sabato, 20 Aprile 2024

Il presidente Giorgia, l’ex sindaco sul linguaggio di genere: “In Italia non c’è parità”

In occasione del convegno "Linguaggio di genere-NON SOLO PAROLE" abbiamo avuto modo di confrontarci sull'argomento con l'ex sindaco di Cerveteri, in provincia di Roma, Alessio Pascucci, il primo ad aver adottato una delibera per l'utilizzo del linguaggio di genere: "Finché non avremo una nazione che garantisce pari diritti, non saremo una nazione civile".

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“Su consiglio dell’Udi-Unione donne italiane abbiamo adottato una delibera che era finalizzata all’utilizzo del linguaggio di genere all’interno dell’Istituzione e una delibera che era finalizzata a non consentire l’affissione sulle plance comunali di manifesti che potessero essere lesivi dell’immagine delle donne o di qualsiasi altro gruppo sociale”. È con queste parole che Alessio Pascucci, ex sindaco di Cerveteri nella provincia di Roma e relatore al convegno Linguaggio di genere-NON SOLO PAROLE, ha introdotto il lavoro svolto durante i suoi due mandati come Primo Cittadino. Pascucci è stato il primo a adottare una delibera che prevedesse l’utilizzo del linguaggio di genere all’interno della propria comunità. Il tema, apparentemente destinato all’oblio, è tornato prepotentemente di stretta attualità con l’elezione del nuovo Capo di Governo e la circolare ufficiale che definisce Giorgia Meloni il Signor Presidente del Consiglio. “Hanno avuto un impatto importante, intanto perché se n’è parlato. Non posso dire che la ricaduta culturale del fatto che abbiamo adottato il linguaggio di genere sia stata enorme nella nostra città perché evidentemente è stato importante, però quella delibera ha fatto sì che nella città se ne parlasse, che nelle scuole se ne parlasse, che i ragazzi si interessassero, quindi ha avuto delle ripercussioni positive proprio sulla percezione, tanto che oggi nei nostri uffici usare la parola consigliera anziché assessora è lo standard. Non è più motivo di sorpresa, è il modo ordinario”.

Cosa si dice invece, all’interno dell’ANCI, riguardo il linguaggio di genere?
“All’interno dell’ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani c’è un’attenzione molto forte al linguaggio di genere, è un tema molto sentito. I sindaci vivono a contatto con la comunità e sentono quello che avviene al suo interno. Perché è difficile parlarne in Italia? Perché evidentemente siamo una nazione che non è a parità di genere, quindi ogni piccolo passo che si fa nella direzione dell’equiparazione dei generi viene contrastato da chi detiene il primato. È una cosa scomoda, di cui non si vuole parlare, per questo c’è una grande avversione. Quando sento dire Però che cambia se dite buonasera a tutte e a tutti invece di dire solo a tutti? Che cambia se mettete l’asterisco sulla parola? Che cambia se state attenti a dire consigliera al posto di assessora? Non lo so qual è la ricaduta, non sono in grado di avere questa previsione del futuro. So cosa significa parlarne e finché non avremo una nazione in cui sono garantiti gli stessi diritti, indipendentemente dal genere, non saremo una nazione civile”.

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