sabato, 27 Aprile 2024

Parlare del “Giorno della Memoria” quando tutto si ripete, che senso ha? La storia contro la memoria.

Il cosiddetto “Giorno della Memoria” pare si riferisca a una memoria imitativa, dato che, gli agghiaccianti avvenimenti avvenuti nel periodo del genocidio ebraico si stanno ripetendo ad opera dello Stato di Israele verso il popolo palestinese.

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Dal 45 al 2024 è cambiato realmente qualcosa? Il cosiddetto “Giorno della Memoria” pare si riferisca a una memoria imitativa, dato che, gli agghiaccianti avvenimenti avvenuti nel periodo del genocidio ebraico si stanno ripetendo ad opera dello Stato di Israele verso il popolo palestinese.

Genocidio, deportazione, uno Stato assassino che valuta un altro popolo inferiore.
Tutto sta accadendo di nuovo.
Bombardamenti a zero su scuole, ospedali e le poche abitazioni rimaste, l’utilizzo di sostanze mortali come il fosforo bianco, uno Stato che censura e limita chi è ancora in vita e prova a diffondere la verità su quanto sta accadendo. Esattamente la stessa storia.

Il 27 gennaio, il Ministro dell’Interno Piantedosi ha invitato la Questura di Roma e Milano a vietare manifestazioni di solidarietà alla Palestina. Ci si può ancora permettere di dire ‘guerra’, come se ci fossero due paesi ad armi pari? L’Italia, come l’Ue, è complice, gli Stati Uniti sono complici, così come la Gran Bretagna. La repressione vuole zittire le proteste di chi ancora ha una voce e il coraggio di dare a questi avvenimenti il proprio nome: genocidio sistemico. L’anti-sionismo non è anti-semitismo, ma Gaza, oggi, è Auschwitz.

Auschwitz sterminava 125 bambini al giorno, Israele 178. A Gaza sono morte oltre 20 000 persone in poco più di 3 mesi. Israele ha già messo in atto il suo piano di deportazione e fustigazione dei palestinesi, messi ai lavori forzati. Vi ricorda qualcosa?

Ricordiamo pure che l’ONU definì il sionismo una forma di razzismo, ma qualche anno più tardi, su pressante richiesta degli USA, tale dichiarazione fu annullata.
Va osservato che nel Consiglio di sicurezza dell’ONU siedono in permanenza USA, Russia, Francia, Inghilterra e Cina che hanno il diritto di veto. In totale il Consiglio di sicurezza ha emanato circa 69 risoluzioni concernenti la Palestina e/o Israele. Altre 29 risoluzioni sono state bloccate dal veto degli USA perché erano sfavorevoli a Israele .

La retorica sulla disinformazione non è più accettabile ad oggi, nel 2024, con tutti i mezzi a disposizione per potersi informare. Non è ammissibile che ci sia ancora gente che non si schieri perché “non ne sa abbastanza”. Nessun discorso sugli orrori della Shoah avrà un senso, quando i medesimi avvenimenti stanno accadendo adesso di fronte a un pubblico lobotomizzato. Il potere sta facendo soccombere sotto di sé ogni ostacolo che incontra. Israele ha una rete capillare di contatti ed alleanze che è nostra responsabilità boicottare per non alimentare una forza già imperante con il nostro astensionismo o il nostro individualismo cieco.

Noi non stiamo morendo sotto le macerie, denutriti, intossicati. Di conseguenza, abbiamo il dovere di utilizzare tutti i mezzi possibili per contrastare questo genocidio. Profili di attivismo sono stato silenziati, i giornalisti che hanno tentato di mostrare la realtà dei fatti sono stati uccisi.
La Questura (italiana) ha il potere di censurare e ammonire chiunque possa danneggiare i rapporti di convenienza con gli israeliani e , guarda caso, lo ha già fatto.
Bisogna svegliarsi dal torpore quotidiano che induce a pensare: “Cosa posso fare io tanto?”

Le azioni utili sono svariate: dal donare (ricordo che la quota della donazione potrebbe anche corrispondere a quanto paghiamo mensilmente per Netflix, Sky o quant’altro), diffondere le informazioni giornaliere prese da pagine attendibili di persone palestinesi o in contatto con persone palestinesi—elenco di alcune:
@eye.on.palestine
@giovanipalestinesi.it
@wissamgaza
@motaz_azaizq
@leila_belmoh
@randa_ghazy
@untoldpalestine
@wizard_bisan1: attivista palestinese che fa vedere quello che succede attualmente e quotidianamente in Palestina
@karem_from_haifa: attivista fiorentino che fa informazione quotidiana sul genocidio palestinese, facendo luce sull’ipocrisia europea coinvolta –ALTAMENTE CONSIGLIATO–

 

I genocidi del XXesimo secolo
Nel XXesimo secolo, hanno avuto luogo sanguinosi stermini di intere popolazioni. Quelli considerati i grandi genocidi del 1900, però, oltre a quello ebraico sono stati due: : il genocidio degli armeni ad opera dell’Impero ottomano e quello dei Tutsi in Ruanda.

Il genocidio armeno, avvenuto fra 1915 e il 1919, ha causato circa 1,5 milioni di morti. Le cause di questa carneficina affondano le loro radici nel periodo alla fine dell’800′, periodo dei massacri hamidiani. In quel tempo alcune zone dell’Impero Ottomano, abitate da popolazione di origine armena, soprattutto nell’Anatolia, si erano sollevate in atti di resistenza, contro l’Impero ormai in declino. La repressione dei turchi per schiacciare la dissidenza fu brutale. Si contano 300 000 morti. Nel 900′, invece, l’odio razziale e lo sterminio verso gli armeni venne giustificato in quanto falsamente accusati di cospirare con l’Impero russo, nemico gli ottomani. Ancora oggi, lo stato turco, gli intellettuali e la società civile non hanno riconosciuto e, anzi, hanno negato il genocidio.

Il genocidio del Ruanda del 1994, viene definito come uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’umanità dello scorso secolo. La vicenda, esplosione dell’odio razziale da parte del governo ruandese, formato per la maggior parte dagli Hutu, verso la minoranza etnica dei Tutsi. Per la durata di cento giorni, nel territorio vennero massacrate a colpi di arma da fuoco, pangas, bastoni chiodati e machete almeno un numero di persone, stimato dalle 500 000  a 1 000 000. Le vittime furono prevalentemente di etnia Tutsi, ma finirono per coinvolgere anche gli Hutu più moderati.

Il ‘cattivo selvaggio’
Non dimentichiamo una grande parentesi di cui la narrazione storica vuole darci un’immagine fittizia: lo sterminio delle popolazioni indigene ad opera di Cristoforo Colombo. Ad oggi, tutti conosciamo l’immagine più popolare di Colombo, quella di cui leggiamo sui libri di scuola: il grande esploratore, ammirato per le sue grandi scoperte e le novità che portò nella sua terra natale, importando cibo e materie prime dai paesi da lui esplorati. La descrizione dei popoli pre-esitenti viene modificata, accostando ai membri delle tribù l’immagine di ‘selvaggi’ o, addirittura, tentando di addolcire la pillola e parlarci di un’arrendevole collaborazione fra essi e il buon invasore, portatore di civiltà.

Quando Colombo “scopre” il Nuovo Mondo, in verità l’America era già popolata da migliaia di nativi che vivevano in pace ed armonia nelle loro terre. Il Columbus Day infatti, è solo l’inizio del più grande eccidio della storia: epidemie, guerre, assassinii, schiavitù, espropri e fame.

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