sabato, 27 Aprile 2024

Violenza sulle donne, il degrado della società tra stupro e femminicidi

Più di 70 donne uccise dall'inizio dell'anno e violenze sessuali di gruppo all'ordine del giorno. Il degrado di una società incapace di educare alla cultura del rispetto e della non-violenza.

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Più di 70 donne uccise dall’inizio dell’anno e violenze sessuali di gruppo come se fosse la normalità. È così che si conclude questo agosto, con un pensiero e una lacrima nei confronti di tutte le vittime di femminicidio e un’enorme indignazione verso una gioventù che non ha regole sociali e, soprattutto, morali.

Violenza sulle donne: una piaga tra femminicidi e stupro

La piaga delle violenze da parte degli uomini contro le donne non ha più confini, né limiti. Decine di vite spezzate, sangue che scorre per le strade, animi a pezzi, pianti e dolore per le persone che rimangono e che non possono capacitarsi di tali perdite, mentre i ghigni malefici degli assassini riecheggiano trionfanti, quando di trionfante non c’è proprio nulla. Donne uccise, mentre in grembo portavano i figli dei carnefici; donne che hanno detto “no” o semplicemente “basta” e per questo sono state brutalmente assassinate; donne che non hanno modo di difendersi, e che perdono così la vita.

Ma la violenza non è solo questo, non è solo la morte. Ci sono violenze che tolgono la dignità e la voglia di vivere a chi le subisce, che lasciano ferite profonde nell’animo, cicatrici che non verranno mai cancellate, macchie scure nel proprio cuore. Sette ragazzi che stuprano una giovane ubriaca; un branco misto di maggiorenni e minorenni, anche sotto i 13 anni, che abusano di due cugine, ragazzine che non sono in grado di parlarne, di ribellarsi, troppo giovani e ingenue, probabilmente spaventate. E a fare davvero spavento è la costanza di questi avvenimenti, la routine che stanno prendendo, come se fosse normale, per gli adolescenti, agire in questo modo.

Stupro, carnefice o vittima: di chi è la colpa?

Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Certo che se tu vai a ballare, hai tutto il diritto di ubriacarti, certamente questo è assodato, non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento, come dice Senaldi, nessun tipo di inciampo, però se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi“. Queste le parole di Andrea Giambruno, compagno della premier Giorgia Meloni, durante una puntata di Diario del Giorno, programma quotidiano di Rete 4, che affrontava proprio il tema dello stupro avvenuto a Palermo lo scorso luglio.

L’uscita alquanto infelice, e forse travisata, di Giambruno ha acceso numerose polemiche e risposte anche da personaggi come Enrico Mentana, che sui social ha affermato: “Ok, la linea è questa: se esci di casa non puoi poi lamentarti che son venuti i ladri. Se vai allo stadio a fare il tifo non puoi sorprenderti perché dei violenti ti menano. Se esci col portafogli per fare la spesa e te lo rubano, beh te la sei cercata. Se sei donna e vai in giro la sera in minigonna o senza reggiseno, se sei ancora fuori dopo mezzanotte, o se ti bevi un bicchiere di troppo, poi non stupirti se ti violentano. Ma se segui questa logica, e fai il giornalista in tv, che tu sia single o maritato, quando dici una fesseria col botto, e mezzo mondo ti salta addosso, sai bene a chi dare la colpa“.

Da qui la domanda nasce spontanea: di chi è la responsabilità? Della vittima o dei carnefici? Spesso si tende a dimenticare che una ragazza abusata e violentata non l’ha scelto! Una donna che ha subito uno stupro come si può sentire? E cosa può provare sentendo dire che la causa di tale atto efferato è il suo modo di vestire o il fatto di aver bevuto qualcosa in più? Da persona abusata a persona che se l’è cercata, e non solo per personaggi di spicco, ma anche per gente comune, che sui social attacca la vittima addossandole la colpa di ciò che è successo.
Il degrado di una società incapace di educare alla cultura del rispetto e della non-violenza.

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