“Credo sia vicino il momento di superare lo stato di emergenza: se saremo bravi alla scadenza, che attualmente è prevista il 31 luglio, non ci sarà bisogno di prorogarlo“. Lo afferma, in un’intervista per il Corriere della Sera, la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini. “Sarà un bel segnale di ritorno alla normalità”.
La ministra commenta fieramente la buona riuscita del “rischio calcolato” dell’attuale governo per la riapertura del Paese. “Invece abbiamo fatto bene i calcoli – dichiara – e grazie al generale Figliuolo abbiamo raggiunto 570mila dosi in un giorno”.
In merito alla governance del Recovery appena varata dal governo, Gelmini si dice soddisfatta, specialmente perché, in questo modo, “Regioni e Comuni saranno protagonisti”. Gli enti territoriali sono fondamentali, secondo la ministra, per la “messa a terra delle risorse del Pnrr”. “Con il decreto governance e semplificazioni – continua la titolare degli Affari Regionali – abbiamo creato le condizioni per mettere il turbo a riforme e investimenti. Così andremo alla velocità dei vaccini e, con le semplificazioni preparate da Renato Brunetta, torneremo a far correre la macchina amministrativa, ricostruendo la fiducia dei cittadini nello Stato”.
Sulla durata dell’esecutivo, per la forzista sarebbe “prematuro indicare una data” di scadenza. Questo governo “nasce per portare fuori il Paese dall’emergenza sanitaria e da quella economica. Stiamo uscendo dall’incubo della pandemia e c’è ancora molto da fare per mettere in sicurezza le risorse del Next Generation Eu”. Al termine della missione, la ministra assicura che “la politica potrà tornare alla sua fisiologia”.
“La pandemia ha cambiato molte cose nella politica europea e ha contribuito a definire una posizione della Lega meno anti-europeista, più vicina alla nostra collocazione”, dice poi in merito alla proposta avanzata da Salvini di un’unione tra i partiti del centrodestra a livello europeo. Gelmini, però, la definisce un’offerta prematura, commentando le posizioni dei partiti orbitanti attorno al leader del Carroccio. Sul “pentimento” di Luigi Di Maio e il suo no alla gogna come strumento elettorale, la ministra delega il tutto alle prossime riforme di Cartabia.