Continua il calvario per l’approvazione del disegno di legge contro omobitransfobia, misoginia e abilismo. Questa volta a fare ostruzionismo non è la politica, ma il Vaticano. La città-stato della Chiesa cattolica romana ha chiesto formalmente al governo di modificare il Ddl Zan in quanto, secondo lo scranno della cristianità, violerebbe “l’accordo di revisione del Concordato”.
La Santa Sede interviene nel processo di approvazione di una legge dello Stato italiano, ma questa volta lo fa formalmente, esercitando i poteri che derivano dai Patti Lateranensi. Nella nota consegnata all’ambasciata italiana firmata dal Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, la Chiesa cattolica sottolinea che alcuni contenuti del Ddl Zan riducono la libertà garantita alla Chiesa cattolica di svolgere la sua missione “pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione”, oltre che quella di manifestazione di pensiero e parola.
Oltre a queste recriminazioni, il Vaticano sottolinea l’impossibilità delle scuole cattoliche di sottrarsi all’organizzazione della Giornata nazionale contro l’omofobia nel caso in cui il disegno di legge venisse approvato anche al Senato. La Santa Sede chiede inoltre che siano accolte dal Governo le sue preoccupazioni, specialmente per quello che concerne una possibile “limitazione” alla libertà di pensiero dei cattolici e le relative conseguenze giudiziarie per la possibile violazione della normativa.
Un’azione, quella della Chiesa, ampiamente osannata da Matteo Salvini. “Ringrazio il Vaticano per il buonsenso. Lottare contro ogni tipo di discriminazione e di abuso di violenza è nel nostro Dna perché ognuno deve essere libero di amare, vivere e di scegliere come condividere la sua vita”, dice il leader leghista dalla nuova sede di partito inaugurata a Lamezia Terme, tacciando il Ddl Zan di essere “un bavaglio nei confronti della libertà di opinione”.
Anche il presidente della commissione giustizia a palazzo Madama, Andrea Ostellari, coglie la palla al balzo ribadendo la sua disponibilità a dialogare con tutte le forze politiche per rivedere il disegno di legge. Una proposta che non sembra turbare il segretario del Pd Enrico Letta: “Siamo pronti a guardare i nodi giuridici ma sosteniamo l’impianto della legge che è una legge di civiltà”, ha dichiarato a “Radio anch’io” su Radio Rai 1.
Non solo gli 0,44 chilometri quadrati del Vaticano intralciano la realizzazione di una legge che tuteli la comunità Lgbt. Dopo aver approvato una legge che vieta la “promozione” dell’omosessualità ai minori, l’Ungheria difende la propria norma giustificando che non è diretta ad alcuna comunità, “ma è contro i pedofili e stabilisce in modo molto chiaro che il reato di pedofilia deve essere punito in modo molto severo”. Così ha dichiarato il ministro degli Esteri di Orban, Peter Szijjártó, al Consiglio affari generali in corso in Lussemburgo, dove è prevista una discussione sulla situazione dello stato di diritto in Polonia e Ungheria.
Un provvedimento che Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo, ha definito “indegno dell’Europa“, annunciando un’iniziativa del Granducato per ribadire “il rispetto della libertà di vivere come si vuole in Ue”. La legge ungherese non corrisponde “ad alcun valore europeo. I giovani hanno il diritto di vivere come desiderano. Non siamo nel Medioevo”, ha dichiarato Asselborn.