giovedì, 25 Aprile 2024

I Talebani hanno vinto. Gli Stati Uniti fanno i conti con la propria sconfitta

Si chiudono 20 anni di guerra disastrosa contro il terrorismo. Un ritiro caotico e disorganizzato delle truppe statunitensi e alleate. Gli Usa congelano gli aiuti per fare pressione sul governo talebano, sacrificando la popolazione per le priorità della politica estera. Intanto, cresce la minaccia dell'Iskp.

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Anche l’ultimo baluardo della resistenza ai Talebani, il Panshir, è caduto sotto l’attacco dei gruppi armati fondamentalisti. Gli Studenti del Corano hanno vinto. Si chiudono così 20 anni di guerra disastrosa contro il terrorismo. Senza cerimonie, con un ritiro caotico e disorganizzato delle truppe statunitensi e alleate. Per la quinta volta dall’invasione sovietica del 1979, un ordine è crollato e ne è sorto un altro. Ogni volta, è rinato più violento e vendicativo, portando disordini, conflitti interni e morte. Le sorti del Paese sono ora in mano ai Talebani che dovranno formare il nuovo governo. Dovranno decidere se prendere la strada del dialogo, del confronto o dell’applicazione rigorosa della Shari’a.

L’apparente retorica rassicurante espressa finora, mette in luce in realtà la loro profonda contraddizione. Da un lato puntano ad essere riconosciuti e accettati dalla comunità internazionale. Dall’altro, vogliono realizzare la loro idea di Islam. Entrambe le cose non saranno possibili.

Diritti delle donne e minoranze etniche a rischio
I Talebani hanno innumerevoli facce, ed ora si dimostrano pacifisti, collaborativi e concilianti. Soprattutto sulle questioni delle minoranze e dei diritti delle donne. Questo è per loro l’unico modo per essere riconosciuti come governo legittimo. Dal 1996 al 2001, infatti, sono stati emarginati dalla comunità internazionale proprio per i trattamenti riservati alle donne, per la distruzione di monumenti storici, religiosi e l’ospitalità concessa ai gruppi terroristici.

Saranno i fatti a dimostrare le loro vere intenzioni. E finora, i fatti dimostrano il pugno duro contro le donne scese in piazza, due giorni fa, a Kabul per protestare per i loro diritti e rivendicare il loro ruolo nel nuovo governo. I fatti dimostrano intolleranza nei confronti delle minoranze etniche. Il 18 agosto, i talebani hanno distrutto a Bamiyan la statua di Abdul Azi Mazari. Ex leader degli hazara, minoranza sciita afghana, fu ucciso dagli stessi talebani nel 1995 e considerato eroe per la resistenza contro il gruppo armato. La statua è stata fatta esplodere come le due statue del Buddha nel 2001.

Usa congelano gli aiuti economici all’Afghanistan
Intanto, gli Stati Uniti congelano miliardi di dollari del governo afgano depositati in conti esteri, continuando la linea dura sul ritiro degli aiuti per fare pressione sul governo talebano affinché modifichi il suo atteggiamento sui diritti umani. Scelta obbligata, ma che porterà ad un inevitabile peggioramento delle condizioni del paese. La popolazione afgana, abbandonata alla sua sorte, verrà ora sacrificata per le priorità della politica estera. Ad oggi, sono milioni gli afgani in condizione di insicurezza alimentare e altrettanti in condizione di sfollati interni.

E c’è ora un altro nemico da affrontare, l’Iskp, il ramo locale del gruppo stato islamico, formato da ex miliziani pakistani di Al Qaeda, disertori dei talebani e della rete Haqqani (insurrezionalisti islamici attivi in Pakistan e Afghanistan). Il rischio molto probabile è che ora, l’Iskp possa sfruttare l’ascesa al potere dei talebani per accrescere la propria presenza sul territorio. Il terrorismo, infatti, lotta contro il potere costituito. Ed ora, il potere costituito è quello dei talebani.

Missione fallita
A 20 anni dagli attacchi terroristici dell’11 settembre contro gli Stati Uniti, e la decisione di George W. Bush di invadere l’Afghanistan come primo atto di guerra globale contro il terrorismo, gli Stati Uniti si ritirano. Si ritirano da un’operazione di anti terrorismo che si è conclusa con un attentato terroristico. Qualsiasi sarà la forma di governo a capo dell’Afghanistan, gli Stati Uniti dovranno definire il tipo di rapporto da instaurare con i nuovi governanti islamisti che rovesciarono nel 2001 e fare i conti con la propria sconfitta.

Le scene degli aerei in partenza da Kabul, ricordavano gli elicotteri che si alzavano sul mare dopo la caduta di Saigon. Ma Biden continua a difendere come giusta, la sua scelta di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan. Perché la missione è stata compiuta “eliminare la minaccia terroristica dal paese”. Nonostante in Afghanistan siano tornati al potere i talebani. Nonostante il terrorismo internazionale non sia stato sconfitto e il ritiro dall’Afghanistan potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto più grande.

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