lunedì, 6 Maggio 2024

Niger, continuano le evacuazioni di cittadini: gli USA ritirano una parte del personale dall’ambasciata. L’Ecowas sospende le forniture di elettricità al Paese e invia una delegazione per tentare un accordo con i golpisti.

Oltre agli USA, anche Gran Bretagna, Germania e Francia portano avanti le operazioni di evacuazione dei connazionali da Niamey. I leader dei Paesi dell'Africa occidentale impongono sanzioni economiche al Niger, ma Tchiani non mostra alcun cedimento. Mentre si festeggia l'indipendenza dalla Francia, le forniture di energia elettrica sono state interrotte.

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Il Segretario di Stato Anthony Blinken ha comunicato la predisposizione di un piano di evacuazione parziale per il personale non essenziale dell’ambasciata USA, la quale resterà aperta e operativa per salvaguardare le relazioni diplomatiche con il popolo del Niger. In una nota diffusa dal Dipartimento di Stato americano si legge che Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il presidente deposto Mohamed Bazoum, al quale ha assicurato il massimo impegno degli Stati Uniti per il ripristino del governo democraticamente eletto. Le operazioni di rimpatrio stanno continuando anche per le nazioni europee-specialmente Gran Bretagna, Germania e Francia – i cui cittadini stanno progressivamente facendo rientro dalla capitale Niamey. Non manca anche la cooperazione dell’Italia, dove il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la costante presenza dell’ambasciatore, dei funzionari e dell’Unità di crisi appositamente preposta dopo il golpe avvenuto mercoledì 26 luglio. L’incolumità degli italiani in Niger resta l’obiettivo primario, come ha affermato il Ministro a Rai Isoradio.

La cooperazione “semplice e pragmatica in tempi di crisi- come l’ha definita la Ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock– mostra ciò che l’Europa può ottenere in politica estera e di sicurezza quando lavoriamo insieme”. È la stessa UE infatti ad aver fornito a Parigi il 75% delle risorse economiche necessarie per finanziare i trasferimenti dei cittadini. “La Francia ha chiesto assistenza tramite il meccanismo di protezione civile dell’UE per sostenere il rimpatrio di cittadini europei in Niger. L’Ue sostiene il rimpatrio dei cittadini”, così ha dichiarato la Commissione Europea. Finora sono stati cinque i voli francesi messi in campo per le operazioni di evacuazione, di cui l’ultimo atterrato nella capitale nigerina questa notte. Gli ultimi bilanci hanno contato 992 cittadini trasportati sui velivoli francesi, di cui 560 connazionali e gli altri cittadini stranieri. D’altra parte il Capo della giunta militare, il generale Abdourahamane Tchiani, ha risposto a queste misure straordinarie durante un discorso in diretta televisiva, affermando che i cittadini francesi non sono mai stati oggetto di alcuna minaccia all’interno del Paese. Mentre nella giornata odierna si celebrano i festeggiamenti per l’indipendenza dalla Francia, l’atmosfera generale si presenta decisamente delicata.

Negli ultimi giorni le tensioni in Niger e sui suoi confini sono progressivamente aumentate. Alessandro Politi, analista politico e strategico, nonché direttore del Nato Defence College Foundation– unico centro di ricerca non governativo riconosciuto dalla Nato- ha definito come “impensabile” un intervento militare in Niger, tanto da parte della Francia quanto tramite l’Alleanza Atlantica. L’analista, interpellato dall’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana), ha rammentato come la difesa europea sia argomento di confronto da ormai decenni, facendo riscontrare una capacità molto ridotta di interventi pratici da parte dell’Unione. Inoltre, è evidente che qualsiasi azione condotta nella regione del Sahel- dove si dovrebbe altresì far fronte a manifeste difficoltà logistiche e geografiche- verrebbe osteggiata come distrazione dal ben più critico conflitto Russia-Ucraina. Numerosi sono gli interrogativi che gravitano intorno al Colpo di Stato di Niamey: perché i militari francesi non siano intervenuti, sia in prevenzione sia in reazione ai fatti, considerando che in Niger ve ne sono stanziati almeno 1500; se la Nato potrebbe inserirsi nel Sahel con un ruolo più decisivo, andando oltre alle sue usuali vesti di struttura diplomatica di collegamento con l’Europa; infine, come procederà l’Ecowas, alla luce delle ultime restrizioni a cui il Niger è stato soggetto.

Nella giornata di ieri infatti la Banca Mondiale ha sospeso i trasferimenti al Niger “per tutte le sue operazioni e fino a nuovo avviso”, come riferito in una nota dall’istituto di Washington. Nel 2022 la Banca Mondiale aveva trasferito 1,5 miliardi di dollari nel Paese attraverso diversi programmi di aiuto e dall’inizio dell’anno corrente ha erogato 730 milioni di dollari, stando ai dati pubblicati sul sito dell’istituto. Ad oggi anche il Fondo monetario internazionale (FMI) ha diversi programmi di aiuto, ma non ha ancora sospeso le erogazioni. A livello finanziario, l’agenzia Moody’s ha annunciato di aver abbassato di due posizioni il rating del Niger, ossia l’indicatore di valutazione della capacità di un Paese di assolvere agli impegni nei confronti degli obbligazionisti- come rimborsare i capitali e pagare le cedole. Con la discesa da B3 a Caa2 la nazione si trova ad un solo gradino di distanza dall’etichetta di “insolvenza imminente“. La Nigeria ha inoltre bloccato le forniture di energia elettrica al Paese, che per il 70% dipende da esse.

Il leader golpista Tchiani tuttavia non sembra scalfito da questi provvedimenti: dopo aver bollato come “illegali” e “disumane” le sanzioni imposte dai leader dell’Africa occidentale, il generale ha esortato i suoi generali a prepararsi a difendere la nazione. “Rifiutiamo qualsiasi interferenza negli affari interni del Niger- ha asserito fermamente Tchiani- Pertanto, chiediamo al popolo del Niger nel suo insieme e alla sua unità di sconfiggere tutti coloro che vogliono infliggere sofferenze indicibili alle nostre popolazioni laboriose e destabilizzare il nostro Paese”. I rappresentanti dell’Ecowas, riunitisi in Nigeria, oltre all’imposizione delle sanzioni economiche, hanno avvertito di essere disposti alle misure più dure se la presidenza di Bazoum non sarà ripristinata entro il 6 agosto. Nel tentativo di evitare operazioni drastiche, sotto la guida dell’ex leader nigeriano Abdulsalami Abubakar è stata inviata una delegazione in Niger, con lo scopo di cercare uno spazio di negoziazione con i soldati che hanno preso il potere.

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