venerdì, 26 Aprile 2024

Mass media, tutto fa covid: in Italia si parla solo di Coronavirus

Solo nei primi mesi della pandemia la parola “Covid” è stata utilizzata dai mezzi di informazione un milione e mezzo di volte. Una media di 16.231 citazioni al giorno, una volta ogni 5 secondi.

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La pandemia monopolizza i contenuti, tra fake news e lotta per lo share

Altro che Coronavirus. Il mondo, ed in particolare l’Italia, è colpito da una pandemia molto più virale: l’info-demia.

Provate a leggere un qualsiasi giornale o a sentire una qualunque trasmissione televisiva. State pur certi che si parlerà del Covid-19. Questo virus, che sta mettendo in ginocchio il mondo, da ormai un anno è diventato il protagonista indiscusso del panorama dell’informazione globale. A torto o a ragione.

A confermarlo è un’indagine condotta da “mediamonitor.it”, un sito che si occupa di analizzare in tempo reale i contenuti trasmessi da radio, tv e giornali.

Solo nei primi mesi della pandemia la parola “Covid” è stata utilizzata dai mezzi di informazione un milione e mezzo di volte. Una media di 16.231 citazioni al giorno, una volta ogni 5 secondi.

Occhio però alle fake news. Nell’ultimo anno, soprattutto sui social, ne abbiamo sentite di ogni genere: dai gargarismi con la candeggina alla correlazione tra Covid-19 e rete 5G.

Si è così assistito a un corto circuito informativo che ha generato una forte richiesta di risposte istituzionali, sia in termini di informazioni attendibili sia in termini di sanzioni per chi produce e diffonde disinformazione.

È davvero possibile che le altre malattie non facciano più notizia? Proviamo a spostare l’attenzione sui danni fisici e psicologici provocati dal lockdown. Ad esempio, nell’ultimo anno i casi di infarto e gli arresti cardiaci sono più che raddoppiati, per colpa della vita sedentaria, ma anche per la paura di andare in ospedale a farsi visitare.

Con palestre e piscine chiuse si fa fatica a tenersi in forma e la situazione peggiora nel caso in cui non si curi adeguatamente l’alimentazione.

I danni psicologici non sono da meno, in particolar modo per i giovani che hanno ridotto al minimo la socialità non andando a scuola e non potendo più “far serata”.

A suonare l’allarme sono proprio gli psicologi che spiegano che più il bambino è piccolo e più le conseguenze sono importanti perché è a scuola che si strutturano abilità prosociali e sociali. I bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti hanno già perso, in quest’anno, l’abilità sociale di saper stare insieme e di conoscere persone nuove, fuori dalla cerchia familiare o delle amicizie più strette.

Parlare di Covid è doveroso oltre che necessario, ma senza esagerare. La ripetuta esposizione mediatica alle notizie sulla pandemia alimenta l’ansia e lo stress nelle persone che sono già alle prese con un problema sanitario senza precedenti e con le conseguenti ricadute economiche.

E, dinanzi agli oltre 110mila decessi in Italia, anche la lotta per lo share dovrebbe inchinarsi.

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