lunedì, 29 Aprile 2024

Trieste, l’opera “Tempi d’attesa” racconta la storia dei profughi dell’Europa dell’Est

In scena il 1 agosto al Castello di San Giusto per raccontare la storia un fotografo cecoslovacco che arriva nel campo profughi di Padriciano.

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Lo sanno in pochi che sul Carso triestino, a Padriciano, il campo profughi degli italiani fuggiti dal regime di Tito non era l’unico da quelle parti. Infatti, c’era un altro campo, creato durante gli anni della Guerra fredda per ospitare le persone che fuggivano dai Paesi coinvolti nel blocco sovietico. Trieste rappresentava la prima tappa del mondo occidentale, canale per il raggiungimento di altre mete ambite, come Stati Uniti e Canada, passando per Latina.

Quella che fu un tempo, una realtĂ  sconosciuta a molti, tra cui i locali, oggi diventa un lavoro teatrale.

Una volta, quel centro era irriconoscibile: solo pochi di quei piccoli edifici sono rimasti intatti, inglobati in un’aerea di ricerca. Il campo infatti, era organizzato come una vera e propria piccola cittĂ , dotata di ospedale, cinema, chiesa e campo da calcio. Rimase aperta dal 1964 al 1980 e fu dimora non solo dei fuggitivi dall’Ungheria, della Cecoslovacchia ma anche di intellettuali e figure particolari.

Un giorno un aviatore disertore alla guida di un Mig, si consegnò all’aeroporto di Campoformido (Udine) e fu portato a Padriciano. Anche la madre di Joe Bastianich soggiornò lì. Erano anni molto difficili, e gli jugoslavi inviarono finti profughi richiedenti asilo affinchĂ© spiassero. Inoltre, il campo fu utilizzato 40 anni fa per ospitare i Boat People, vietnamiti che fuggivano a bordo di piccole imbarcazioni. Uno dei numerosi governi Andreotti inviò tre navi della Marina Militare per salvare 907 profughi, parte dei quali fu ospitata sul Carso.

Tempo d’attesa è un’opera teatrale di produzione Contrada e realizzata con il sostegno della Regione Fvg, in collaborazione con i testi di Pietro Spirito e Elke Burul, regista e figurante tra gli attori. AndrĂ  in scena il 1 agosto al Castello di San Giusto a Trieste con l’obiettivo di raccontare la storia inventata di Krystof Paklic, un fotografo cecoslovacco che arriva nel campo di Padriciano. Nel suo viaggio diretto a Trieste, perde però la sua amata, Jana.

 

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