioni di gas serra, dovute alla combustione di combustibili fossili e alla deforestazione, stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio immediato miliardi di persone” ha spiegato Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu, commentando il rapporto Ipcc.

Il Segretario generale dell’Onu è intervenuto anche durante il Major Economies Forum on Energy and Climate: “Il mondo è su un percorso catastrofico. C’è un alto rischio di fallimento della Cop 26. È chiaro che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, abbiamo bisogno di più ambizione in materia finanziaria, di adattamento e mitigazione“, ha dichiarato.

Ad esprimere tutta la sua preoccupazione per la situazione climatica è stato anche il presidente americano Joe Biden: “Dobbiamo agire e dobbiamo agire ora contro il cambiamento climatico. Il tempo a disposizione è poco e siamo vicini a un punto di non ritorno“.

Sul tema è intervenuto anche il premier italiano, Mario Draghi, con un videomessaggio al Forum delle Maggiori Economie sull’Energia e il Clima: “Dobbiamo basarci sull’accordo raggiunto nella riunione del G20 sul clima a Napoli e continuare a lavorare per un futuro più sostenibile ed equo. È necessaria un’azione convinta e determinata. La trasformazione è gigantesca, e non c’è tempo, i costi che i nostri cittadini subirebbero sarebbero immensi“, ha dichiarato spiegando, però, come una transizione ecologica del genere comporti costi economici e sociali ingenti che potrebbero pesare sui più deboli, ad esempio l’aumento delle bollette.

L’impegno dei capi di Stato ha assunto una portata maggiore dopo le recenti catastrofi che hanno scosso il mondo. Tra le tante ricordiamo che quest’estate la Germania è stata travolta da un’alluvione che ha colpito soprattutto il Nordreno-Vestfalia e la Renania-Palatinato, spazzando via case, automobili e lasciando dietro di sé tantissime vittime. “I cambiamenti climatici sono arrivati in Germania. Gli eventi mostrano la forza con cui le conseguenze del cambiamento climatico possono influenzare tutti noi e quanto sia importante prepararsi ancora meglio per eventi meteorologici così estremi in futuro“, aveva twittato la ministra dell’Ambiente Svenja Schulze.

Intanto, in questi giorni, alcuni giovani attivisti sono in sciopero della fame e si sono radunati davanti al Parlamento tedesco in vista delle elezioni del 26 settembre con l’obiettivo di farsi ascoltare ed invitare i candidati cancellieri a considerare l’emergenza climatica prioritaria tra i temi del dibattito pubblico.

Anche l’Italia quest’estate ha conosciuto gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli incendi in Sardegna hanno bruciato almeno 20mila ettari di terreno. E, come ha ricordato Draghi, il nostro Paese sta facendo i conti anche con l’innalzamento del livello del mare a Venezia e lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi.

Nei Paesi che circondano il Mar Mediterraneo si sono sviluppate condizioni metereologiche che favoriscono gli incendi, amplificate dal cambiamento climatico dovuto alle attività umane. Le temperature medie sono aumentate e durante la stagione invernale si sono allungati i periodi di pioggia, così come quelli di siccità nella stagione estiva. Secondo uno studio di Carbon Brief, l’aumento di tre gradi del riscaldamento globale raddoppierebbe gli incendi nella zona del Mediterraneo provocando danni ingenti.

Tutti questi eventi che si stanno verificando non sono più solo campanelli d’allarme e non li possiamo più ignorare. Seguendo l’appello di Fridays for Future, è arrivato il momento di agire perché salvare il futuro non ha prezzo ma non farlo ci porterebbe a pagare un conto salatissimo.

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