venerdì, 26 Aprile 2024

Meloni, ddl pro-vita e “donne vittime del gender”. Pompili: “L’ideologia calpesta la scienza ma non l’autodeterminazione” – VIDEO

Nel giugno scorso la Corte Suprema Usa ha abolito la sentenza Roe vs Wade che legalizzava il diritto all'aborto in America. In Italia nei primi mesi di Governo Meloni sono stati proposti 4 ddl pro-vita, chiedendo il riconoscimento della capacità giuridica del feto. Ne abbiamo parlato con la ginecologa Anna Pompili, responsabile del servizio Ivg dell'Ospedale Sant'Anna di Roma, membro della Consulta di Bioetica e Consigliera Generale dell'Associazione Luca Coscioni.

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Dopo la Toscana, il Lazio ha approvato la somministrazione della pillola abortiva anche al di fuori delle strutture ospedaliere, prima regione a introdurne anche la consegna gratuita e a domicilio. Ma ora che il centrodestra ha vinto le regionali con Francesco Rocca pensa che la cosa non andrà in porto?
Vorrei sottolineare l’importanza di questa scelta e di questo protocollo operativo della regione Lazio, perché è proprio quello che interpreta pienamente la rivoluzione culturale rappresentata dalla procedura farmacologica. Dare in mano a una donna una pasticca dicendole di prenderla dopodomani a casa sua, quindi dandole istruzioni solo sulle cose a cui fare attenzione e per le quali bisogna rivolgersi a una struttura sanitaria, è un riconoscimento proprio di autonomia e responsabilità nelle donne. Siamo l’unica regione che lo fa e questo la dice lunga su come appunto l’ostilità non sia su una metodica che ormai è palesemente sicura ed efficace, ma sia proprio sui contenuti culturali di questa procedura. Per questo probabilmente ci saranno più difficoltà, ma mi permetto di dire a chi sarà il nuovo assessore alla Sanità della regione Lazio che si tratta di un processo inarrestabile e non solo perché il progresso scientifico lo è, ma perché quando le persone hanno imparato a utilizzare ed essere padrone di quel progresso scientifico, dei frutti di quel progresso, non sono disposte a tornare indietro.

Il 24 giugno scorso la Corte Suprema Usa ha abolito la sentenza Roe vs Wade che rendeva legale il diritto all’aborto in America e dal 15 settembre 2022 in Ungheria è diventato obbligatorio per i medici fornire alla gestante in procinto di abortire la prova della vita del feto, mediante l’ascolto del battito cardiaco prima dell’Ivg. Crede che l’exploit conservatorista avvenuto negli Stati Uniti stia spianando la strada al resto del mondo antiabortista?
Direi che nonostante l’esistenza fino a giugno 2022 della sentenza Roe vs Wade, anche in molti Stati americani era obbligatorio far ascoltare il battito cardiaco del feto alle donne che richiedevano l’interruzione volontaria di gravidanza. Quindi nonostante negli Stati Uniti vi fosse una impostazione generale che assicurava la possibilità di accedere all’aborto, tuttavia in molte zone erano già state introdotte delle forzature cattive sia per le donne che per il personale sanitario, finalizzate a rendere solo più dolorosa una scelta che comunque non si arresta. La sentenza Roe vs Wade era importante perché ha introdotto diritto all’aborto negli Stati Uniti in nome del diritto alla privacy, ossia in nome del diritto alla non interferenza dello Stato su questioni che si ritiene riguardino la vita privata, l’intimità delle persone, le loro scelte più profonde. Se andiamo a leggere bene la Roe vs Wade garantiva il diritto a interrompere la gravidanza sulla base di un diritto all’autodeterminazione, ed è stato nel 1973 un caso unico, in quanto tutte le altre legislazioni garantivano la possibilità di abortire sempre e solo sulla base di motivazioni mediche, come la legge 194 in Italia. Quindi la portata culturale del rovesciamento della Roe vs Wade sta proprio da una parte nell’aver ribaltato la possibilità di abortire sulla base dell’autodeterminazione e dall’altra nell’aver tolto come tutela costituzionale la possibilità di abortire, quindi aver subordinato questa possibilità alle maggioranze e ai Governi di un momento. Ovviamente dopo l’aberrante abolizione della sentenza Roe vs Wade hanno ripreso forza anche in Italia e in Europa una serie di tentativi per tornare indietro, ci si è affrettati a ripresentare per l’ennesima volta, perché la prima mi pare risalga al 1996, proposte di legge sulla capacità giuridica dell’embrione, quindi sulla modifica dell’articolo 1 del codice civile. Non bisogna dimenticare che negli stessi Stati Uniti dopo giugno 2022, al di là del fatto che sono diventate operative delle proposte di legge che stavano in agguato e vietano in 13 Stati l’interruzione di gravidanza in qualunque periodo, c’è al momento una nuova causa contro la Food and Drug Administration da parte di una organizzazione pro-vita al fine di mettere al bando la RU486 in tutto il territorio della federazione. Questo costituirebbe ovviamente vulnus per la salute delle donne, ma significherebbe anche che l’ideologia passa sopra qualunque evidenza scientifica e determina comportamenti indipendentemente dai progressi della scienza e dalle evidenze scientifiche.

In pochi mesi di Governo Meloni sono già 4 le proposte di legge antiabortiste presentate dai membri della maggioranza, tra cui quelle che vorrebbero il riconoscimento della capacità giuridica del concepito. Crede che la nostra legge 194 sia in pericolo?
No, non penso che la legge 194 sia in pericolo, io credo che quello che dice Meloni sia vero: nessuno ha intenzione di toccare la legge 194, ho intenzione di toccarla io. Perché, ripeto, a 45 anni dalla sua approvazione in alcuni punti grida vendetta e non è più accettabile e costituisce davvero nel suo dettato una criticità per la salute delle donne. Ma non solo, io credo che oggi questa legge possa essere rivista anche nella sua impalcatura ideologica, per aprire a un nuovo concetto di salute che ormai è incontestabilmente affermato e guarda all’autodeterminazione. Negli anni ’80 il Canada ha abrogato la legge sull’aborto, sostenendo che l’aborto è una procedura medica come le altre e quindi regolamentare l’aborto con una legge è una grave offesa per la dignità delle donne, una cosa di fatto bellissima. Tuttavia, oggi il Canada ha grossi problemi per l’espletamento delle procedure d’interruzioni di gravidanza in alcune aree del Paese. Questo perché in alcuni di questi territori la quasi totalità delle cliniche e degli ospedali si rifiuta di praticare l’Ivg. Allora io credo che una legge serva, ma serva un diritto leggero che salvaguardi il diritto alla salute delle persone, obblighi in qualche maniera lo Stato a risponderne e a tutelarlo. L’aborto va considerato una prestazione medica come tutte le altre e quindi deve sottostare a regolamentazioni che riguardano procedure mediche analoghe. Non deve esistere un giudizio morale sulla procedura.

Durante un’intervista televisiva è stato chiesto alla ministra per le Pari Opportunità e della Famiglia Eugenia Roccella se l’aborto faccia parte di una delle libertà delle donne, lei si è lasciata andare a un “purtroppo sì”. Che ne pensa?
Al di là dell’evidenza e cioè che la ministra Roccella ha qualche problema con la libertà delle donne, il problema è che purtroppo no, purtroppo l’aborto non è parte delle libertà delle donne, per tutte le ragioni che abbiamo detto prima. Ossia, perché serve un documento sottoscritto da un medico, si impone un periodo di ripensamento di 7 giorni e vi sono tutta una serie di limitazioni per le quali l’unico diritto garantito non è quello all’aborto, né quello all’autodeterminazione, ma solo quello alla salute. Non si può pensare di garantire la salute sessuale e riproduttiva senza guardare alla libertà di scelta delle donne. Come dice il Parlamento europeo tutti gli ostacoli all’esercizio di questi diritti costituiscono violenza di genere.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’ultima intervista a Grazia, in occasione dell’8 marzo, ha affermato che “le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender”, che “la maternità surrogata è la nuova schiavitù delle donne”, rivolgendosi anche a chi sta per abortire consigliandole “di darsi una possibilità”…
Meloni in questo modo vuole togliere le possibilità alle persone, non darle. Le donne che decidono di portare avanti una gravidanza si sono date una possibilità, così come chi ha scelto di abortire ha valutato la sua situazione specifica e ha deciso che quella stessa gravidanza, in quel dato momento, non era fattibile. Si chiama scelta, libertà e queste sono parole con le quali Giorgia Meloni non ha molta dimestichezza.

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