Dopo le dichiarazioni agli agenti: “Sapevo che poteva andare così”, Alessia Pifferi, la 37enne che ha lasciato sei giorni la figlia di 16 mesi da sola a casa a Milano per raggiungere il compagno a Bergamo, è finita in carcere con l’accusa di omicidio. La tragedia che ha colpito la bimba lascia senza parole e questo è lo stato d’animo dei vicini di casa, che descrivono la donna come “una persona schiva e che non dava confidenza”. Sul cancello verde della palazzina, dove la piccola è stata lasciata morire, una vicina ha legato dei palloncini bianchi con dei messaggi d’addio: “Ciao Diana”, “Piccolo angelo”.
La nonna della bambina è tornata a Milano dalla Calabria, si è presentata alla palazzina in tenuta sportiva, capelli raccolti, borse della spesa e hi intimato ai giornalisti di andarsene urlando: “Allontanatevi o vi denuncio”. Sui fili per il bucato dell’appartamento in cui Diana è morta, ci sono ancora i suoi vestitini e un bavaglino. Il quadro che i vicini di casa fanno di Alessia è molto indicativo: “Non era una mamma buona, non giocava mai con lei, non la portava a passeggio. La teneva sempre nel passeggino”.
La costernazione e il dispiacere attanagliano le persone che abitano vicino all’appartamento, frustrate dal fatto che di non sapere della bambina sola in casa. C’è chi viaggia nel viale dei ricordi tra le lacrime: “Ho ancora la bomboniera in casa, un mucchio di confetti bianchi in un sacchettino legati con un bellissimo fiore di metallo. Non li avevo nemmeno mangiati tanto era bella e non volevo rovinarla. Ora piango quando la guardo”, altri invece raccontano che Diana era “una bambina molto magra e che sembrava più piccola dell’età che aveva, ma ubbidiva molto alla madre a volte persino sembrava intimorita. Bastava un suo sguardo, un dito alzato, e lei si zittiva subito. Non la sentivamo mai piangere, non era mai agitata, sempre molto tranquilla, a volte l’impressione era che fosse quasi intontita”.
Ipotesi e sospetti della Procura
Intanto, il pm di Milano Francesco De Tommasi ha contestato – assieme a quella della premeditazione – anche l’aggravante dei futili motivi. Tra le esigenze cautelari contestate c’è il pericolo di reiterazione del reato, perché la donna è ritenuta una persona pericolosa. Al momento, gli inquirenti ritengono che non ci sia alcuna esigenza di richiedere una perizia psichiatrica o di effettuare una consulenza sullo stato mentale della donna, apparsa lucida nell’interrogatorio davanti a pm e investigatori. La Procura, nel frattempo ha disposto l’autopsia sul corpo della bimba. Il sospetto è che la madre abbia fatto anche assumere a Diana delle benzodiazepine.