Concessa la grazia alla leader Aung San Suu Kyi, premio nobel per la pace nel 1991, che è stata condannata a 33 anni di carcere per corruzione, mancato rispetto delle normative anti Covid, possesso di walkie-talkie illegali.
Secondo i media locali, si tratterebbe di una grazia parziale, che riguarda solo cinque delle 19 condanne da scontare.
La leader birmana è scomparsa dalle scene in seguito al colpo di Stato del febbraio 2021, evento che ha causato un grave conflitto nel Sud-Est asiatico, provando milioni di sfollati e circa 3000 morti. E’ ricomparsa poi solo in alcune foto di scarsa risoluzione, che la ritraevano nel tribunale di Naypyidaw.
Trasferita all’interno di celle governative, la scorsa settimana le è stata concessa l’amnistia per la celebrazione delle feste buddiste, come da prassi della Birmania, che viene riconosciuta a circa 7000 prigionieri.
Questa mattina, in seguito alla divulgazione della notizia, non si sono fatti attendere i commenti dei ministri, che occupano la scena politica italiana: il ministro degli esteri Antonio Tajani su Twitter: “#Birmania la grazia a #SanSuuKyi è il piĂą bel finale dopo anni di battaglie per la sua libertĂ . Ricordo ancora il nostro incontro 10 anni fa in #Myanmar, donna coraggiosa e autorevole da sempre in prima linea per la salvaguardia della democrazia e dei diritti umani”.