martedì, 30 Aprile 2024

Vendita piramidale senza versare l’iva: 13 indagati sequestrati beni per 7 milioni di euro – VIDEO

Nel mirino dei Militari almeno 13 soggetti che avrebbero realizzato una struttura di vendita piramidale fondata apparentemente sul network marketing, ma in realtà sul mero reclutamento di nuovi soggetti.

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Scoperta illecita attività di vendita piramidale nel settore degli integratori alimentari. A Rimini, le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo circa attività finanziarie, beni mobili e immobili per per oltre 7 milioni di euro. Nel mirino dei Militari almeno 13 soggetti che avrebbero realizzato una struttura di vendita piramidale fondata apparentemente sul network marketing, ma in realtà sul mero reclutamento di nuovi soggetti. Tra gli indagati, tutti incensurati, due sono cittadini sammarinesi, uno romano, uno foggiano e gli altri romagnoli.

La società, con sede a Milano, ma attiva su tutto il territorio nazionale nel campo delle vendite porta a porta, commercializzava nel territorio italiano gli integratori alimentari della capogruppo statunitense, acquistandoli come predeterminato nella pianificazione fiscale per l’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) dalla sua diretta controllante olandese. Le vendite finali, destinate agli acquirenti nazionali, generavano un ingente debito IVA, mai versato nella casse dell’Erario.

A partire dal 2015, tanti i soggetti reclutati per contribuire alla gestione dell’impresa in questione e, in particolare, alle vendite. Tra questi, persone alla loro prima esperienza lavorativa o addirittura intente a lasciare la precedente occupazione per ricoprire la posizione di promoter. Il reclutamento avveniva principalmente tramite le piattaforme digitali o durante meeting in presenza in grande stile dove venivano delineati i risultati di crescita ottenuti dall’azienda, anche per chi partiva completamente da zero.

Centrale per le indagini è stata la decodificazione del piano incentivi, che delineava tutte le varie tipologie di provvigioni riconosciute. L’approfondita analisi della documentazione acquisita nonché delle informazioni assunte, di concerto con lo studio della giurisprudenza di riferimento, ha permesso di disvelare le connotazioni, allo stato valutate illecite, sottese al complesso e opaco piano di incentivi con il quale venivano calcolate le
provvigioni, che si sono dimostrate principalmente interconnesse all’attività di affiliazione di nuovi adepti, rispetto a quanto riconosciuto per la vendita di prodotti, che risultavano essere secondari o ininfluenti.

La pericolosità sociale della condotta è emersa anche con riguardo alla gestione che i promoter sponsorizzatori («enroller»), in qualità di uplink leader, avevano dei soggetti arruolati nella propria “down line”; in conseguenza di ciò i primi determinavano le fortune dei propri iniziati decidendone le sorti nella scalata nel ranking aziendale e, conseguentemente, determinandone quelle finanziarie. La società non aveva strutture operative in Italia, il suo core business veniva realizzato esclusivamente dagli incaricati alle vendite che erano, nel contempo, essi stessi clienti.

La connotazione illecita della struttura di vendita promossa e realizzata dagli indagati fa sì che questi siano stati indagati per la contravvenzione in argomento. Conseguentemente, le provvigioni percepite dagli stessi, in pieno accoglimento del quadro investigativo prospettato, sono state considerate dal GIP del Tribunale di Rimini, su
richiesta del Pubblico Ministero titolare delle indagini, profitto del reato per il quale è stato emesso il provvedimento in esecuzione. Le operazioni sono in corso con la collaborazione di altri 5 reparti del Corpo che stanno operando simultaneamente su parte del territorio nazionale.

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